(SENZA TITOLO)

NERO E ARANCIO


" Esco dalla porta, mi guardo attorno, poi lancio lo sguardo in su Cielo arancione e nero Con gocce Tiro su dal naso e mi entra aprile dentro Mezzora di straordinario ancora appiccicata alla pelle Sgrullo via la giornata con uno sbadiglio Plic plic plic plic plic Il macellaio ha le bracciotte addormentate sulla vetrina dei cadaveri, non ha la matita sull’orecchio Forse non ha mai avuto una matita sull’orecchio Forse perchè con quelle orecchie non starebbe mica su Forse è meglio che la smetta di fissare il macellaio che mi rifissa alla “cazzovoiregazzì?” Plic plic plic plic plic plic Acqua Acqua che cade Apro la portiera, chiudo la portiera Accendo la musica Beth Orton Ma questa è beth orton? Deserto Deserto nero e arancione, fluido, eterno, dentro in terra e addosso Apro i finestrini, apro tutti i finestrini E arrivano le gocce Come le note E si mischiano Si mischiano gocce note e ricordi Sono le stesse gocce che cadevano sul parabrezza E anche lì era tutto arancione e nero Il volume è a 80 Tre semafori di fila........arancioni Sorrido E non so più dove sono Ma ci sto placido Plic plic plic plic plic plic E laggiù lampi...................lampi.........e arancio e nero Per terra Addosso Ovunque Sai È quando ti capitano quei secondi, quei minuti, quelle volte Che sei da solo Ma in ideale contatto col tutto E Lì con le gocce Con le note Con tutte ‘ste finestre di arancio e nero attorno Mi si sono aperti gli occhi E il sorriso Sapevo dove andare Mi rendevo conto di sapere dove dovevo andare Dove sentivo di dover andare E la musica erano le ruote E arrivo in cima Arrivo allo slargo Da lì si guarda il mare.....che.... Manco a dirlo È nero e arancio e... piove ma piove per piovere lieve e continua PLIC PLIC PLIC PLIC PLIC PLIC PLIC PLIC E scendo Con la musica accesa E siedo sul cofano Sotto la pioggia con la musica a volume 80 addosso e l’aria di aprile che mi entra nel naso e valanghe di vernice viva..arancio e nera E Lì Mi rendo conto che fra massimo una settimana torneremo a sentire le voci delle rondini che l’anno scorso sono arrivate il 10 aprile, che quella casa diroccata sembra messa lì proprio per farti rimpiangere il fatto di non avere sempre a portata di mano una macchina fotografica che se ci torni domani con lo stesso cielo stai sicuro che non sarà mai uguale, che le idee ci sono attimi che uno sa anche come tradurle e tutto diventa più puro quando è seduto su un tavolo di legno, ma non il legno della mobildick o dell’ikea, il legnolegno, che a posto delle gambe ha quattro coglioni, che i nonni sono i nonni e i loro rutti sono sentenze della Corte di Digestione, che la vita è un’orma a riva, ma al rallentatore, che vale la pena di dire tutto quando sei in due, che già in tre uno deve stare zitto, in quattro è già bolgia, che piove ma è acqua mica acido, che cazzo sarà passato nella testa di quelli per poi dire “stava piangendo”, che ci credo, che non posso fare a meno di crederci, che non bisogna mai smettere di avere fiducia negli uomini, nonostante tutto, non avrebbe senso, che se guardi troppa pubblicità poi non dai più valore alla felicità, che quando eri ragazzino la porta da calcio la facevi davanti ai cancelli e le macchine passavano solo sul 5 a 1 e non potevano parcheggiare “proprio in mezzo al campo” ora invece si parte dallo 0 a 3 e a muoversi sono i “pupetti” sulla playstation, che farsi kilometri in apnea morfeica solo per un abbraccio, solo per avere anche il dubbio che “sogno o è vero”, che le parole si servono calde si assaporano tiepide ma si digeriscono fredde, e no, non si cagano mai, e vorrei ballare sull’erba fangosa, ma la schiena sul cofano è ubriaca e innamorata, che tanto quei due tipi possono parlare quanto vogliono, ma stasera non è per me, stasera no, che stasera devo farmi la doccia, che stasera non so se quella è una barca o un aereo, ma la luce è comunque arancione, e il mare è nero, che si sentono le bestemmie delle formiche, che come c’è questo momento ce n’è un altro di segno opposto, ma ora è così, che a volte non riusciamo a fermarci, che nei silenzi la gente pensa, e quando uno chiede “ a cosa pensi” o “cosa c’è” non è mai vero, non è mai possibile che uno risponda “niente”, che a volte bisogna far rimbombare il silenzio, che certe cose non si dicono ma si sentono, che ci sono gli occhi, che c’è la complicità, nella folla, che quando ti fermi al semaforo o quando incroci una persona, cerchi, a volte trovi quello sguardo, nel caos, nel caso, e per un secondo sfiori quello che neanche tu sai di sfiorare, che la penna finisce l’inchiostro sempre su quella frase che tu non ti immaginavi, che abbracciare una persona al bujo nel dormiveglia è una delle cose più dolci e pure, che quel sasso non è lì per caso, e che una volta ho fatto l’amore sopra il foglio di ferrara, ma poi l’ho tolto perchè mi piccava il sedere, che anche il dolcetto d’alba potrebbe entrare nella classifica dei cinque vini preferiti, e con ‘ste giornate ci vorrebbe un jeans e la maglietta dell’oktoberfest blu col leone dorato, e che non vedo l’ora di infilare i piedi nella sabbia, che oggi sono così, che se chiudo gli occhi vedo tutto arancio e nero”