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« LA MEMORIA FA PAURAUn arrivederci a due gra... »

NERO E ARANCIO

Post n°50 pubblicato il 25 Luglio 2007 da m.a.r.co
 
Tag: marco

" Esco dalla porta, mi guardo attorno, poi lancio lo sguardo in su
Cielo arancione e nero
Con gocce
Tiro su dal naso e mi entra aprile dentro
Mezzora di straordinario ancora appiccicata alla pelle
Sgrullo via la giornata con uno sbadiglio
Plic plic plic plic plic
Il macellaio ha le bracciotte addormentate sulla vetrina dei cadaveri, non ha la matita sull’orecchio
Forse non ha mai avuto una matita sull’orecchio
Forse perchè con quelle orecchie non starebbe mica su
Forse è meglio che la smetta di fissare il macellaio che mi rifissa alla “cazzovoiregazzì?”
Plic plic plic plic plic plic
Acqua
Acqua che cade
Apro la portiera, chiudo la portiera
Accendo la musica
Beth Orton
Ma questa è beth orton?
Deserto
Deserto nero e arancione, fluido, eterno, dentro in terra e addosso
Apro i finestrini, apro tutti i finestrini
E arrivano le gocce
Come le note
E si mischiano
Si mischiano gocce note e ricordi
Sono le stesse gocce che cadevano sul parabrezza
E anche lì era tutto arancione e nero
Il volume è a 80
Tre semafori di fila........arancioni
Sorrido
E non so più dove sono
Ma ci sto placido
Plic plic plic plic plic plic
E laggiù lampi...................lampi.........e arancio e nero
Per terra
Addosso
Ovunque
Sai
È quando ti capitano quei secondi, quei minuti, quelle volte
Che sei da solo
Ma in ideale contatto col tutto
E
Lì con le gocce
Con le note
Con tutte ‘ste finestre di arancio e nero attorno
Mi si sono aperti gli occhi
E il sorriso
Sapevo dove andare
Mi rendevo conto di sapere dove dovevo andare
Dove sentivo di dover andare
E la musica erano le ruote
E arrivo in cima
Arrivo allo slargo
Da lì si guarda il mare.....che....
Manco a dirlo
È nero e arancio
e...
piove
ma
piove per piovere
lieve e continua
PLIC PLIC PLIC PLIC PLIC PLIC PLIC PLIC
E scendo
Con la musica accesa
E siedo sul cofano
Sotto la pioggia con la musica a volume 80 addosso e l’aria di aprile che mi entra nel naso e valanghe di vernice viva..arancio e nera
E

Mi rendo conto che fra massimo una settimana torneremo a sentire le voci delle rondini che l’anno scorso sono arrivate il 10 aprile, che quella casa diroccata sembra messa lì proprio per farti rimpiangere il fatto di non avere sempre a portata di mano una macchina fotografica che se ci torni domani con lo stesso cielo stai sicuro che non sarà mai uguale, che le idee ci sono attimi che uno sa anche come tradurle e tutto diventa più puro quando è seduto su un tavolo di legno, ma non il legno della mobildick o dell’ikea, il legnolegno, che a posto delle gambe ha quattro coglioni, che i nonni sono i nonni e i loro rutti sono sentenze della Corte di Digestione, che la vita è un’orma a riva, ma al rallentatore, che vale la pena di dire tutto quando sei in due, che già in tre uno deve stare zitto, in quattro è già bolgia, che piove ma è acqua mica acido, che cazzo sarà passato nella testa di quelli per poi dire “stava piangendo”, che ci credo, che non posso fare a meno di crederci, che non bisogna mai smettere di avere fiducia negli uomini, nonostante tutto, non avrebbe senso, che se guardi troppa pubblicità poi non dai più valore alla felicità, che quando eri ragazzino la porta da calcio la facevi davanti ai cancelli e le macchine passavano solo sul 5 a 1 e non potevano parcheggiare “proprio in mezzo al campo” ora invece si parte dallo 0 a 3 e a muoversi sono i “pupetti” sulla playstation, che farsi kilometri in apnea morfeica solo per un abbraccio, solo per avere anche il dubbio che “sogno o è vero”, che le parole si servono calde si assaporano tiepide ma si digeriscono fredde, e no, non si cagano mai, e vorrei ballare sull’erba fangosa, ma la schiena sul cofano è ubriaca e innamorata, che tanto quei due tipi possono parlare quanto vogliono, ma stasera non è per me, stasera no, che stasera devo farmi la doccia, che stasera non so se quella è una barca o un aereo, ma la luce è comunque arancione, e il mare è nero, che si sentono le bestemmie delle formiche, che come c’è questo momento ce n’è un altro di segno opposto, ma ora è così, che a volte non riusciamo a fermarci, che nei silenzi la gente pensa, e quando uno chiede “ a cosa pensi” o “cosa c’è” non è mai vero, non è mai possibile che uno risponda “niente”, che a volte bisogna far rimbombare il silenzio, che certe cose non si dicono ma si sentono, che ci sono gli occhi, che c’è la complicità, nella folla, che quando ti fermi al semaforo o quando incroci una persona, cerchi, a volte trovi quello sguardo, nel caos, nel caso, e per un secondo sfiori quello che neanche tu sai di sfiorare, che la penna finisce l’inchiostro sempre su quella frase che tu non ti immaginavi, che abbracciare una persona al bujo nel dormiveglia è una delle cose più dolci e pure, che quel sasso non è lì per caso, e che una volta ho fatto l’amore sopra il foglio di ferrara, ma poi l’ho tolto perchè mi piccava il sedere, che anche il dolcetto d’alba potrebbe entrare nella classifica dei cinque vini preferiti, e con ‘ste giornate ci vorrebbe un jeans e la maglietta dell’oktoberfest blu col leone dorato, e che non vedo l’ora di infilare i piedi nella sabbia, che oggi sono così, che se chiudo gli occhi vedo tutto arancio e nero”

 

 
Rispondi al commento:
m.a.r.co
m.a.r.co il 30/07/07 alle 22:20 via WEB
ciao Catia, come va? dopo avervi piacevolmente letto in questi giorni mi sono deciso a fare "outing" ... sono contento che ci "senti" l'ironia Sharie sono ore e pensieri realmente vissuti l'aprile dello scorso anno in un giorno che "mi scappava di pensare e mi sono pensato addosso" ... molecole di quotidiano, in fondo è quello di cui siamo fatti ... ora esco a godermi il vento fresco e la pioggia 'notte a tutti e l'ultimo che esce non lasci mai che la luce si spenga... p.s. il macellalio alla fine l'ho conosciuto e si è rivelata una personcina squisita!
 
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