Docenti Inidonei e +

Inidoneità all'insegnamento


Da “OrizzonteScuola” Burnout: inidoneità all'insegnamento e diritto alla dispensa dal servizio di Vittorio Lodolo D'Oria   Nel Manuale di Psicologia del fanciullo, Hotyat scriveva: … La tensione nervosa, richiesta per ben condurre una scolaresca, è notevole, quando ci si dedica anima e corpo al proprio compito; il suo peso aumenta con il trascorrere degli anni. Di questo dispendio d'energie ha tenuto conto il legislatore, prevedendo per il personale insegnante un'età di pensionamento più precoce che per i funzionari amministrativi … Correva l’anno 1968 e tante cose, da allora, sono cambiate … in peggio. I tempi si sono fatti decisamente più duri sotto tutti i punti di vista (rapporto genitore-insegnante; maleducazione studenti; globalizzazione e studenti extracomunitari etc), ma qui ci soffermeremo solamente sulla questione previdenziale, esaminando gli ultimi sviluppi riguardanti le dispense per inidoneità permanente per motivi di salute. Sappiamo infatti che, nonostante gli inossidabili stereotipi sugli insegnanti, la categoria professionale in esame presenta, nei Collegi Medici di Verifica, diagnosi psichiatriche nell’80% dei casi, mentre le diagnosi di disfonia cronica – cui è peraltro riconosciuta la dipendenza da causa di servizio – presentano un’incidenza di cinque volte inferiore. Dai pochi studi disponibili – nazionali e internazionali – si è potuto constatare che negli ultimi 25 anni si è avuto un costante aumento delle diagnosi psichiatriche a partire dal 30% del 1992 per arrivare all’80% odierno, con un incremento netto e costante del 2% all’anno. Parafrasando Hotyat diremmo che il legislatore è tornato sui suoi passi. Questi ha completamente rivisitato la questione previdenziale riformandola per ben 5 volte nel tempo e annullando quelle cautele, allora adottate, che riconoscevano e premiavano l’usura psicofisica della helping profession per eccellenza, garantendo l’uscita dal sistema scolastico a chi non riusciva a reggere l’impatto professionale. L’incremento di suddette percentuali risulta pertanto essere il conseguente e prevedibile risultato di una politica previdenziale sconsiderata che, all’aggravarsi degli sviluppi sociali che ricadono sulla scuola, ha risposto inasprendo le condizioni di lavoro all’interno della seconda agenzia educativa della società anziché studiare lo stato di salute della categoria docente. E se in Europa (2004) ci si accorgeva della difficoltà in cui versava la classe docente, a prescindere dal sistema scolastico adottato (in Francia e UK i suicidi tra gli insegnanti sono al top delle classifiche), in Italia non si raccolgono a tuttoggi dati nazionali sul problema mentre si è varato tardivamente un Testo unico sulla tutela della salute dei lavoratori (DL 81/2008) che diventerà operativo nelle scuole solamente nel 2011. Il succitato decreto tuttavia rimane ancora oggi lettera morta perché il legislatore non ha stanziato un solo euro per attuare la ricognizione e la prevenzione dello Stress Lavoro Correlato nella scuola come previsto all’articolo 28. Quali possibilità restano dunque a chi sta (molto) male ed è dichiarato dalla CMV permanentemente inidoneo all’insegnamento ma idoneo ad altre mansioni? Fino all’emanazione del DPR 171/11 vi era la possibilità – solo per coloro che avevano almeno 15 anni di servizio – di rifiutare di essere adibiti in altre mansioni e di ritirarsi in pensione con quanto fino ad allora maturato. A confutare lo scetticismo e la diffidenza che l’opinione pubblica nutre nei confronti degli insegnanti, è dovere di medico precisare che il lavoratore, ritenuto dal Collegio medico inidoneo permanentemente alla propria mansione, è solitamente persona affetta da una grave patologia con prognosi immodificabile o infausta a tal punto che gli viene detto che non potrà mai più svolgere il lavoro che ha, fino ad allora, esercitato. Col DPR 171/11 invece il legislatore si accanisce contro il lavoratore permanentemente inidoneo all’insegnamento ma idoneo ad altre mansioni costringendolo ad essere impiegato in compiti amministrativi o in biblioteca. Viene pertanto abolita dal legislatore la possibilità, per i permanentemente inidonei, di ritirarsi in pensione con l’anzianità maturata (ma pur sempre superiore ai 15 anni di servizio). A restituire qualche filo di speranza ai docenti dichiarati permanentemente idonei all’insegnamento sono due recenti sentenze (2014) che hanno accolto i ricorsi di altrettanti docenti ritenuti permanentemente inidonei che, a loro volta, si sono rifiutati di essere impiegati in mansioni alternative all’insegnamento e, a causa di ciò, sono stati licenziati dal MIUR. In entrambe le circostanze (vedi sotto) il MIUR ha perso il contenzioso legale ed è stato costretto a reintegrare gli insegnanti e quindi a collocarli a riposo come da loro richiesto e preteso. Speriamo che il MIUR abbia appreso la lezione e non insista nel suo atteggiamento per il futuro, costringendo gli insegnanti inidonei permanentemente a promuovere cause legali per fare valere la ragione dei propri diritti. Vittorio Lodolo D’Oria Il canale dedicato al Burnout