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Viaggi fatati

Post n°53 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da ODAKOTA

                                           Irlanda

Ben Bulben, contea di Sligo

Evans Wentz ha raccolto numerose testimonianze di avvistamenti sul Piccolo Popolo avvenuti tra le ombre di Ben Bulben, come quella dei due uomini che di notte udivano della musica e voci infantili e quella del vecchio contadino che vide migliaia di "aristocratici" nelle loro armature splendere alla luce della luna.

Dun Aengus, Inishmore, Isole Aran, contea di Galway

Questo magnifico forte preistorico arroccato su una rupe era una delle dimore preferite dalle fate.

Hill or the Brocket Stones, Carns, vicino a Grange, contea di Sligo
L' "aristocrazia" scendeva da questa collina come un esercito. Sembravano persone viventi, ma indossavano indumenti diversi, «non erano esseri viventi come noi».

Knockmaa, tra Headford e Tuam, contea di Galway

Questa collina era il luogo in cui sorgeva il palazzo di Finvara (Finbhearra), gran re degli elfi di Connacht. Nel palazzo delle fate si trovano anche persone che sono state fatte prigioniere. Da un ingresso si accede anche a un mondo sotterraneo situato all'interno della collina. Il gran re vi è seppellito in un tumulo di pietra, con la moglie Onagh.

Lough Gur; contea di Limerick

La leggenda narra che le fate vivessero nelle acque del lago e nella campagna circostante. Dal lago si accede anche al Tir-na-nog, la "terra della gioventù» , dove si rifugiarono i Tuatha de Danann.

Lough Neagh, contea di Antrim

La città, che sorgeva sotto la superficie dell'acqua, era abitata dalle fate, e le persone dotate della facoltà di vederle riescono ancora oggi a scorgere le rovine dei suoi splendidi palazzi.

I naviganti udivano musiche elfiche e risate provenire dalle profondità dell'acqua durante le feste delle fate.

Tomba di Newgrange, contea di Meath

La famosa stanza sepolcrale preistorica era una delle numerose dimore delle fate e gli abitanti del luogo vedevano frequentemente il Piccolo Popolo uscire nelle ore della notte e del mattino. Dagda, gran re dei Tuatha de Danann, viveva in questo tumulo.

Rathcroghan, contea di Roscommon Owneygat, o "caverna del gatto", è l'ingresso dell'"Altro Mondo".

Slieve Gullion, contea di Armagh

«Il popolo buono di questa montagna è costituito da quanti, dopo essere deceduti, sonostati portati via. La montagna è incantata» (testimonianza di un indigeno interpellato da Evans Wents).

Slievenamon, contea di Tipperary
Sul pendio orientale della montagna sorgeva un famoso palazzo delle fate, da dove

queste lanciarono un incantesimo su Fionn mac Cumhail.

 

 
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Il giardino delle rose di re Laurino - Alto Adige

Post n°52 pubblicato il 21 Febbraio 2012 da ODAKOTA

Così viene chiamata ancora oggi dal popolo sudtirolese la ridente, regione attorno a Lagundo e Castel Tirolo. La leggenda di Laurino re dei Nani sembra essere penetrata nuovamente nella tradizione

Il Simpatico Re Laurino
popolare orale, dalla quale comunque il poeta attinse inizialmente, attraverso un'antica saga tedesca, che costituisce un'appendice del conosciuto Libro degli eroi. L'antica saga è tessuta romanticamente, la leggenda invece è semplice come lo deve essere una vera leggenda popolare.
Laurino si chiamava il sovrano dei Nani. Era un vecchio canuto, pacifico e di buon animo. Aveva una figlia affettuosa e molto bella, che desiderava tanto un giardino, così pregò suo padre di concederle un fazzoletto di terra alla luce del sole.
Il re abitava, infatti, in un castello di cristallo che si trovava nelle profondità della montagna sulla quale ora si erge l'antico Castel Tirolo. Il buon padre esaudì il desiderio della figlia, che eliminò dal campo concessole spine e cardi e vi seminò rose di tutte le specie. In questo modo ebbe origine il giardino delle rose, così bello e splendente che la sua vista ancora oggi riempie di gioia il viandante egli fa dimenticare i suoi crucci.
Per consentire a tutti di ammirarlo la fanciulla non circondò il suo giardino con mura o staccionate, ma con nastri di seta dorata, come facevano, secondo l'antico costume pagano dei Germani, i sacerdoti con i loro dei, e come fece anche Crimilde con il suo giardino di rose nella palude renana presso Worms. Così tutto il popolo poteva bearsi dello splendore e del rigoglio dei fiori del giardino delle rose.
Come e quando questo regno scomparve, la leggenda non lo racconta con precisione. La regione è ancora un giardino divino, ma ne Laurino ne sua figlia si vedono più. Solo la leggenda dei Nani o dei Norgglein è ancora, eternamente, viva. A Castel Tirolo si narra che abiti un Norgglein dal ridicolo nome di Burzingala o Burzingele, che una volta fece una richiesta d'amore alla signora del castello. Si dice che un altro viva sul Mutkopfe, dietro il paese, e che nelle chiare notti di luna faccia risuonare per i pascoli alpini la sua canzone:

Son così grigio
son così vecchio
penso tre volte il prato
penso tre volte il bosco!

Il Simpatico Re Laurino

RUN TO THE SUN

 

 
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La valle delle Fate... - (Val Chalamy - Parco naturale del Mont Avic - Aosta) Le montagne di re Laurino - Alto Adige

Post n°51 pubblicato il 20 Febbraio 2012 da ODAKOTA

La valle delle Fate... - (Val Chalamy - Parco naturale del Mont Avic - Aosta)
In alto tra i monti dorati, sono ancora le fate a imperversare, numerosissimi i tumuli di pietre, passaggi per il loro mondo. Al fianco dei grandi noccioli, arbusto prediletto dalle fate, con occhio fermo è possibile scorgere strani fenomeni....!
Tantissime anche le farfalle: non meno di 1100 le specie che vivono nella valle di CHAMPDEPRAZ, di cui quattro scoperte di recente, e assolutamente nuove per la scienza, e nove trovate in Italia per la prima volta proprio nel Parco. E non è escluso che nuove ricerche riservino altre sorprese. Dunque tutti sui sentieri del parco di Champdepraz alla ricerca di una farfalla o di una fata che potrà prendere il tuo nome!!!!


La Catena del Catinaccio si estende maestosa all'inizio della valle dove un tempo i veneziani cercavano l'oro nelle fonti e nei torrenti. Sopra di essa si erge a sentinella della valle la cima del Catinaccio, lo Sciliar.
Secondo la leggenda, nel passato vi sorgeva un magnifico giardino di rose, un vero paradiso nascosto agli occhi del mondo, il cui splendore poteva essere ammirato da pochi mortali. Solo dall'altezza delle cime adiacenti era infatti possibile gettarvi uno sguardo.
Il giardino era bagnato da fonti d'oro e d'argento, verdeggiava estate e inverno in un eterno splendore primaverile ed era abitato da un popolo di Nani dal carattere mite, governati da un re molto saggio. Un giorno, però, il gigante che abitava il Glunkezer, nemico del sovrano dei Nani, gettò un'intera montagna sul Catinaccio e distrusse quel bel mondo. Ora la zona è impervia e fredda, coperta da un ghiacciaio di recente formazione: non vi cresce più rosa alcuna, ne di giardino ne alpestre. In primavera e in estate fiorisce, però, un genere di fiori che scintilla di un colore rosa. E' una varietà sessile, che, presente in gran quantità, conferisce al pascolo alpino una sfumatura rosata e mantiene viva la leggenda del giardino delle rose.
Il più bello di tutti i giardini di rose si trova, però, nei pressi di Lagundo, non lontano da Castel Tirolo. E un enorme giardino naturale, molto rigoglioso, pieno di uva e fichi, verde di cipressi e pini, il più suggestivo angolo di tutta la regione.

 

RUN TO THE SUN

 

 
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Calidario il lago delle ninfe.... - Venturina (Livorno) Dégoiz il paese degli Elfi... - Valsavarenche (Aosta)

Post n°50 pubblicato il 19 Febbraio 2012 da ODAKOTA

Il Calidario è un laghetto con sorgente naturale di acqua calda a 36 gradi che sgorga direttamente dalla terra.
In questo luogo caro agli etruschi e ai romani è possibile abbandonarsi alla danza di mille bolle calde provenienti dal grembo della terra. Puoi accoccolarti sotto le cascate ed essere accarezzato dalle mani delle volubili ninfe, puoi ascoltare il tuo io più profondo nelle nicchie, avvolto da vapori eterei di essenze pregiate, puoi essere incantato dalla bellezza del thermarium specchio di altri tempi, ora più vicini a noi.
Quando ci si rilassa o si dorme vicino alle ricche acque termali e ai vapori o ci si immerge per un lungo bagno, il calore della terra lenisce e rigenera il corpo. La presenza della dea in questi luoghi è personale, sensuale e avvolgente.
Le sorgenti termali sono gli orifizi naturali del grembo della dea, i caldi fuochi della terra. Sorgendo dal profondo, le acque premono contro la superficie della terra e la rinfrescano. Secondo la tradizione, il re o il capo tribù locale si unisce alla dea bevendo o immergendosi nelle acque.
La ferlilità della terra è allora assicurata, talvolta con inondazioni che ricreano nuovamente il mondo. Questa presenza di acqua e fuoco della dea dona il potere di manifestare i cambiamenti interiori nelle questioni della vita quotidiana.
Il paesaggio circostante è davvero straordinario: colline picchiettate da macchie di ulivi vanno a degradare nel blu del vicino

Valsavarenche
Un paese davvero incantato. Basta passeggiare nelle stradine per incrociare gli sguardi curiosi della gente del posto.
Ad una prima occhiata tutto pare normale. Piccoli particolari nelle persone, nei luoghi vi faranno capire che qualcosa di molto speciale vive in questo paesino all'interno di un meraviglioso e selvaggio parco naturale.
Una leggenda narra che in questa valle vivesse una comunità d'elfi. Decimati da carestie e dall'avanzata dell'uomo decisero di mischiarsi a loro.
Diversi sono i segni di questa storia nel paesaggio e nelle persone. Ve ne accorgerete da soli!!
Nella foto il luogo più magico dove nelle notti chiare di luna piena, si racconta, hanno luogo le ridde elfiche.

RUN TO THE SUN

 
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Viaggi Elfici

Post n°49 pubblicato il 18 Febbraio 2012 da ODAKOTA


La foresta degli gnomi.... - Bagno di Romagna (Provincia di Forlì/Cesena)

Una cugino del mezzoelfo tramutato in pietra dopo aver incontrato un uomo sul sentiero magico...!
Nel parco nazionale casentinese si snoda il "Sentiero degli gnomi". Una passeggiata fiabesca, in una natura incontaminata, con i piccoli e misteriosi abitanti dei boschi.
Alcuni giurano di aver visto gli gnomi aggirarsi nei boschi di numerose località del mondo. Strane creature che da sempre hanno popolato la fantasia alimentato le leggende, ora entrano attivamente nella nostra realtà, rendendo foreste e: grotte sede privilegiata di incontri arcani e apparizioni in cui paure, incertezze, immaginazione, sanno di incanto e di meraviglia. Pare sia solo questione di sensibilità ed ecco che d'improvviso la loro presenza si materializza e smaterializza in pochi istanti. Sono apparsi a Novosibirsk in Siberia ove hanno stregato l'acqua di una palude della zona facendola ribollire e mulinare vorticosamente. Una segnalazione di gnomi valsesiani, dopo mesi di appostamento, è stata raccontata da tre ricercatori che sono riusciti a fotografare un esserino vestito di rosso, alto 40 cm ed invisibile agli occhi umani (ma non all'emulsione delle pellicole fotografiche) che li osservava nascosto tra i cespugli.

Lo gnomo avvistato a Gemona in Friuli è piccolo e spaventosamente grasso, porta scarpe e cappello di rame, corre velocissimo e rimbalza allegramente per i sentieri scoscesi e ha il brutto vizio di chiamare le greggi con un fischio e poi di gettarsi in una rupe in modo che gli animali lo seguano mentre lui rimbalza via indenne.
La cultura delle valli dolomitiche è ricca di storie fantastiche, leggende e miti, che le contadine narravano ai bambini al tepore delle stufe, e così la tradizione popolare ha animato i boschi e le foreste di "Salvan", folletti dispettosi. Nell'altopiano di Asiago alcuni gnomi del bosco, chiamati Sanguinelli, si sono resi visibili agli occhi della popolazione locale e stanno organizzandosi per contribuire alla salvaguardia dell'ambiente naturale e alla rivalutazione delle antiche leggende.
Gnomi, folletti, elfi, silfidi e fate da sempre hanno fatto parte del nostro mondo, ma solo di quella zona popolata esclusivamente dalla nostra fantasia ed immaginazione. ( Il mezzo elfo dissente!! e io chi sarei!)
La suggestione di ciò che sin da bambini ha animato la nostra più fervida immaginazione e i racconti delle nostre mamme si è tra mutata in realtà grazie al "Sentiero degli Gnomi", realizzato a Bagno di Romagna nel Parco dell' Armina. Un percorso che permette di conoscere la vita e la funzione benigna di questi piccoli abitatori della foresta, ma anche di comprendere il valore di quel grande e straordinario tesoro rappresentato dalla natura. Bagno di Romagna è situata ai piedi della catena appenninica, spartiacque tra Romagna e Toscana, nell'alta valle del Fiume Savio. L'intera zona con l'istituzione del parco nazionale delle Foreste Casentinesi, nel 1993, ha assunto un valore più significativo, sia dal punto di vista naturalistico che turistico. E Bagno di Romagna può considerarsi una vera e propria via di accesso verso il parco nazionale. Pierluigi Ricci, ideatore tre anni fa, con il coinvolgimento di tre amici, del sentiero degli gnomi, ci accompagna lungo il percorso alla scoperta dei suoi simpatici amici.
Inizia così la tranquilla passeggiata di circa due chilometri e mezzo, di facile percorrenza, dai giardini pubblici di Via Lungosavio, dove un colorato cartello segnala che si sta entrando nel territorio misterioso abitato dai piccoli esseri dal cappello a punta. Attraverso un ponticello sul fiume Savio ci si immerge nel bosco, inoltrandosi nel folto della vegetazione e costeggiando il torrente Arrnina.


Qui si osserva una incredibile varietà di piante: il cerro, il carpino nero, il frassino omello, esemplari di acero, sorbo, arbusti quali il maggiociondolo, dai bei fiori a grappolo gialli, la rosa selvatica, il ginepro, la ginestra. Fiori ovunque, la primula e il ciclamino, le orchidee selvatiche. Il sentiero è largo, agevole, ricco di ponticelli, sculture di pietra, sagome di animali ad altezza naturale in materiale gommoso: lupi, cervi, daini, caprioli, volpi tasso, casette per gli uccelli e cassette della posta dove i bimbi la sciano messaggi per gli amici gnomi. Si transita sotto i pini ed ai loro piedi si possono osservare pigne mangiate da scoiattoli e tracce di caprioli, mentre una ghiandaia dagli splendidi colori azzurro e bianco sfreccia gracchiando velocissima tra gli alberi. L'improvviso balenare fulvo di uno scoiattolo muove le foglie, un riverbero abbaglia le felci lucide di rugiada, il passaggio rapido di un passero rompe il silenzio. Lungo il cammino si incontra una suggestiva fonte in muratura e proseguendo sulla sinistra, in leggera salita, si giunge ad un piccolo pianoro dove è collocata una bella scultura di una coppia di gnomi. Da qui, ancora a sinistra, dopo aver sorpassato un piccolo ponticello, lungo scricchiolanti scalette in legno, ci si ritrova nella "radura degli gnomi". Qui sorge un'altra scultura di uno gnomo che suona il flauto, alcune delle loro casette, fra cui la scuola del bosco e la casa del gran consiglio, dove si riuniscono i vecchi saggi. A tratti si ha la sensazione di udire risatine, piccoli e veloci passi, un fruscio tra le foglie, ombre che si alternano a lunghi ed intensi fasci di luce. A questo punto inizia la discesa lungo una scala in legno. E qui piante di tiglio e quercia catturano l'attenzione. Di fronte agli occhi si apre un habitat meraviglioso: laghi e torrenti, boschi, foreste, forre selvagge, montagne, valli abbandonate, dove abitano cervi, caprioli, daini, scoiattoli, aquile.

Tutto è incantato e l'ambiente è ideale per trasformare le leggende in realtà; Tutto è puro: l'aria, come attestano i continui fitomonitoraggi, le acque, che da questi monti vanno a dissetare la Riviera romagnola, le acque termali, altro tesoro della natura, che da millenni fluiscono dalle profondità sconosciute della terra. Un luogo incontaminato, preservato, che nasconde un mistero salutare e benefico.

RUN TO THE SUN

 
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