Contro la Chiesa

A Sua Santità Benedetto XVI


A Sua Santità Benedetto XVIMi illudo di scrivere una lettera che sicuramente non sarà mai letta dal destinatario,Mi illudo di rispettare chi dovrebbe leggere, ma sono un impertinente, uno stolto.Scrivo solo per me, per urlare al Mondo, sicuro di essere inascoltato.Santità, voglia ricevere i miei auguri di buona Pasqua e gli auguri di buon compleanno.Accetto tutto quello che, provenendo dal Magistero infinito della Chiesa, ci insegna e ci invita a fare.So, che oltre i suoi occhiali spessi, il suo sguardo curioso, la Sua anima è colma di amore nei nostri confronti, popolo di Dio in cammino e affidato alle Sue amorevoli cure.La domenica delle palme ho assistito alla Sua omelia, come tutte le altre, sempre puntuale e chiara, ho anche visto un Suo gesto quando si stava affacciando alla finestra per dire qualcosa, ho capito che oltre le Sue mani congiunte, quasi a voler abbracciare tutti quanti, c'era di più. C'era la voglia di sentire il gregge che Dio le ha affidato, c’era una strana e ammirabile atmosfera, c’era la voglia di dialogare con noi.Santità noi la amiamo come nostro padre terreno, come l’emissario di quel Cristo nostro amante. Ci sono molti che la contestano, ma spero che il nostro sostegno e la nostra preghiera giunga come sollievo a Lei: “umile servo della vigna del Signore”.Santo Padre, parli al mondo col Suo cuore, oltre quello sguardo traspare la Sua infinita bontà e umanità, solo gli sciocchi non se ne accorgono. Santità ci parli anche di Lei, vogliamo conoscerla.La ringrazio del Suo insegnamento, sempre puntuale, sempre attuale, chiaro. Ho letto parecchie delle cose che ha scritto, dalla prima enciclica al messaggio per la quaresima odierna. Le ho studiate e mi hanno fatto maturare nella fede e nell’amore per Dio.Io le voglio bene, voglio bene a Lei in quanto papà e uomo, e a Lei in quanto Pietro l'Apostolo di Cristo e capo della nostra Santa Chiesa.Nei Blog si scrivono tante cose, questa in mezzo alle altre, non so perché ho scritto queste cose, forse per vanità, le ho scritte e chiedo perdono a Gesù Cristo nostro Signore se ho peccato.La situazione di poca attenzione per quello che la Chiesa e il Papa dice continua in maniera efficiente. Ho dato uno sguardo su internet, ho visto alcuni telegiornali, i giornali non né ho avuto tempo, ma su tutto poche parole sul messaggio pasquale del Papa.Egli ci ha invitati ad essere come quel Tommaso che non aveva creduto nella resurrezione di Cristo. Aveva messo le mani nelle sue piaghe a poi ha affermato: “Dio mio Signore mio”. L'atteggiamento di noi cristiani deve essere lo stesso, ossia cercare Cristo con tutte le nostre forze poi dopo averlo trovato affidarci totalmente al Suo amore e vivere in maniera coerente il suo insegnamento. Amando i nostri fratelli con lo stesso amore con cui siamo stati amati. Poi si è soffermato su tutte le calamità le guerre e le violenze che affliggono il mondo, si è chiesto come fosse possibile che Dio permetta tutto questo. Ci ha invitato a compenetrare nelle piaghe di Cristo e affidarci al suo amore che si è spinto ben oltre, ossia dare la propria vita per noi suoi amici.
"Il velo di mestizia, che avvolge la Chiesa per la morte e la sepoltura del Signore, verrà infranto dal grido della vittoria: Cristo è risorto ed ha sconfitto per sempre la morte!""Il Male in tutte le sue forme, non ha l'ultima parola. Il trionfo finale è di Cristo, della verità e dell'amore! Se con Lui siamo disposti a soffrire ed a morire, la sua vita diventa la nostra vita"(Benedetto XVI, udienza generale, Mercoledì Santo, 4 aprile 2007)La cosa che mi ha dato più conforto, dal punto di vista del credente, è stato il discorso finale durante la Via Crucis, in cui il pontefice ci ha fatto meditare sul fatto che Cristo ha voluto assumere un cuore umano per assomigliare in tutto a noi. Per soffrire come noi, per piangere come noi. Questo redentore non ha scelto una strada semplice ma ha voluto assumere in tutto le nostre sembianze, fino a vivere la sofferenza del giusto condannato ingiustamente.Tutto vuole ricordarci di vivere nella civiltà dell’amore, in cui ogni cristiano sia implicitamente obbligato ad amare gli altri. Non come obbligo derivante da un ordine di Dio ma per ricambiare in maniera amorevole un dono grandioso. Il comandamento dell’amore non è solo un’imposizione ma un amorevole richiesta di amicizia “amatevi come io ho amato voi”.
Questo Papa Benedetto XVI non è il pontefice della guerra santa ma l’amorevole pastore che in ogni occasione ci invita all’amore.Spero che la stampa e l’opinione di alcuni detrattori sé né accorgano.Ho notato comunque una cosa, quest’anno nelle celebrazioni pasquali, c’era più gente; nell'ambito dei miei conoscenti, ci sono molte persone, che, ormai stufi della persecuzione mediatica contro la Chiesa, la appoggiano con molta più convinzione di prima.Penso ai detrattori di prima, spero che si lascino definitivamente ammaliare dall’amore del risorto. Che abbiano il coraggio di inginocchiarsi di fronte all’eucaristia e, amino con tutto il cuore Cristo.Li vedo soli, attanagliati dalle loro sofferenze interiori, dai loro pregiudizi, sommersi dalla loro sofferenza. Li inviterei a guardare negli occhi di chi ha abbracciato la Croce, malgrado le loro sofferenze (e spesso sono enormi), sono limpidi luccicanti quasi quelli di innamorati alla prima cotta. Perché negarsi la bellezza, la tranquillità, di adagiarsi nelle braccia grandi e calorose di nostro Signore.La Chiesa, per i credenti, è il corpo mistico di Cristo. Incarna fedelmente il mandato avuto. Non condanna nessuno, anzi spesso giustifica (vedi il magistero). Non condanna l'individuo, anzi lo perdona (in nome do Dio), Condanna il comportamento, il peccato mai l'uomo. Qualcuno giudica superfluo il sacramento della confessione, altri asseriscono che l'andare a messa la domenica sia superfluo. Parecchi, per giustificare o avallare le propie posizioni, si appellano alla ricchezza della Chiesa a alle colpe di taluni sacerdoti. I giusti si accostano a Cristo e alla sua Chiesa come dei fanciulli bisognosi amore e che si affidano a chi li ama.Spero che qualcuno che sta leggendo comprenda quello che io ho scritto. In ogni caso non sarò io a portare nessuno a Cristo. Semmai sarà Cristo a chiamare a se e al suo amore chi riterrà. Spero che chi legge possa rispondere a questa chiamata.