Da “La Tecnica della Scuola” Via l’articolo 18 anche per gli statali. lo dice la Cassazione Pasquale Almirante Il Jobs Act vale anche per i nuovi assunti della pubblica amministrazione. Anche loro avranno quindi licenziamenti più facili, come prevede l’articolo 18 riformato dalla nuova legge sul lavoro. Questo vale in teoria anche per i 100mila nuovi insegnanti assunti con la Buona scuola. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 24157 del 2015, mettendo chiarezza in un dibattito che vedeva contrapposti da un lato il governo e il ministro della Pa Marianna Madia, sostenitori della non applicabilità del Jobs Act ai dipendenti pubblici, dall’altro giuslavoristi ed economisti che sostenevano il contrario. Secondo i giudici della Cassazione, lo Statuto dei lavoratori riformato dalla legge Fornero deve essere applicato al pubblico impiego. La stessa cosa dunque potrebbe valere per le nuove norme contenute nel Jobs Act. In pratica, viene specificato da Linkiesta.it: in mancanza di specificazione, le norme vigenti sono valide per tutti. Significa che anche i nuovi contratti a tempo indeterminato del settore pubblico, come per il privato, sono a tutele crescenti, con l’articolo 18 alleggerito. La ministra della Pubblica amministrazione Marianna Madia più volte ha però ripetuto che così non è e che si sarebbe fatta chiarezza nella riforma della pubblica amministrazione. Tuttavia, anche nella riforma della Pa che porta la firma della ministra Madia non si trova nessun riferimento al fatto che i dipendenti pubblici siano esentati dal Jobs Act. I pochi nuovi assunti nella pubblica amministrazione dal 7 marzo 2015 in poi potranno quindi essere licenziati senza obbligo della reintegra e risarciti con una indennità. Questo vale in teoria anche per i 100mila nuovi insegnanti assunti con la Buona scuola I giudici citano poi il Testo unico, scrive ancora Linkiesta, sul pubblico impiego, che prevede che lo Statuto dei lavoratori, con le sue “successive modificazioni e integrazioni – si applichi anche – alle pubbliche amministrazioni a prescindere dal numero dei dipendenti”. Tradotto: non serve né l’intervento della Corte costituzionale né quello di una nuova norma. L’articolo 18 modificato deve essere esteso anche al pubblico impiego.
Art.18
Da “La Tecnica della Scuola” Via l’articolo 18 anche per gli statali. lo dice la Cassazione Pasquale Almirante Il Jobs Act vale anche per i nuovi assunti della pubblica amministrazione. Anche loro avranno quindi licenziamenti più facili, come prevede l’articolo 18 riformato dalla nuova legge sul lavoro. Questo vale in teoria anche per i 100mila nuovi insegnanti assunti con la Buona scuola. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 24157 del 2015, mettendo chiarezza in un dibattito che vedeva contrapposti da un lato il governo e il ministro della Pa Marianna Madia, sostenitori della non applicabilità del Jobs Act ai dipendenti pubblici, dall’altro giuslavoristi ed economisti che sostenevano il contrario. Secondo i giudici della Cassazione, lo Statuto dei lavoratori riformato dalla legge Fornero deve essere applicato al pubblico impiego. La stessa cosa dunque potrebbe valere per le nuove norme contenute nel Jobs Act. In pratica, viene specificato da Linkiesta.it: in mancanza di specificazione, le norme vigenti sono valide per tutti. Significa che anche i nuovi contratti a tempo indeterminato del settore pubblico, come per il privato, sono a tutele crescenti, con l’articolo 18 alleggerito. La ministra della Pubblica amministrazione Marianna Madia più volte ha però ripetuto che così non è e che si sarebbe fatta chiarezza nella riforma della pubblica amministrazione. Tuttavia, anche nella riforma della Pa che porta la firma della ministra Madia non si trova nessun riferimento al fatto che i dipendenti pubblici siano esentati dal Jobs Act. I pochi nuovi assunti nella pubblica amministrazione dal 7 marzo 2015 in poi potranno quindi essere licenziati senza obbligo della reintegra e risarciti con una indennità. Questo vale in teoria anche per i 100mila nuovi insegnanti assunti con la Buona scuola I giudici citano poi il Testo unico, scrive ancora Linkiesta, sul pubblico impiego, che prevede che lo Statuto dei lavoratori, con le sue “successive modificazioni e integrazioni – si applichi anche – alle pubbliche amministrazioni a prescindere dal numero dei dipendenti”. Tradotto: non serve né l’intervento della Corte costituzionale né quello di una nuova norma. L’articolo 18 modificato deve essere esteso anche al pubblico impiego.