(SENZA TITOLO)

ciao Sharie. Bellissima la lirica che hai proposto. Bello il post. Sono convinta che il poeta è nel neonato, vigile, attento e indagatore. Curioso e spavaldo, nelle sue infinite cadute, espressivo e innocente, quando tenta di rialzarsi. Doti naturali, che perdiamo crescendo, come cantare(*). Ci avviciniamo con sospetto all'ingenuità di un gesto, alla sensibilità di un'aroma, al gusto del gioco, troppo presi dalle bollette, dagli impegni, dalla forma, troppo presi da NOI STESSI, forse, per perderci in qualcosa di diverso dal denaro. A teatro, e tu Sharie lo sai meglio di me, la prima cosa che impari è a giocare con il tuo corpo, a immaginare forme e orizzonti, a slegarti da vincoli ADULTI, per affacciarti a VICOLI infiniti e INFANTILI. (*) Alla nascita, tutti sappiamo cantare, respiriamo con il diaframma, potremmo strillare per ore, senza mai stancarci. Poco tempo a contatto con gli adulti, e ci dimentichiamo subito come si fa... Per questo, sono convinta, che POETI SI NASCE (o Signori? ... Grande TOTO!)non si diventa. un abbraccio