sursum corda

ritiro aprile 2016 a Sezano


RITIRO CORO SURSUM CORDAPRESSO PADRI PASSIONISTISEZANO (VR) 23-25 APRILE 2016  Un ritiro ricco di sorprese… e di calore! La prima sorpresa sta proprio nel titolo di questo articolo… pur avendo sperato fino all’ultimo che le previsioni meteo avessero ancora una volta sbagliato, alla fine sono state puntualmente confermate: tempo variabile con qualche pioggia sabato e domenica e, soprattutto, tanto freddo! In effetti le temperature notturne hanno sfiorato lo zero e anche di giorno, nonostante il sole che è tornato a splendere lunedì 25, c’era un venticello tutt’altro che caldo; e, come previsto, neppure le mura del convento che ci ha ospitati sono bastate a ripararci dal gelo, anzi… In alcuni corridoi e locali sembrava di essere in un frigorifero! Ma per fortuna, grazie alle premurose raccomandazioni della nostra Sandra, ci siamo ben difesi con sacchi a pelo imbottiti e abiti caldi.Ma allora, se il freddo si è fatto sentire, perché nel titolo si parla di calore? Forse ci si sta riferendo ad un altro ritiro???No, vi racconterò proprio l’esperienza vissuta a Sezano dal 23 al 25 aprile, tre giorni in cui i nostri cuori sono stati riscaldati dalla gioia di cantare e pregare insieme, dall’amicizia che, come sempre succede in queste circostanze, si fa più intima e autentica, dalla presenza di persone che non conoscevamo (o conoscevamo appena) che hanno arricchito il nostro gruppo, dall’accoglienza riservataci e dalle parole di vita e speranza regalateci dai padri passionisti.Ma si sa, non basta scaldare il cuore per dirsi davvero soddisfatti: a confortare i nostri corpi infreddoliti ci ha pensato la cuoca Luisa, preparandoci ogni giorno prelibatezze squisite, a cominciare da quella indimenticabile minestra di riso e verdure che, la prima sera, ci ha ristorati dopo una faticosa giornata di lavoro o, per i più fortunati che sono potuti partire al mattino, di giri turistici e gastronomici per Verona… Per fortuna, oltre a guardarsi in giro, hanno pensato anche agli altri facendo la spesa e non dimenticando di portare in tavola qualche dolce specialità del luogo che, nonostante qualche perplessità sul colore, è stata molto gradita!Se per molti di noi le abilità culinarie di Luisa non sono state una sorpresa, lo stesso dicasi per la capacità dei padri, in particolare del mitico padre Antonio, di farci sentire a casa nostra e parlare dritto al cuore.Quando ci è stato comunicato l’argomento su cui avremmo riflettuto, ovvero la parabola del Figliol prodigo, molti di noi avranno pensato: “Ma questa la conosco a memoria, ho già ascoltato tanti commenti, soprattutto in questo anno della misericordia! Non si poteva pensare a qualcosa di più originale?”Ma ecco, subito la prima sorpresa: dopo aver letto insieme il brano evangelico e dopo una breve introduzione per contestualizzarlo, padre Antonio ci ha proposto di drammatizzarne alcune scene, mettendoci nei panni dei diversi personaggi e simulando i dialoghi che potrebbero essersi svolti in quel racconto tanto conosciuto ma, come abbiamo presto constatato, pieno di misteri e apparenti contraddizioni.Dopo un po’ di imbarazzo iniziale, alcuni hanno accettato la sfida trasformandosi in attori e rivestendo i panni ora del figlio minore allontanatosi da casa, ora del padre che, seppure a malincuore e tentando la via del dialogo, alla fine lo lascia libero di andarsene, ora del figlio maggiore risentito per le attenzioni riservate al fratellino ribelle al momento del ritorno a casa.Oltre a scoprire quanto sia difficile talvolta mettersi nei panni degli altri, abbiamo scovato sentimenti e messaggi che non avremmo mai immaginato.La vera sorpresa, poi, è arrivata sul finale, diverso da quel “vissero tutti felici e contenti” che forse davamo per scontato: il padre, così buono e misericordioso, sarà certo riuscito a convincere il figlio maggiore ad unirsi alla festa ed ecco, la famigliola potrà proseguire tranquillamente la propria esistenza come se nulla fosse accaduto.E invece, al di là del fatto che la parabola non racconta come sia andata a finire, padre Antonio ci ha aperto prospettive nuove, assolutamente spiazzanti, soprattutto su quel figlio maggiore la cui fedeltà al padre è solo formale o, addirittura, finalizzata a ricevere una ricompensa economica, per la quale forse è disposto a tutto, persino ad allearsi col fratello minore, solo in apparenza così diverso da lui; disposto forse persino a… No, questo no! A uccidere il padre? E invece sì, proprio così: se il padre misericordioso della parabola è il Padre rivelatoci da Gesù, è proprio questo che l’evangelista vuole farci capire: Dio è disposto a farsi uccidere pur di liberarci dal peccato e ridarci la piena dignità di uomini e di figli.Una conclusione che, per essere digerita, aveva bisogno di essere meditata e soprattutto calata nella nostra vita; per fare questo padre Antonio ci ha offerto uno strumento molto utile, ovvero una lunga serie di domande che ci hanno obbligati ad entrare nella parabola per uscirne con uno sguardo nuovo sulla missione di Gesù e soprattutto sulla nostra esistenza.Dopo la riflessione personale, lasciata agli spazi e ai ritmi di ciascuno, molto toccante è stata la condivisione conclusiva prima dei saluti: e (altra sorpresa!) molti di noi con la massima spontaneità si sono aperti regalando confidenze anche molto personali, che la nostra guida ha accolto ringraziando ed incoraggiando ciascuno a proseguire lungo il cammino che la Parola gli aveva rivelato.Se volessi individuare un simbolo per questo ritiro, sceglierei la tavola: una tavola apparecchiata con semplicità ma con cura e calore, attorno alla quale abbiamo condiviso i nostri pasti, la nostra musica, le nostre preoccupazioni e speranze, ma anche battute divertenti che ci hanno fatto ridere di gusto… Una tavola così attraente che, per ben due sere, alcuni padri si sono autoinvitati per condividere cibo ed amicizia!In realtà anche noi siamo stati invitati da loro ad una festa, quella per il cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale di padre Armando, un’occasione per partecipare alla gioia di questo significativo traguardo e per metterci al servizio, attraverso il canto, della comunità che ci ha ospitati.Vi lascio immaginare quanto sia stato triste salutarsi l’ultima sera, ma il nostro è stato solo un arrivederci alla prossima volta, mentre risuonava nelle nostre orecchie il canto che, proprio per la Messa del cinquantesimo, ci è stato richiesto e che, con la flessibilità che sempre ci contraddistingue, abbiamo imparato in due giorni (o, almeno, ci abbiamo provato…): “Come tu mi vuoi io sarò, dove tu mi vuoi io andrò…!”.Questa volta ci hai chiesto di venire ad incontrarti attraverso i passionisti e ora, ne sono certa, ci chiedi di portare nelle nostre famiglie e nei nostri luoghi di lavoro e di vita il calore e l’entusiasmo che abbiamo vissuto: non sarà facile, lo sappiamo, ma sappiamo anche che Tu sarai sempre con noi e che, se prenderemo strade sbagliate, non ti stancherai mai di aspettare a braccia aperte il nostro ritorno.  Elisabetta