CORE NAPULITANO

I PETITO


La maschera di Pulcinella,  con la morte dell'attore  e poeta Filippo Cammarano, passò nel 1823 nelle mani di Salvatore Petito. Don Salvatore divenne  un gran Pulcinella, amato da tutto il pubblico del San Carlino, che per il suo carattere ed il suo garbo, lo soprannominò "Il Pulcinella delle dame".Il successo gli arrise fino a che la forza e l'età lo sorressero  ma, quando queste vennero a mancare, dovette, per forza di cose passare la mano. Fu l'allora impresario del San Carlino, S. Maria Luzi il quale, resosi conto  che il momento era arrivato, chiamò Salvatore Petito e gli suggerì di   farsi affiancare dal figlio Antonio,che allora recitava a piazza del Carmine, al teatro di "Donna Peppa". Il nostro caro don Salvatore si convinse ad abdicare perché aveva, purtroppo, capito che era arrivato il momento di affidare ad altri quella maschera che  per lui  stava diventando troppo pesante. Qual cosa migliore era quella di passare la mano a favore del figlio. Detto fatto. Il 12 aprile del 1852  si diede la commedia "Mi si è spento il lume" ed al levare del sipario, don Salvatore presentò suo figlio Antonio al pubblico che assediava il San Carlino, pronunciando dei versi, scritti per lui da Giacomo Marulli. L'applauso del pubblico fu fragorosissimo, ed altrettanto lo fu il debutto di Totonno, che ottenne consensi, al di là del previsto. La maschera passò così nelle mani di Antonio Petito.
Che cos'è stato il pulcinella di Totonno 'o pazzo, cosa ha rappresentato per il popolo napoletano ? Bastano poche parole, ma che spieghino esplicitamente il messaggio trasmesso, dal Re del San Carlino, al popolo napoletano, e per farlo, prendiamo in prestito una frase di Enzo Grano, il quale afferma che  il primogenito di Salvatore Petito fu: "Un simbolo delle aspirazioni popolari e finì per insegnare al proletariato ad avere un nuovo rispetto per se stesso ed una serena coscienza dei propri doveri" Antonio Petito era considerato il re dei Pulcinella, anzi potremmo dire che Pulcinella era  ed è sinonimo di Petito. Oltre ad essere ricordato come il più grande interprete dell'Aversano, Totonno è stato anche un prolifico commediografo  e tra le sue più belle opere, ricordiamo "Palummella zompa e vola", "Cicuzza", "Sò mastu Rafele e non te ne 'ncarricà Francesca da Rimini". E qui ci fermiamo, perché l'elenco sarebbe lunghissimo. Inoltre il nostro Pulcinella era quasi analfabeta, e ciò lo si riscontra anche  dai numerosi manoscritti conservati al museo Nazionale, e dalle difficoltà incontrate da Di Giacomo, Bragaglia ed altri nel trascrivere le sue opere e la sua autobiografia. Grande fu lo strapotere del nostro Totonno in quel del San Carlino: il suo carisma e la sua genialità lo misero su di un piedistallo dal quale nessuno mai riuscì a detronizzarlo ed a sostituirlo degnamente. Dal carattere un pò particolare e dotato di quell'estro così trascinante, Antonio Petito era un uomo allegro anche nella vita privata, era un burlone a cui piaceva far tiri mancini. Lo sperimentarono molto bene l'Altavilla e Eduardo Scarpetta, tanto per far qualche nome. E pensare che Totonno aveva iniziato la sua carriera artistica interpretando le parti di cattivo, e lo faceva talmente bene che una sera al teatro di "Donna Peppa" uno spettatore, indispettito per il tradimento di Jago (interpretato da Antonio Petito) ne' l'Otello, in un impeto di rabbia, lanciò una scarpa al Petito, con una violenza tale da procurargli una grossa ferita. Alla madre, che voleva far arrestare l'esagitato, Petito disse queste parole: «Pecchè 'o faje arrestà ? In fondo m'ha fatto 'o cchiù bello cumplimento ca me puteva fa !». Il destino, purtroppo, lo attendeva inclemente. La sera del 24 marzo del 1876 mentre  Totonno 'o pazzo  intento a recitare nella "Dama Bianca"  del grande Marulli, un attacco di angina pectoris  lo fulminò dietro le quinte. Fu allora adagiato su di un materasso e portato sul palcoscenico dove esalò il suo ultimo respiro, sotto gli occhi di un pubblico addolorato e frastornato che, piangendo e disperandosi, gli tributò l'ultimo ed il più fragoroso degli applausi. Con la morte di Antonio Petito finiva anche una gloriosa generazione di Pulcinella che mai più vide attori degni di vestire quel bianco camice, anche se non si possono trascurare le ottime interpretazioni di Giuseppe De Martino e Salvatore De Muto che, pur dando ottimi saggi di recitazione, non seppero ridare alla maschera napoletano quel lustro e quella fama che gli aveva dato Antonio Petito.