Ambarabà

Ogni anno a Novembre


Ogni anno a Novembre si ammazzava il maiale. Mio padre comprava il più piccolo e malandato perché costava meno e poi lo si ingrassava amorevolmente per tutto l'anno. Erano felici i maiali a casa nostra, avevano il porcile il fondo all'orto, fangoso quanto basta per la bestia e nei giorni del mio compleanno lo si ammazzava. Erano sempre giornate grigie e scure, quelle dell'ammazzamento, nuvole basse e pioggerellina o nebbia, era il tempo prima della neve.A volte il poveretto scappava, non si lasciava colpire dalla lama nel cuore e correva per tutta l'aia inseguito dagli uomini. I maiali non sono bestie veloci. Poi era la volta della rasatura, veniva messo in una vasca di legno tronco-conica, l'acqua sul fuoco accanto per averla sempre calda e rasato con spatole taglienti.La sera campeggiava immenso nel corridoio, appeso a testa in giù per scolare il sangue, bianco nella cotenna e nero dentro, squarciato dall'alto in basso.Inquietante per me bambino. Faceva impressione che la mattina era vivo.Ma il giorno dopo si facevano i salami, la ziona ed i prosciutti, la cucina era calda ed il fuoco ardeva forte, mio zio macellaio dilettante e mio padre, squartavano, affettavano e tritavano, aiutati dalle donne.La sera venivano amici e parenti e mio padre, che aveva una voce da grande tenore, cantava le romanze.Non ricordo chi suonasse la fisarmonica, ma mio zio suonava il mandolino.E si mangiava, tutto quello che non si poteva conservare, si mangiava.Che festa.A pensarci ora, chissà com'era felice mia madre in quelle sere, aveva poco più di vent'anni e tutti avevano meno di trent'anni.Poi arrivava un nuovo maialino smunto, mia madre racconta ancora di quello che pareva non dovesse sopravvivere invece diventò un gigante di non so più quale enorme peso. Carne per tutto l'anno. Se credessi in dio direi che dio sa quanto ne avessimo bisogno, nella bassa ferrarese, in quegli anni di nebbia freddo e disoccupazione.