CONCORD

II Parte 2. Walking


Quando esco di casa per camminare, e sono ancora incerto dove mi condurranno i miei passi, e sottometto me stesso al mio istinto e lo lascio decidere per me, io trovo strano, come potrebbe sembrare, che finalmente e inevitabilmente mi diriga verso sudovest alla ricerca di un particolare bosco o pascolo deserto o una collina in quella direzione. La mia volontà è lenta a decidersi, ci sono vari gradi di deliberazione intima, perciò non sempre punto a sudovest, è vero, riconosco di avere una certa autorità per questa variante ma è comunque sempre una direzione che mira a ovest e sud-sudovest. Sembra che ci sia una specie di magnetismo che mi attiri in quella direzione. E sempre traccio non un cerchio, ma una parabola, o piuttosto una di quelle orbite delle comete che tracciano nell'infinito traiettorie infinite perché le vediamo solo una volta nella vita, così come si ama una donna sola nella vita. Io giro e mi rigiro per un quarto d'ora finché mi decido, per migliaia di volte, che alla fine camminerò come un rabdomante della poesia lì dove occupa il suo posto il Nulla. Lì non c'è la Città del Sole, non c'è Utopia e nemmeno Ucronia: lì c'è un paesaggio selvaggio, ancora incontaminato se non dai miei passi asintotici. Lasciatemi vivere dove e come voglio: non disturberò nessuno e tra qualche decennio me ne andrò dalla civiltà/civilizzazione in punta dei piedi, ritornando nel giardino dell'Eden o nel chiostro di qualche disabitato Eremo, che poi sono il medesimo luogo, il mio giardino segreto.