Mantra (prima parte) A cura di amadio bianchi La Vibrazione che eleva e guarisce Il Mantra, il cui uso è largamente diffuso nella tradizione indiana, è uno strumento potente per mezzo del quale si intende ottenere il controllo della mente o indurre nella stessa contenuti diversi dagli usuali. La parola sanscrita Mantra, che originariamente indicava un inno vedico, dal punto di vista etimologico, come ho già affermato in altre occasioni, risulta dalla fusione del suffisso tra, abitualmente usato per formare nomi di strumento, e dalla radice verbale man che può riferirsi all'atto del pensare. Letteralmente si potrebbe dunque interpretare: “strumento per pensare” o, come a molti piace intendere, strumento per la mente. Ma una diversa interpretazione, sicuramente più ricollegabile al tantrismo, sostiene che la parola deriverebbe da altri due termini ossia manana (sempre riferito al mentale) e trana liberazione. Nessun tentativo di definizione, tuttavia, può esprimere in modo adeguato il significato che tale nome assume nella cultura indù. Il altri termini il Mantra è per la cultura indiana uno strumento verbale a cui i più attribuiscono straordinari poteri. “Una parola o una formula… (che) rappresenta una presenza o una energia mentale; per suo tramite si produce qualcosa nella mente, in forma cristallizzata” (Zimmer - Myhts). Esistono, pare, circa settanta milioni di formule: quelle utili per superare un disagio, per avere successo, per assicurarsi una lunga vita, per proteggere dai pericoli e dalle difficoltà, per infondere amore negli amanti poco sensibili ecc. Alcuni Mantra dell'Atharva Veda, avevano la funzione di espellere dal corpo i demoni della febbre o di altre malattie. Tra le parole di molti autorevoli testi si legge fra le righe che con l'utilizzo di un Mantra appropriato tutto sembra divenire possibile e nessun indiano mostra dubbi nel collegare il Mantra allo Shabda Brahman o suono divino. Correttamente recitati e intonati divennero nell'antichità parte integrante della liturgia, ponendosi addirittura come strumento di comunicazione con la divinità prescelta.
Post N° 144
Mantra (prima parte) A cura di amadio bianchi La Vibrazione che eleva e guarisce Il Mantra, il cui uso è largamente diffuso nella tradizione indiana, è uno strumento potente per mezzo del quale si intende ottenere il controllo della mente o indurre nella stessa contenuti diversi dagli usuali. La parola sanscrita Mantra, che originariamente indicava un inno vedico, dal punto di vista etimologico, come ho già affermato in altre occasioni, risulta dalla fusione del suffisso tra, abitualmente usato per formare nomi di strumento, e dalla radice verbale man che può riferirsi all'atto del pensare. Letteralmente si potrebbe dunque interpretare: “strumento per pensare” o, come a molti piace intendere, strumento per la mente. Ma una diversa interpretazione, sicuramente più ricollegabile al tantrismo, sostiene che la parola deriverebbe da altri due termini ossia manana (sempre riferito al mentale) e trana liberazione. Nessun tentativo di definizione, tuttavia, può esprimere in modo adeguato il significato che tale nome assume nella cultura indù. Il altri termini il Mantra è per la cultura indiana uno strumento verbale a cui i più attribuiscono straordinari poteri. “Una parola o una formula… (che) rappresenta una presenza o una energia mentale; per suo tramite si produce qualcosa nella mente, in forma cristallizzata” (Zimmer - Myhts). Esistono, pare, circa settanta milioni di formule: quelle utili per superare un disagio, per avere successo, per assicurarsi una lunga vita, per proteggere dai pericoli e dalle difficoltà, per infondere amore negli amanti poco sensibili ecc. Alcuni Mantra dell'Atharva Veda, avevano la funzione di espellere dal corpo i demoni della febbre o di altre malattie. Tra le parole di molti autorevoli testi si legge fra le righe che con l'utilizzo di un Mantra appropriato tutto sembra divenire possibile e nessun indiano mostra dubbi nel collegare il Mantra allo Shabda Brahman o suono divino. Correttamente recitati e intonati divennero nell'antichità parte integrante della liturgia, ponendosi addirittura come strumento di comunicazione con la divinità prescelta.