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Primo Tema: L'amore che ritorna

Post n°42 pubblicato il 23 Marzo 2007 da heygio8
 

L'amore che ritorna

Le sette di mattina, la sveglia incominciò a trillare, il suo suono stridulo e fastidioso che non si poteva non sentirlo. Una testa uscì da sotto le coperte e una mano riemerse dal sogno appena interrotto, per spegnere quel fastidioso rumore. Uno sguardo all’ora e un altro giorno da incominciare. Lubiana non poté non alzarsi. Aveva una famiglia da sistemare. Suo marito ancora dormiva come se non avesse sentito quel fastidioso trillare della sveglia, ma avrebbe avuto presto un’altra sveglia, forse un più dolce risveglio. Lubiana si vestì e aprì le tende della finestra facendo entrare una leggera luce di novembre, ancora troppo scura per chiamarla luce. Suo marito fece solo il gesto di girarsi dall’altra parte, dalla parte dell’oscurità. Lei scuotendo la testa come faceva da parecchi anni ormai, gli andò vicino e con un dolce bacio e con un sussurro nelle orecchie lo svegliò. Marino sorrise ma restava ancora con gli occhi chiusi, anche se ormai era sveglio, faceva solo finta, per prendersi un bacio in più. Erano sposati da dieci anni, avevano due figli. Un bambino di sette anni e una bambina di tre. Dormivano nella stanza accanto. Lubiana viveva per loro, per quelle due anime innocenti che le avevano letteralmente cambiato la vita. Prima di andare da loro aspettò che suo marito si alzasse definitivamente. Erano le sette e venti. Chiamò dolcemente i due suoi pargoli: prima Simone, e poi la piccola Elena, entrambi dovevano andare a scuola. E anche lei doveva uscire, doveva tornare al lavoro, dopo la lunga pausa per la maternità. Un solo stipendio non bastava più. Chissà quante cose erano cambiate…

Preparò una veloce colazione per tutti, i due bambini aspettavano guardando i cartoni animati, come al solito Marino andava di corsa per prendere un veloce caffè. Salutò con un bacio la sua dolce compagna e i bambini ed uscì. Ma Lubiana sapeva che si sarebbe poi fermato in un qualche bar per prendersi un altro caffè e un cornetto con un qualche suo collega. Aspettò che i bambini prendessero il loro latte, con i loro biscotti e poi tutti in marcia per cominciare la giornata. La prima giornata lavorativa. Sapeva che al ritorno in ufficio avrebbe trovato un aiuto per il lavoro arretrato, non sapeva chi era e non se ne importava poi più di tanto, era felice di tornare al lavoro, anche se fare la mamma non le era dispiaciuto per niente.

Accompagnati i bambini a scuola ecco che portava la sua macchina verso il palazzo del suo ufficio. Erano passati tre anni, quasi, da quando aveva deciso di prendersi questa pausa da mamma. Sperava di trovare una buon’armonia. In ufficio il suo capo la salutò cordialmente, parlarono un po’ di cose non relative al lavoro e poi entrò in ufficio un uomo. Lubiana non lo notò molto. Il capo si alzò dalla sedia del suo studio e salutò con una decisa stretta di mano il nuovo arrivata, poi volse lo sguardo verso di lei e lo presentò. “Lubiana, lui è la persona che ha preso il tuo posto in tua assenza, e che ora ti accompagnerà nel lavoro. Lui è il signor Monticelli, Edoardo Monticelli.”.

Quel nome non le era sconosciuto e quando incrociò il suo sguardo, le venne un sussulto al cuore. Lei si alzò per stringerle la mano. Il capo parlava ancora. “Non vi conoscete, vero?”

Ci fu un po’ di silenzio e poi Edoardo rispose. “No. È la prima volta che vedo la signora.”.

Lei sapeva che mentiva, anche lui l’aveva riconosciuto. Non riuscì a dire niente, solo un sorriso.

“Finiti i convenevoli, ora è il momento di metterci tutti al lavoro. Avrete tanto tempo per conoscervi. Ti assicuro Lubiana che è un ottimo lavoratore e credo che andrete d’accordo.”.

Senza parlare uscirono dall’ufficio del capo e si diressero al loro posto. Percorsero il tragitto senza dirsi una parola. Poi arrivati in ufficio interruppero il silenzio.

“Quanti anni sono passati? Dieci, quindici?” disse lui.

“Sono tanti.”

“Come ti è andata?”

“Bene.”

“Di poche parole, eh? Mi ricordo che parlavi molto ai tempi dell’università, ero io quello di poche parole.”.

“Sono cambiati i tempi.”

“Ma hai qualche problema?”

“Non mi aspettavo di trovarti qua…sono sorpresa.”.

“Sinceramente neanche io. Ho viaggiato molto in questi anni per lavoro e poi ho trovato quest’offerta e mi sono fermato. Non pensavo che lavorassi qui. Ma avrei accettato comunque, questo lavoro.”.

Lubiana era scossa, turbata da quella presenza, turbata nel vedere di nuovo i suoi occhi, dopo così tanto tempo e poi come era finita… Ma qualcosa in lei era tornata, quella gioventù, quella spensieratezza dei giorni universitari. Edoardo aveva sempre lo stesso sorriso e lo stesso modo di vedere la vita, soprattutto quando le raccontò dei suoi matrimoni falliti, in fin dei conti non era cambiato.

Edoardo guardava sempre con gli stessi occhi il viso di Lubiana, gli stessi occhi da ragazzino, come se quella passione non fosse mai morta, ma era il suo carattere e amava le donne, e lei era un ricordo ancora vivo. Anche se erano passati così tanti anni, non si può dimenticare un amore che distrugge, perché il loro fu un amore che distrugge. Edoardo, ora viveva con una donna, non voleva sposarsi dopo la brutta esperienza del matrimonio precedente, adesso sembrava felice con questo nuovo amore, ma sapeva che la sua felicità sarebbe durata, come sempre, il tempo di un battito, di un sorriso. Era contento di aver rivisto Lubiana, che ancora si manteneva in forma, nonostante due gravidanze e l’età che avanzava, rimaneva sempre la bella donna dell’università, la stessa donna di cui si innamorò.

Per il resto della serata un pensiero sconvolgeva la solita routine casalinga di Lubiana. Quel ricordo di un passato dimenticato troppo in fretta, era ritornato in quell’ufficio, in quello sguardo che era maledettamente uguale a quello del passato. I suoi occhi castani che aveva deciso di dimenticare, per cancellare un dolore, per tornare a vivere, erano tornati nella sua vita. Si chiedeva il perché. Perché proprio in quel momento, in quel momento di quiete il tuono che scatena la tempesta, ecco cosa era quell’emozione. Doveva controllarsi, troppe volte le emozioni, l’istinto, l’aveva portata a fare scelte insensate. Guardava i volti dei suoi bambini per distrarsi. La serata passò in fretta, ma la notte fu turbata dai sogni. Vedeva ancora quello sguardo, quel corpo che l’aveva avuta prima di suo marito, che ancora la stringeva forte in un turbine di passione. Era solo un sogno, si ripeteva. Ma il suo cuore batteva forte, e qualcosa dentro sembrava ritornare. Tornarono i ricordi e rivisse di nuovo quella maledettissima storia e le cose che adesso avevano un’altra piega. Si rendeva conto che c’era un qualcosa rimasto a metà, qualcosa in quella storia d’amore che non aveva avuto una fine. Eppure aveva vissuto una passione intensa che un giorno finì d’incanto. Con suo marito Marino non è stato così, lui era il compagno per la vita, Edoardo solo una passione, solo quello poteva essere. Ma valeva la pena rovinare tutto?

Un giorno dopo l’altro Lubiana e Edoardo si riavvicinarono, prima solo come colleghi e poi quasi come amici, ma c’era sempre un muro di gomma per evitare un incontro che sapeva poco di morale, ma quel muro era destinato a cadere. A cadere sotto i colpi dell’amore.

Lubiana si sentiva sicura dei suoi sentimenti, amava suo marito e quindi non poteva tradirlo, e poi i suoi figli, erano il bene più prezioso che aveva nella vita e non poteva far cadere il suo castello appena costruito che sembrava solido. Edoardo, spesso, gli capitava di aver bisogno di nuovi stimoli, soprattutto quando la vita sembrava procedere per il verso giusto. Gli era capitato già altre volte, al lavoro, in amore. Era capitato la prima volta con Lubiana e poi con la sua prima moglie ed adesso con la sua nuova compagna. Scappava quando le cose diventavano un’abitudine. Ed ora gli sembrava di nuovo un’abitudine tutta la sua vita.

Era tornata la primavera, in silenzio, si sapeva far amare, con i suoi colori, i suoi profumi e le sue passioni. Era una giornata di sole e cominciava a riscaldare per bene, forse la colpa era dell’effetto serra, ma era una giornata calda al punto da togliersi la giacca ed arrotolarsi la camicia. Il lavoro procedeva normale in ufficio, ma qualcosa era cambiato. Era cambiata Lubiana. Si lavorava fino a tardi sempre insieme e fu inevitabile a prenderlo un’altra volta.

“Edoardo, perché ci siamo lasciati?” esordì lei con una domanda che lasciò di stucco l’uomo.

“Il perché non lo ricordo, sinceramente, ma forse perché non c’era più quella scintilla. Perché mi fai questa domanda?”

“No. Niente, mi era venuta il dubbio. Non lo ricordavo più.”

Attimi di silenzio invasero l’ufficio, fuori c’era la solita routine, dentro un silenzio irreale, come se si trovassero in un altro luogo, in un altro mondo. Si fermarono. La mano di lui sfiorava appena la mano di lei. Gli sguardi si incrociarono e in quel silenzio quella passione che era andata via tanto tempo fa tornava veloce e più forte di prima. Lentamente le labbra si avvicinavano e poi si sfioravano appena per unirsi in un bacio intenso di passione, di tradimento, di eccitazione. Avvolti nel loro mondo si lasciarono andare fino in fondo. I vestiti si abbassavano con facilità e le nudità si mostravano nel loro splendore. Fecero l’amore soltanto con passione lasciando indietro i pensieri che sarebbero tornati alla fine di questo tradimento.

Si vestirono lentamente, senza dire parola. Ma si sorridevano, erano consapevoli di quello che avevano fatto e non sembravano pentiti. Non sembravano pentiti perché erano avvolti dall’amore, dall’amore che ritorna. Ragionavano solo e soltanto con quel sentimento funesto e traditore, ma presto avrebbe cambiato molte cose. Quando c’è amore il tempo perde il suo significato e i mesi passarono nella clandestinità, tutto come se fosse normale. Lubiana non pensava più ai suoi bambini né a suo marito, Edoardo viveva questa nuova storia al limite senza importarsi dei sentimenti degli altri che gli stavano vicino che credevano che fosse quello giusto. Ma quell’amore che ritorna cominciava preparare le valigie e a cambiare quella scintilla di fuoco che ardeva i loro cuori innocenti come dei bambini. Succede quando uno dei due vuole rompere la clandestinità.

In ufficio, come sempre lavoravano fianco a fianco, con la complicità di due amanti, ma con la giusta discrezione, dopo un altro momento di passione vissuto pericolosamente, sulla scrivania, con la porta chiusa e le veneziane abbassate, creandosi quella sera artificiale per rendere più romantico, più piacevole l’atto dell’amore. Alla fine dell’amore, quando le dolci carezze prendevano il sopravvento, Edoardo ruppe l’incantesimo.

“Sono mesi ormai che facciamo così, ci nascondiamo o in ufficio o in qualche campagna con la macchina…se ci siamo riuniti un motivo ci deve essere e non credo che sia solo un attimo…”.

Parole che pesavano come un macigno nella mente di Lubiana, perché rompere questo giocattolo, a lei andava benissimo così. Non rispose. Si vestì in fretta e se ne andò senza pronunciare una frase, una sillaba. Chiuse la porta dietro di sé, lasciando Edoardo di stucco. Questa volta si erano invertite le parti, era lei a lasciarlo. Non la corse dietro, si rese conto di aver detto una frase grossa, gli venne in mente che lei aveva dei bambini, e non poteva decidere su due piedi. La sua situazione era diversa, lui era per natura un uomo che non restava fisso in un posto, ma ora a quasi 40 anni bisognava pur fermarsi. Con la sua compagna Elena, non poteva funzionare, troppo diversi, due mondi totalmente opposti, ora c’era Lubiana, era tornata, il destino aveva deciso di farla tornare e non poteva più farsela sfuggire.

In auto, Lubiana, pensava costantemente alle parole di Edoardo, le parole che non avrebbe mai voluto ascoltare, ma in un lato della sua mente, sapeva che prima o poi sarebbero uscite fuori, inesorabilmente. Non voleva decidere, non aveva la forza né la voglia e cominciava a maledire quel giorno in cui tornò la passione. Era a casa, ma la sua mente attraversava i giorni vissuti pericolosamente, le carezze, i baci, il suo corpo…tutto quello che aveva fatto con Edoardo. Con lui sembrava che fosse tornata ai tempi dell’università, ma ora era diverso. Guardava il viso dei suoi piccoli e non poteva abbandonarli. Forse non provava più molto per Marino, ma per i figli sarebbe rimasta al suo fianco. La sua razionalità ebbe la meglio. Ma chiusa nel bagno versò lacrime amare, lacrime di tristezza, lacrime di addio. Domani cosa avrebbe fatto in ufficio? Era la domanda che la distruggeva.

Il mattino arrivò lo stesso, senza una risposta, ma solo con altre domande. In ufficio con Edoardo fu come se non fosse successo niente. Lavoravano e basta, poco parlavano di quello che era successo solo la sera prima. Edoardo non poteva metterle pressione, altrimenti l’avrebbe persa per sempre, a Lubiana questo per oggi poteva andare bene così, ma lei era una donna precisa e presto gli avrebbe dato la risposta. Vennero giorni di nuovo felici per i due amanti, come prima e rivenne la domanda.

“Non possiamo continuare così. O ci fermiamo qua o proseguiamo per il resto della vita. Lo so, Lubiana non è facile, neanche per me lo è. All’università si era troppo giovani per decidere, per scegliere…ora ne sono convinto di quello che voglio. Sta solo a te decidere.”

Silenzio. Non si sentì nessuna risposta. “Ti aspetterò sabato al nostro solito posto. Se non verrai capirò la tua scelta.”

Ancora silenzio, un silenzio assenso.

Per la tutta la serata, e la notte il pensiero di Lubiana era soltanto uno: lasciare tutto o rimanere?

Seduta davanti la finestra a guardare il vuoto. I bambini erano ormai a letto e Marino girava per la casa in cerca di qualcosa, ma cercava lei. Erano parecchi giorni che sua moglie aveva la testa da un’altra parte e lui se ne era accorto, ma non aveva detto nulla, aspettando lei, una sua spiegazione. Ma ora la guardava affacciata a quella finestra chiusa, a guardare il vuoto, non poteva starsene zitto un’altra volta. Si avvicinò lentamente. Le toccò la spalla e lei ebbe quasi un sussulto, si voltò e vide il volto di suo marito. “Perché sei qui?”

“Non avevo sonno.”

“C’è qualcosa che non va? Al lavoro è tutto bene? Ti vedo un po’ assente ultimamente.”.

“No. Sono solo stanca. Due stipendi ci fanno comodo, ma mi piaceva di più fare la mamma a tempo pieno.”.

Suo marito, sorrise e le diede un bacio. “Sei tu che devi decidere. Stiamo bene in entrambi i modi e questo lo sai. Non mi pesa se tu lavori, anzi.”

“Devo decidere io. Già…”

“Sicuro che è tutto a posto?”.

Nessuna risposta. Silenzio avvolse quel momento, da quando tempo che non facevano l’amore i due, questo pensava Marino, lei è sempre stanca al ritorno a casa…era solo un pensiero che volò via. “Cara, ti aspetto a letto. Se vuoi rimanere a casa fallo pure, sono contento se tu sei contenta. Ti aspetto…” era un “ti aspetto” che lasciava intendere di volere delle coccole. Lubiana lo capì, ma non era sicura di accontentarlo. Non era sicura di molte cose. Mentre guardava suo marito, capiva che non l’amava più. Non c’era più passione, non c’era più niente. Capì che quello che legava a lui era solo l’amore dei figli. Con Edoardo era diverso. C’era molta passione e voglia di vivere quell’amore. Con Edoardo avrebbe rivissuto una nuova giovinezza, una nuova avventura.

I giorni passarono e arrivò sabato.

Edoardo era già all’appuntamento, in piena campagna, mancavano ancora dieci minuti, ma era impaziente di vedere quello che sarebbe successo. Nella sua auto c’era una valigia piena di speranza per una vita finalmente serena. Era uscito da casa senza dire niente. Di nascosto aveva preparato una valigia, mettendo il solo necessario. Era uscito come faceva normalmente, ma aveva lasciato, nascosto in un libro, quello che lei stava leggendo, un bigliettino, qualche parola che le spiegava la sua scelta. Pensava alla sua nuova vita e il tempo scorreva, pensava anche a Elena, la sua compagna e a quello che avrebbe pensato se avesse visto il biglietto. Aspettava.

Lubiana uscì come ogni sabato per fare la spesa. Aveva accompagnato i bambini e li aveva salutati come faceva sempre, con lo stesso amore. Nella sua macchina non aveva una valigia e non stava percorrendo la strada di campagna dove un innamorato la stava aspettando. Ma non proseguiva verso il supermercato. Si fermò e parcheggiò. Era in pieno centro. Attorno c’erano numerosi palazzi e si fermò davanti un portone dove compariva una scritta: “Studio legale”. Di una cosa era certa: avrebbe chiesto il divorzio. Non poteva stare con un uomo che non amava. Passò alcune ore a parlare con  l’avvocato. Tutto era pronto. Al ritorno a casa suo marito avrebbe trovato la lettera dell’avvocato. Tornò a casa. Si preparò una borsa e lasciò scritto un bigliettino: “Marino, non possiamo andare avanti così. Ho chiesto il divorzio. Porterò i bambini da mia madre. Ciao”

Uscì di nuovo e andò da sua madre.

Il tempo trascorreva e nessuna auto arrivava. Il sole lasciava il giorno, e la notte colorava il paesaggio attorno. Non arrivava nessuna luce di fari e il telefono non squillava. Edoardo fece un lungo sospiro. “Non verrà più…e io che ci credevo.”

Trattenne a stento qualche lacrima e partì lasciando dietro di sé la speranza dell’amore. L’amore che ritorna e che se ne va…per sempre.

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Commenti al Post:
heygio8
heygio8 il 05/04/07 alle 19:19 via WEB
Mi è stato detto di ingrandirlo un po'...spero di non aver esagerato...un saluto a tutti
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/04/07 alle 20:15 via WEB
Hai fatto benissimo. Leggere con questo carattere crea meno problemi. Grazie mille, Sharie
 
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