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Post N° 132


La cucina con le erbe di campo
Crescono nei prati, ai bordi degli orti e tra i ciottoli dei sentieri: sono le piante selvatiche, ricche di sapore e sostanze attive. Impariamo a riconoscerle e a metterle in tavola.
Versatili e gustose in cucina, possiedono virtù depurative e stimolanti per l’organismo. I nostri antenati lo sapevano bene, noi uomini “moderni” invece le utilizziamo davvero poco. Forse perché siamo abituati a nutrirci con monotonia: oggigiorno una trentina di piante copre il 95% del fabbisogno nutritivo mondiale.  Consumare le piante spontanee è importante perché aumenta la gamma di sostanze nutritive e benefiche assunte con gli alimenti e ci permette di riscoprire vecchi sapori, sorprendentemente gustosi: i sapori della natura non addomesticata. Ecco alcune fra le piante selvatiche più comuni e dalle spiccate virtù gastronomiche: l’ortica, ricca di aminoacidi, proteine, sali minerali, vitamine. Si cucina come gli spinaci ma va trattata... coi guanti; l’erba porcellana che cresce nei luoghi umidi ma assolati. Le sue foglie tenere, succose e carnose sono il gustoso complemento di insalate crude o cotte. E’ una buona fonte di vitamina C, è rinfrescante, depurativa e tiene sotto controllo il colesterolo; la polmonaria, dalle foglie costellate di macchie bianche, ottime nelle minestre. Il succo fresco delle sue foglie contiene una certa quantità di vitamine A e C. Si raccoglie prima che compaiano i fiori; il tarassaco, le cui foglie giovani, crude o cotte, depurano, forniscono vitamine, proteggono il fegato e rendono luminosa la pelle. I boccioli dei suoi fiori si mettono sott’aceto come i capperi; la viola mammola dai profumati fiori violetto porpora: raccolti appena sbocciati, recidendoli senza il picciolo, si miscolano alle insalate o si usano poer praparare sfiziosi gelati. Si possono anche seccare al buio in luogo ventilato e caldo e conservare in recipienti di vetro al riparo dalla luce. Paola Magni