con la a minuscola

Alla deriva. Non sono naufrago.


Squillo. Nuovo squillo. Terzo Squillo. Allungo la mano e spingo tasti a caso sul telefonino che sembra calmarsi. Apro gli occhi. Mi fanno male i colori. Li richiudo e ascolto il mio respiro pesante che si concentra in un fischio. Rantolo come un novantenne con l’enfisema. Non male per un trentenne, domani smetto. Mi mento spesso. Sono un pessimo bugiardo perché non ho memoria, ma tra me e me abbiamo lo stesso problema. La mattina è sempre così. Inizia un altro giorno da riempire, alla ricerca di qualcosa che non si ha e non si sa. Le priorità sono liquide. Lo spazio in cui mi muovo è nebbia. Ho pensato un giorno di aver trovato il sole. L’ho guardato in faccia e non mi sono accecato. Poi il sole è tramontato. Io sono rimasto a riflettere sulla potenza della sua luce e ogni tanto ho rivisto dei bagliori, echi cromatici che rimbombano intorno a me. Ho capito che non era un’esplosione plutonica ma giusto un fuoco platonico. Ci ho ripensato la scorsa settimana perché mi è capitato di raccogliere una scintilla. Per fortuna il coro delle orde di interinali che sostituiscono la mia coscienza ha deciso di riderne con me. Oggi c’è il Sole, quello vero, e ho deciso di passeggiare. Forse non sono un vecchio solo al mattino. Ma mi piace pensare che nella vecchiaia c’è un po’ di saggezza.