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Caso n. 5) don Pierangelo Bertagna, abate di Farneta (AR), reo confesso di 38 abusi. L'atteggiamento dei suoi superiori


Quello di don Pierangelo Bertagna è uno dei casi più tragici di pedofilia ecclesiastica, per il numero delle vittime e per l'atteggiamento delle gerarchie ecclesiastiche. L'Abate di Farneta, che fino ad ora ha scontato solo un anno di domiciliari a casa dei genitori a Gardone Valtrompia (BS), ha confessato violenze su 38 bambini. A giugno l'udienza preliminare essendo stato respinto il patteggiamento a 5 anni.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=35127CONFESSIONE SHOCK DELL'ABATE: "SI HO ABUSATO DI 30 BAMBINI"FARNETA (Arezzo) - Un santo fuori, un orco dentro. Due facce, una sola vergogna, quella per l'uomo e quella per la Chiesa. Quando Pierangelo Bertagna ha abbassato gli occhi grandi e neri e la fronte alta e calva, neanche gli investigatori gli volevano credere. E' tutto vero, il Belfagor dei Bambini, quell'omone dalla faccia grande e le mani forti, era davanti a loro, perché trenta ne ha raggirati guadagnando un primato che la difesa semplificherà in molestie sessuali e l'accusa chiamerà violenza carnale. Trenta, e l'ha confessati tutti con la voce fonda e l'animo bifido. «Mamma, devo dirti una cosa...»: è cominciato tutto così, in Valdichiana, con un bambino di appena 13 anni che ha provato a spiegare alla mamma quelle cose strane che faceva con don Pierangelo, il sacerdote dell'abbazia di Farneta, il suo parroco, vincendo da solo la vergogna. La mamma, sconvolta, è corsa dai carabinieri alla ricerca di una giustizia che potesse diventare conforto. Era l'11 luglio, quando la procura di Arezzo ha aperto il fascicolo affidando le indagini al pm aretino Ersilia Spena, disposto le intercettazioni telefoniche e ottenuto le prime conferme: pedofilia. Scattano gli arresti domiciliari, la Chiesa corre ai ripari: due settimane fa, il vescovo di Arezzo, Gualtiero Bassetti, lo stesso che, nel 2000, ha ordinato sacerdote Pierangelo Bertagna, decide di sospenderlo "a divinis" e lo trasferisce in un eremo della Valdichiana aretina, dove il pedofilo sconta il provvedimento deciso dal gip Gianni Fruganti: arresto per violenza sessuale nei confronti di minori. La scorsa settimana, la diocesi ha annunciato la sua sospensione e ha disposto il processo canonico che potrebbe togliergli qualsiasi titolo religioso. Di certo, la Chiesa di Papa Ratzinger non interverrà nella vicenda con mano leggera. Nel frattempo, inizia anche il via vai di molte famiglie dai carabinieri del posto, tante, troppe per denunciare un incubo terribile: «Anche nostro figlio ha subito le strane attenzioni di quell'abate, aiutateci». In quelle famiglie vivono bambini che non superano i quindici anni. Trenta di questi bimbi, otto, nove, undici anni, sono stati violentati da quell'abate dalla barba lunga e gli occhiali da vista, un "babbo Natale" buono, così attento ai ragazzi del posto e attivo nei loro confronti, ma anche così falso. Chi poteva immaginarlo: don Pierangelo incantava con le parole e con quei modi pacati, il suo carisma aveva affascinato e convinto tutti. Ma, forse, la solitudine passata nell'eremo lo ha costretto a riflettere, a guardarsi nell'animo con onestà. E, dopo mesi di indagini serrate e silenzio, ha confessato tutto. Gli abusi sono iniziati negli anni '90, quando Pierangelo Bretagna, oggi quarantaquattrenne, era un missionario laico all'estero per la congregazione dei "Costruttori della preghiera", con cui condivideva una rigidissima vita di rinunce e sacrifici: «Dormivo sul pavimento e mangiavo solo verdura», ha raccontato agli inquirenti. Ma tutte quelle privazioni non sono bastate a spegnere quegli istinti insani: «Trenta ragazzi, ho abusato di trenta ragazzini, bambini o adolescenti tra gli 8 e i 15 anni». Un brivido di gelo e di rabbia. La confessione continua: quelle violenze sarebbero iniziate nella sua zona d'origine, la Lombardia e il Bresciano (don Bertagana è nato a Gardone Valtrompia, in provincia di Brescia), dove lavorava come missionario laico, poi proseguite al seminario di Arezzo dove, a 39 anni, era diventato sacerdote, fino all'abbazia di Farneta, a poca distanza da Cortona, in cui era stato nominato parroco. Violenze e molestie si intrecciano in un filo di orrore che percorre mezza Italia. Le indagini continuano, continua la ricerca delle conferme che, puntualmente, arrivano. In paese, invece, c'è solo voglia di dimenticare. -----------------------------------------Di particolare gravità il fatto che le violenze pedofile erano cominciate già durante il seminario. I suoi superiori invece di denunciarlo alla magistratura lo hanno ordinato prete. Solo dopo l'intervento della magistratura il vescovo di Arezzo si decide a sospendere don Bertagna:  http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/11_Novembre/26/cortona.shtmlPer unsuo collega, don Lorenzo Spezia, quello di don Bertagna è un incidente: http://vaticano.noblogs.org/post/2007/12/23/i-guru-nascosti-in-chiesaIn rete si trovano gravi accuse nei confronti di padre Gian Vittorio Cappelletto e padre Lanfranco Rossi, superiori di don Bertagna, poiché a conoscenza da anni delle violenze: http://www.cesap.net/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=709 Sono molte, infatti, le testimonianze, i dossier, i racconti raccolti di prima mano da Left fra le persone che hanno abbandonato il gruppo dei Ricostruttori nella preghiera. Alcuni chiedono di allargare il campo di indagine non solo al sacerdote reo confesso, ma a tutto il movimento dei Ricostruttori. Le accuse, rivolte principalmente a padre Cappelletto, sono pesantissime. Su tutte, quella di essere stato a conoscenza delle violenze sessuali di don Pierangelo. Racconta,Marco (nome d’invenzione) che dopo lunga frequentazione ha deciso di lasciare i Ricostruttori nella preghiera: «Circa dieci anni fa a Roma i genitori di un ragazzo, che come tutte le altre vittime frequentava il movimento dei Ricostruttori, comunicarono a padre Cappelletto in modo chiaro e circostanziato ciò che era avvenuto, delle attenzioni particolari ricevute dal loro figlio da parte di Bertagna. I genitori - continua l’uomo visibilmente scosso dall’esperienza - uscirono dal gruppo di preghiera, ma nulla trapelò. Don Pierangelo rimase al suo posto a fianco dei ragazzi, gli è stato permesso di terminare gli studi ed è anche stato ordinato sacerdote. Nessuno ha pensato di avvisare i genitori dei ragazzi che venivano affidati al sacerdote».L’arresto di don Bertagna condotto da due carabinieri avrebbe fatto saltare tutto l’impianto, creando grossi imbarazzi tra gli stessi aderenti al gruppo gesuita. I genitori si sono così rivolti alla loro guida che, sempre secondo l’ex componente del gruppo, nel luglio scorso avrebbe confessato - durante un ritiro a Zagarolo, località alle porte di Roma - «di essere a conoscenza del terribile segreto e di aver commesso un errore a non rivelarlo». Questa versione è, però, smentita dallo stesso padre Cappelletto che dichiara a Left di «non essere mai stato messo al corrente delle attenzioni di don Bertagna verso i ragazzi se non dopo il suo arresto. Se lo avessi saputo prima sicuramente avrei preso dei provvedimenti. La sua vicenda - continua il fondatore dei Ricostruttori - è stata una schiaffo morale spaventoso, per me e per tutta la comunità. Non posso far altro che ammettere di non essere stato capace di selezionare. In don Pierangelo ritenevo di aver riconosciuto i doni per animare i gruppi giovanili. Aveva la mia piena fiducia».----------------------Parla uno dei suoeriori dell'abate, padre Lanfranco Rossi:: http://massimilianofrassi.splinder.com/tag/don_pierangelo_bertagna“perché credevamo che Pierangelo avesse tante buone qualità, e volevamo dargli un’altra possibilità”; come se non bastasse, all’obiezione “ ma ai bambini quale possibilità avete dato?”, la risposta del Superiore, è stata : “ per i bambini abbiamo pregato”. http://lanazione.quotidiano.net/arezzo/2008/03/06/70081-abate_sar_processato_casi.shtmlL’abate sarà processato per 38 casiFissata l’udienza nell’aula del GipDon Pierangelo Bertagna, l’ex abate di Farneta ha ammesso di aver compiuto trentotto casi di violenza sessuale su minori, a giugno dovrà presentarsi nell’aula del Gip. Nella migliore delle ipotesi dovrà affrontare il carcere almeno per un altro anno  Arezzo, 6 marzo 2008 - Non è il giorno del giudizio al quale gli ha insegnato a credere la sua religione, ma è comunque il giorno del giudizio degli uomini. Don Pierangelo Bertagna, l’ex abate di Farneta (anche ex prete dopo che ha abbandonato la tonaca, d’intesa con la Chiesa) che ha ammesso trentotto casi di violenza sessuale su minori, dovrà presentarsi a giugno nell’aula del Gip. A distanza di circa due anni da quando un altro giudice delle indagini preliminari, Umberto Rana, respinse la richiesta di patteggiamento a cinque anni sulla quale si erano accordati il Pm Ersilia Spena e gli avvocati, Francesca Mafucci e Annelise Anania. Sul tavolo 16 capi di imputazione per violenza sessuale, quelli sui quali l’accusa ha trovato riscontri dopo la confessione fiume dell’estate del 2005, quando l’abate era agli arresti domiciliari in un eremo appenninico, a seguito del primo episodio per il quale erano scattate le manette. L’inchiesta ha avuto un iter lunghissimo e tormentato (basti pensare che Variantopoli, iniziata più o meno nello stesso periodo è già da mesi in fase di processo), ma ora le lungaggini paiono finalmente superate. Il Pm Spena ha chiesto e ottenuto la fissazione dell’udienza preliminare, che potrebbe anche diventare quella del processo, visto che nessuno ha interesse a trascinare il caso nell’aula di un tribunale e di un pubblico dibattimento. Con decine di ragazzi costretti a raccontare davanti a tutti storie scabrose, con l’abate trasformato in un 'mostro' anche mediatico, con la Chiesa in inevitabile imbarazzo davanti all’ennesimo scandalo sessuale, uno dei più clamorosi avvenuti in Italia negli ultimi anni. Le strade, dunque, sono due: o un tentativo di riproporre il patteggiamento da parte degli avvocati difensori, ammesso che la procura presti il proprio consenso, o un rito abbreviato che consenta a Don Bertagna di chiudere il suo 'pasticciaccio brutto' nel segreto della camera di consiglio del Gip, ottenendo oltretutto lo sconto di un terzo su una condanna inevitabile. Per la prima ipotesi, il patteggiamento, non sembrano esserci molti spiragli: un giudice ha già detto no ai cinque anni concordati e sono la pena massima prevista dalle legge per un rito del genere. Più probabile il giudizio allo stato degli atti, sulle carte raccolte dall’accusa nel corso dell’inchiesta. Carte che partono dalla primavera-estate 2005, quando un bimbo della zona di Farneta-Montecchio-Monsigliolo, comune di Cortona, le tre parrocchie affidate all’abate, si confida con la mamma: Don Pierangelo mi fa cose strane. La signora corre dai carabinieri, cominciano le indagini, il cui momento culminante è la telefonata di scuse con la quale il sacerdote di origine bresciana tenta di giustificarsi delle molestie al piccolo. Una sorta di confessione non voluta che fa scattare l’ordine di custodia cautelare firmato da un terzo Gip, Gianni Fruganti. Don Bertagna viene portato via dall’antica abbazia il 12 luglio, a capo chino fra due carabinieri. I suoi parrocchiani quasi stentano a crederci: il prete, che appartiene alla comunità dei 'Ricostruttori nella preghiera', ha fama di rigore ed umiltà: dorme per terra, mangia solo verdure. Le illusioni cadono in due giorni. Al primo interrogatorio con Fruganti l’abate ammette gli abusi sul ragazzino. Qualche settimana dopo confessa i 38 casi di violenza sessuali ai carabinieri, in un’interminabile sfogo che ha quasi la funzione di una catarsi. Don Pierangelo è rimasto agli arresti domiciliari per un anno, da allora è tornato dai suoi, a Gardone Valtrompia, provincia di Brescia. Nella migliore delle ipotesi per lui, dovrà affrontare il carcere almeno per un altro anno. Salvatore Mannino