con-fine - Arte

con-fine n.7Il labirinto. Sul filo intricato del Segno.


… Cristo ma le vedevi le strade?Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una.A scegliere una donnaUna casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio a guardare, un modo di morireTutto quel mondoQuel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce….Non avete mai paura, voi di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla… (A. Baricco, Novecento, Feltrinelli, 1996, p. 56,57)
A guardarlo da fuori il mondo laggiù pare un labirinto di linee che s’intricano.È il villaggio globale vorticoso, inadatto a chi non sa dove andare, a chi tentenna un attimo in più.Le strade della nostra faticosa esistenza non hanno il disegno preciso del dedalo mitologico e neppure le sembianze di quella spirale ad unica via che giunge ad un centro.I percorsi s’intrecciano e scontrano vite, la direzione a volte cambia bruscamente e pare che la strada ci porti al punto di partenza. Non è detto che si giunga ad un centro, alla strada giusta che ci consenta di comprendere quale direzione avremmo dovuto prendere per uscire. Di tutte le strade quelle che sceglieremo saranno influenzate da chi incontreremo, da ciò che vedremo lungo la via, da cosa sentiremo e allora il nostro viaggio seguirà un percorso unico per raggiungere la conoscenza e l’equilibrio che ci porti a contatto con il limite umano e con il mistero.Allora forse ha valore solo l’andare, il viaggio di per sé? Alcuni esegeti collegano la parola labirinto al verbo errare nel senso di muoversi, andare oltrechè sbagliare. Forse è importante porsi la domanda senza cercare una risposta a tutti i costi e definitiva, senza cercare un solo centro e una sola uscita? In fondo il grande labirinto ne contiene altri.Simbolo universale rappresentato da sempre, dal mito greco di Teseo e Arianna riemerge nell’arte e nell’architettura contemporanea e, seppur diverso, nelle sue valenze in realtà sintetizza quello che da sempre è un cammino, viaggio iniziatico, percorso di fede per trovare la Grazia divina, ritorno al grembo materno, fino al viaggio interiore come ripresa di possesso della totalità dell’uomo. La voce del mondo chiacchiera attorno ed entra dentro quel groviglio interno che è l’individuo e raggiunge gli spazi nascosti della mente umana e se si vuole, del cuore, perché sia compresa o semplicemente ascoltata.Il dedalo scolpito diventa il luogo di passaggio tra realtà interiore ed esteriore orecchio teso ad ascoltare, creato a difesa di ciò che di sacro, inviolabile contiene, ma anche tra dimensione fisica ed eterea tra immanente e finito. Il segno dipinto, è raffigurazione di corpi sospesi tra realtà diverse alla ricerca di un proprio centro o di un’uscita da quel mondo, dalla finestra di chi guarda.E poi ancora il labirinto diventa quello energetico, dove le esplosioni di colore sono l’esito di interazioni diverse, contrapposte, più o meno intense.Non inquietudine ma armonia, grazia delle forme e delle cromie.E senza i timori che nascono, a volte, di fronte alla contemplazione dell’opera d’arte che imputiamo ad una insufficiente erudizione, proviamo ad entrarci dentro a questo nuovo labirinto riprendendoci il nostro di tempo e ritrovando una dimensione che è propria e mutevole.Chiara PresepiVai all’editoriale e al sommario del numero 7.