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padre filippo passionista a tuttotondo

Post n°61 pubblicato il 30 Giugno 2021 da corosursumcorda
Foto di corosursumcorda

PADRE FILIPPO, PASSIONISTA A TUTTOTONDO

In una storia c'è sempre un incontro che dà inizio alla storia stessa. Con me e padre Filippo è iniziata così.....

L'INIZIO

Padre Filippo l'ho conosciuto che era già malato. Me lo ricordo la prima volta a casa di Grazia, all'incontro del gruppo laici passionisti, allora gruppo ancora in fase di crescita. Il nostro responsabile, padre Marcello, aveva un impegno quel pomeriggio e “ci ha portato” padre Filippo in sua vece. Noi ne abbiamo approfittato quel giorno per fare un momento di verifica del cammino personale. Un'ora e mezzo in cui dodici persone, a lui sconosciute, hanno messo sul tavolo le proprie perplessità per quel nuovo percorso ancora da scrivere.

Per ultimo a parlare lui, quell'ometto seduto silenzionamente e rispettosamente sul divano, dagli occhi vispi e profondi, che faceva fatica a muoversi e ad esprimersi...E per educazione gli abbiamo chiesto alla fine se voleva intervenire....E l'imprevisto si rese presenza viva. Con una chiarezza, una precisione, una lucidità , senza aver preso appunti e senza conoscere nessuno, ha risposto a ciascuno di noi, ai nostri personali interrogativi, con una determinazione che nascondeva una sapienza tenerissima ma ferma. Siamo rimasti tutti estasiati e senza parole davanti al suo intervento.

E chi se lo aspettava! Altro che malato e fragile! Dentro il leone ruggiva eccome!

Da quel giorno non ho più preso sottogamba nessuno. Non sai mai chi è l'altro che hai davanti a te.

Qualcuno di noi dopo quell'intervento senza mezzi termini, ha fatto delle scelte molto importanti per il gruppo, di abbandono o di adesione piena.

Eppure non ci conosceva. E' iniziato così...Scambio due parole con lui prima dell'incontro chiedendogli della sua malattia e del rapporto suo con lei. Dietro un sorriso dolcissimo e di accettazione mi dice che è contento di avere quella malattia, meglio dell'Alzheimer, “così potrò restare lucido e interagire con gli altri fino alla fine”.

IUXTA CRUCEM DISCEPOLI MISSIONARI

A settembre dopo quell'incontro la decisione poi del superiore di Caravate di allora, padre Marcelllo, di affidare il gruppo laici a padre Filippo. Già da sedici anni prima aveva avviato lui stesso il progetto dei laici passionisti; ci credeva davvero in questa collaborazione con loro. Agli incontri a cui partecipava però scopre che la situazione è ancora quella iniziale. E lui senza peli sulla lingua, con il suo modo privo di giudizio e di malizia, lo fa notare ai responsabili di zona. Sperava davvero di tornare nella sua ex provincia CORM e trovare processi già avviati.

Diretto, in ogni situazione, senza vergogna...perchè quando sei nella Verità non ne provi. Anche davanti al Vescovo della Diocesi con presenti tutti i sacerdoti della diocesi di Como. Quel piccolo sacerdote a cui nessuno dava retta perchè malfermo, ha saputo con quattro parole andare direttamente al cuore del problema ponendo domande profonde e che non hanno lasciato scampo ai presenti, mettendo in evidenza punti di forza e debolezze della diocesi.

Ringrazio padre Marcello che lo ha spinto e stimolato sempre a predicare anche se per lui era una gran fatica; era l'unica cosa che lo faceva sentire utile e passionista evangelizzatore.

SURSUM CORDA

Ha tenuto incontri con il gruppo Iuxta Crucem Discepoli Missionari ma anche col gruppo/coro Sursum Corda di Busto Arsizio, coretto liturgico che ha appoggiato nella sua attività evangelizzatrice che padre Filippo ha riconosciuto al primo ascolto a Caravate e che ha valorizzato in ogni frangente. Si è appassionato a questo nostro modo di evangelizzare. Ci credeva e collaborava con noi come ha fatto con il CD che stiamo realizzando.

Non rinunciava mai a cantare, nonostante le sue corde vocali risentissero della malattia.

Ogni incontro con Iuxta Crucem o con il coro iniziava e terminava con un canto in cui lui si immergeva completamente. Curvo su quel libretto per non perdere una parola del testo del canto.

Ogni volta che abbiamo proposto concerti o meditazioni a Caravate, padre Filippo, che non poteva più accedere al Santuario, si faceva accompagnare in sacrestia, sulla sua sedia-deambulatore, e lì rimaneva pazientemente in ascolto, quasi contemplativo.

E poi quando finiva l'ascolto non mancava mai la verifica e la critica costruttiva con me per migliorare quel momento di evangelizzazione.

DIRETTORE SPIRITUALE E UOMO ATTENTO

A livello personale aveva un'attenzione particolare. Non potevi versare una lacrima senza che lui si accorgesse e ti offrisse il suo tempo per ascoltarti, di sua iniziativa, anche senza sapere la motivazione e la tua situazione. Sempre presente. Non riusciva a voltarsi dell'altra parte. Ma non ti ascoltava per darti ragione. Ogni dialogo diventava confronto a volte anche su temi un po' antipatici.

Sempre disponibile per lavorare insieme, disponibile per far crescere i suoi laici affiancandoli senza interferire, ma sostenendoli.

P.FILIPPO E LA COMUNITA'

Sempre presente ai momenti comunitari, anche alle trasmissioni di radio Maria durante il Covid, sempre presente agli incontri organizzati nella casa di Caravate, specialmente dove c'era il suo “figlio” più affezionato Giuseppe della Malva. Nonostante la stanchezza e la fatica, lui era là in prima fila per non perdersi nulla.

Il giovedì, dopo cena, anche quando ormai muoversi era diventato un tormento, non mancava di fermarsi a salutare chi partecipava alla lectio divina, prima di salire in ascensore.

Nemmeno agli incontri per preparare l'open day è mai mancato, nonostante il sonno si impadronisse del suo corpo a causa dei medicinali.

 

Sono contenta che con il mio coro e gli amici passionisti di Caravate, nonostante fosse iniziata la pandermia, siamo riusciti a fargli il saluto a marzo del 2020. Mi aveva fatto promettere di venire a san Pancrazio, dove a maggio si è ritirato, per fare qualche concerto che ci avrebbe dato la scusa per ritrovarci. Ma appena il covid me lo permetteva la fuga verso padre Filippo è sempre stata inevitabile fino al mese scorso.

I LAICI PASSIONISTI

E nei nostri incontri a Pianezza come a Caravate, la cosa che non mancava mai di rimarcare, era il futuro dei laici passionisti, per lui un vero e proprio punto fermo. Ora qui mi sento in dovere di dare voce a quel desiderio. Per lui il movimento laicale passionista a livello provinciale doveva essere diviso in tre settori:

il primo che si occupasse di evangelizzazione e raccogliesse i gruppi il cui scopo è questo, un altro inerente alle opere di carità e il terzo, a parte, il movimento della Tendopoli.

Da lì si poteva partire a fare uno statuto proprio per ogni settore.

Un altro cruccio per lui erano coloro che da studenti avevano lasciato il cammino passionista. “Tutti questi ragazzi che hanno assaporato e vissuto la vita comunitaria passionista e studiato il carisma non si possono perdere, sono una ricchezza”.

Avrebbe voluto che questi ragazzi fuoriusciti dal cammino religioso, vi rientrassero da laici passionisti. Un sogno possibile da realizzare!

 

Dopo la sua esperienza in Africa in lui era chiaro il futuro dei laici; ha cercato di portare avanti la convivenza tra laici e religiosi a Caravate spingendo perchè si prendesse la residenza noi laici in quella casa, ma i tempi non erano e non sono maturi.

 

L'AFRICA

L'Africa! Anche il mese scorso alla domanda di Beatrice “Qual era l'esperienza che avrebbe rifatto nella vita?”, padre Filippo ha risposto la sua Africa.

Purtropppo la sua anima candida e semplice si scontrava con la burocrazia e i tempi umani e strutturali.

PADRE FILIPPO PASSIONISTA

Io che non ho conosciuto altro che il padre Filippo sofferente ma sorridente, sempre pronto a condividere tutto, anche la nostra visita a san Pancrazio, condividendola con gli altri ospiti che non ricevevano visite, sono felice di aver conosciuto una persona che ha fatto dell'annuncio sempre e comunque la sua ragione di vita. E' un esempio per tutti noi che l'abbiamo incontrato.

Era solito ricordare che era stato lui ad incontrare delle persone sante che erano le persone che lo assistevano: fra Sergio a Caravate, fra Flavio e Nives. Per tutti aveva parole di stima e riconoscenza e ve le porto a nome suo.

Nonostante le difficoltà della malattia, Dio continua ad operare in noi. Si può annunciare anche con la vita. 

Anche per il giubileo della sua Famiglia padre Filippo ha voluto dare il suo contributo nella realizzazione dell'Inno per il Giubileo. Purtroppo non ha fatto in tempo a sentirlo registrato in studio, ma sono certa che adesso se lo ascolta da lassù sorridendo al suo Signore e tenendo pure il tempo!

 

Grazie Signore di avermi e averci concesso questo tempo con padre Filippo. Abbiamo incontrato un vero uomo di Dio.

Ora tienilo stretto perchè, nonostante un po' di ritrosìa, gli piace essere coccolato!

Ciao padre Filippo! Preparaci il terreno perché torneremo a lavorare insieme come piace a te!

 

Sandra

 
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SETTIMANA SANTA CON I NOVIZI 2020

Post n°60 pubblicato il 24 Novembre 2020 da corosursumcorda

SETTIMANA SANTA?
Confesso: non sapevo cosa fosse un noviziato. Vestizione? Mai conosciuta. Pensavo ad una semplice tappa, una consuetudine, come vestire una divisa. Niente, non sapevo niente di tutto ciò fino a questa settimana, quando ho cominciato ad intuire che qualcosa di grosso stesse succedendo nella nostra casa di esercizi di Caravate.
Tutto è cominciato giovedi, nel pomeriggio, con la trasmissione di Radio Maria, in emergenza, dirottata su Caravate perchè con il COVID alcune chiese hanno deciso di non partecipare alla scaletta programmata. Noi che durante il primo lockdown di trasmissioni ne avevamo fatte ben 30, ci siamo messi a disposizione e ci siamo ritrovati a Caravate, nel nostro Coro, luogo per me pieno di silenzi e rivalutazioni.
Stavolta di diverso c'era la presenza attiva di Davide e dei tre novizi, Marco, Emmanuele e Joao, che si sono messi subito a disposizione del superiore p.Marco Panzeri per rosario e servizio liturgico. La comunità si è riunita per la recita del rosario, la celebrazione eucaristica e il vespro.
Qui abbiamo rodato la “macchina” per la serata successiva, venerdi sera, giorno di rosario e testimonianze dei giovani sempre all'interno della trasmissione di Radio Maria.
E' stato bello rivedere in quei due ragazzi, Marco ed Emmanuele, che avrebbero dovuto raccontarsi davanti a quel microfono che nascondeva milioni di orecchie e di cuori, la stessa emozione, la stessa ansia ma anche la stessa voglia di evangelizzare che avevo provato io otto mesi prima.
Ognuno pensa che le emozioni che ti muovono in quel contesto siano uniche, ma in realtà tutti le viviamo anche se le reazioni sono diverse.
Dopo il rosario, anche noi nel coro ci siamo messi in ascolto della prima testimonianza portata da Emmanuele. Quando uno ti apre il cuore non puoi fare a meno che ascoltare senza permetterti di interrompere o giudicare. Poi è stata la volta di Marco che, nonostante l'ansia del tempo da rispettare che combatteva con la voglia di raccontarsi fino in fondo, si è dimostrato quasi un professionista che neppure la concitazione del momento ha potuto fermare.
Questi momenti sono unici perchè mentre decidi cosa raccontare di te e della tua vita, sei costretto a rivederla per intero e a mettere ordine in ciò che hai vissuto magari senza nemmeno pensarci su troppo. Ecco, questa invece è l'occasione per meditarla, questa vita. Ciascuno la propria, riscoprirla, passo passo.
Mi è dispiaciuto che Joao non ne abbia avuta la possibilità in quel frangente e da quel momento ho deciso che avrei trovato il tempo per lui per farmi raccontare anche la sua vita, visto che ormai il muro della diversa lingua è stato abbattuto da questo giovane portoghese.
Il sabato mattina dopo lodi e colazione tutta la casa ha cominciato a prepararsi per l'evento del pomeriggio: la vestizione. Non sapevo in cosa consistesse però i ragazzi erano ansiosi e in tensione nonostante il tentativo di nascondere le loro emozioni. Io, Elena e Francesca ci siamo trovate a provare i canti già alla mattina perchè causa COVID le prove non sono state possibili. Francesca è stata proprio una Grazia! Non avevamo organisti! E lei in punta di piedi, appartenente al gruppo coppie di Caravate, si è proposta di accompagnare i momenti della messa a cui, con le chitarre, non avremmo dato la giusta solennità. Dopo pranzo i ragazzi si sono ritirati nelle proprie celle in attesa
di quel momento. Intanto è arrivato un pezzetto di coro e qualche fedele.
Tutto era pronto per quello che per me doveva essere una normale messa con qualche canto in più per volere dei novizi. Invece sono stata travolta da quella compita solennità dei padri e fratelli passionisti che avevano chiaro che quello sarebbe stato un nuovo battesimo per tutti, anche per noi presenti.
​La benedizione dell'abito e della cintura mi ha dato subito l'idea che non fosse quello che avevo previsto. Poi la vestizione che mi ha fatto ricordare il battesimo degli adulti di secoli fa, quando per intero ci si immergeva nel battistero e si riemergeva come a simboleggiare una nuova nascita. E questi tre ragazzi l'hanno fatto immergendosi nell'abito che Lucia aveva imbastito per loro...e dopo un attimo di oscurità dentro quel tessuto alla ricerca della luce, eccoli riemergere, uno per uno, completamente avvolti da quell'abito privo ancora del cuore con la croce ma che già richiama il lutto e la Passione di Cristo. La cintura che simboleggia carità e giustizia. Sono loro che ci permettono di vivere quel lutto con occhi nuovi e ce lo tengono vicino al corpo per non permettergli
di farsi sviare.....Ma non era ancora finita....
E' arrivato un altro momento molto intimo e comunitario insieme. Il momento delle scelte. Accettare di portare su di sé il crocifisso e la corona di spine, rinnegando se stesso e sottomettendosi ad ogni creatura per amore di Dio....
In quel momento ho capito che cosa significasse quel momento che avevo sottovalutato perchè sconosciuto. E' proprio vero che la vera evangelizzazione comincia con il conoscere...conoscere questi novizi, la loro storia, conoscere la congregazione, la comunità, la centralità del carisma passionista.......tutto questo è avvenuto in questi giorni, in questi anni, anche per noi laici passionisti. Sarebbe bello anche per noi laici passionisti avere questa parentesi nel cammino, questa tappa, che ci richiama al perchè delle nostre scelta quotidiane. Una scelta che va rinnovata singolarmente ma anche in una famiglia, una comunità....
Tutta la famiglia passionsta di Caravate si è stretta intorno a questi ragazzi che stavano
testimoniando in quel momento il loro sentirsi parte della Passione di Cristo. C'eravamo tutti: Iuxta Crucem Discepoli Missionari, il gruppo giovani famiglie, qualche rappresentante anche del gruppo lectio divina, i padri e i fratelli....tutti insieme come una vera famiglia.
E come una vera famiglia dopo questo momento coinvolgente e commovente, tutti intorno al tavolo a sfogare le nostre emozioni vissute davanti alle castagne arrostite e un po' di bibite, con entusiasmo e anche un po' di emozione da sbollire da parte dei tre novizi, cosa che dimostrava che sapevano di aver vissuto uno dei momenti fondamentali del loro cammino.
Ma non era ancora terminato!!! 
La domenica abbiamo celebrato insieme la Pasqua del Signore, festa di Cristo Re ma anche giorno di apertura del Giubileo Passionista per i 300 anni di fondazione della congregazione dei Passionisti. Emozione dietro emozione.
E non è mancato domenica mattina il momento per Joao di raccontarsi, a noi pochi intimi che stiamo imparando a suonare la chitarra; un racconto sereno, in un italiano più sicuro di molti nostri connazionali, con una semplicità disarmante ma una sicurezza da chi sa che ogni parola che esce dalla bocca è importante per sé e per l'altro che ascolta e riesce a far crescere entrambi.
Per me è stata come rivivere una settimana “autentica”, come diciamo noi ambrosiani, una settimana Santa, iniziata col Giovedì comunitario, un venerdi in cui ci siamo messi a nudo davanti a quel microfono, siamo rinati nella vestizione e abbiamo celebrato la nostra Pasqua con l'inizio del Giubileo.
Voglio ringraziare tutti quelli che hanno partecipato a questi giorni intensi e che lasceranno una impronta indelebile in tutti, soprattutto per i visi di questi ragazzi che stiamo vedendo crescere giorno dopo giorno e che portano tanta speranza, come il nostro Generale con il Giubileo intende comunicarci!
Grazie Marco, grazie Emmanuele e grazie a Joao, che stanno imparando a sopportarci
quotidianamente e ci danno la possibilità di vedere i segni vivi del Suo Amore.
Con affetto e molta stima,
Sandra

 
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DAL SEPOLCRO ALLO STUPORE

Post n°59 pubblicato il 05 Giugno 2020 da corosursumcorda
Foto di corosursumcorda

Mercoledì, dopo 4 giorni di ritiro a Caravate, sono tornata in ufficio.
Dopo aver ricollegato il computer, spostato le carte che mi aveva lasciato il collega, recuperato quello che mi
serviva, ho tolto i giorni passati dal calendario e per quel giorno appare questa scritta: “Non vergognarti di
dare testimonianza al Signore”...
Per tutta la giornata sono stata presa dalla quotidianità del lavoro, ma lo sguardo tornava sempre lì e allora
eccomi qui a chiedermi: “Perché no?”
A questo ritiro avevo già dato la mia adesione anche se, essendo stato pensato in un’altra regione, avevo già
dato per scontato che sarebbe stato nella migliore delle ipotesi rimandato, tanto che per il lunedì avevo
preso altri impegni. Poi la sorpresa: si fa ugualmente, a Caravate.
La prima cosa che ho pensato è stata: finalmente un po' di tempo per me, visto che in questo tempo
sospeso non ho mai smesso di lavorare e anche se il tempo lasciato libero da tutti gli altri impegni mi ha
permesso di dedicarmi di più alla lettura, alla preghiera e all’approfondimento di tante letture già fatte.
La seconda: finalmente un po' di tempo con gli amici, vederli, sentirli di persona e non tramite telefono o
computer.
La terza: si torna a cantare insieme!!! Che bello ritornare a sentire tante voci diventare una unica!
Ma quello che ho trovato e provato è stato tutto più di questo.
I testi che abbiamo letto, approfondito, vissuto e il modo in cui tutto ciò è stato fatto mi hanno dato uno
scossone incredibile.
Chi mi conosce un po' sa che difficilmente condivido esperienze e sentimenti. Resto solitamente ad
ascoltare, meravigliata delle diverse sfaccettature che la Parola evidenzia in ognuno di noi.
Questa volta invece è stato diverso: complice forse il fatto che nella Maddalena che piange fuori dal
sepolcro mi ci ritrovo abbastanza e il fatto che sia stata messa di fronte a domande a cui sono stata
“obbligata” a rispondere, mi sono sentita spinta a dare un’occhiatina al sepolcro dal quale ho sempre
cercato di svicolare....
Domanda dopo domanda, ma soprattutto ogni volta che ho tentato di tirare fuori quello che sentivo, dal
mio cuore ibernato da così tanto tempo hanno cominciato a sciogliersi delle piccole porzioni di ghiaccio e
quelle risposte, se pur piccole, parziali e magari scontate, mi sono sembrate comunque come un pezzettino
di un mosaico che preso da solo son dice nulla ma inserito nel disegno finale ha un suo senso.
Ho sentito in questi quattro giorni che c’è Qualcuno che ci unisce, ci lega, che ad ognuno da un’ispirazione
che arricchisce tutti quando si condivide.
Con me fa un sacco di straordinari per spingermi, tirarmi, sollecitarmi....
E mi rallegra il fatto che le intuizioni che abbiamo condiviso, dove io vedevo un muro mi hanno fatto
scoprire una prospettiva diversa dalla quale si vede invece una luce per uscire dal buio.
Il lavoro per me sarà lungo ma so, sono certa di non essere sola e come in un coro il risultato sarà un
messaggio unico pur con l’unicità di ogni singola voce.
Mi fermo qui: questo è il mio primo tentativo di riprodurre quella ninfea....
Elena

 
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peguy, pentecoste, la maddalena

Post n°58 pubblicato il 03 Giugno 2020 da corosursumcorda
Foto di corosursumcorda

CARAVATE: PEGUY, LA PENTECOSTE, LA MADDALENA

 

Quante cose succedono e quanto poco contiamo....Eppure un attimo dopo ti accorgi che le tue azioni possono davvero cambiare il corso della storia di ciascuno....

Dopo questo periodo di Covid 19 nessuno si sarebbe lamentato se il ritiro del coro previsto da settembre per l'inizio di giugno, dai passionisti, non si fosse fatto...D'altronde la situazione la conoscevamo tutti....Ora si può riprendere a fare le cose sospese, ma davvero ne abbiamo voglia? Se scopri che una cosa per te è essenziale, alla fine, nonostante paure e ostacoli, la fai!

Non cantiamo insieme dall 8 di marzo....Eppure questo ritiro “S'ha da fare”, avrebbe detto Manzoni.

Per le cose essenziali chiedi aiuto a chi sai che difficilmente ti dirà di no, perchè ha le tue stesse necessità. Perciò ho chiesto ai miei amici frati passionisti di Caravate di organizzare il ritiro del coro e gli amici del coro, da loro, seguendo tutti i protocolli, e di preparare un tema per un ritiro di quattro giorni con gente che sarebbe andata a partita ogni giorno...Non è facile per chi deve preparare a livello di argomenti una situazione del genere, me ne rendo conto....Ma conto sempre sullo Spirito, perdippiù domenica 31 maggio era proprio Pentecoste!

P.Marcello ha accettato la sfida, perchè di questo si tratta, e in una settimana traccia un percorso che a prima vista sembrava un po' frammentario.....

Partire da Peguy, pucciare i piedi nello Spirito per poi immergerci nella figura di Maria Maddalena e del suo percorso di fede davanti a quel sepolcro.

E come sempre, quando ti lasci guidare dallo Spirito, scopri che quel percorso è stato preparato da altri per te, che il filo rosso che collega tutto esiste anche se non lo vedi.

Quel “Accadere” che distigue Peguy, quel riscoprirsi cattolico e aprire gli occhi allo stupore e al mistero lo rivivi con la discesa dello Spirito, che accade quando meno te lo aspetti...

E la Maddalena che vive tutto in quell'attimo interminabile davanti a quel sepolcro vuoto, dove si è dovuta immergere per riconoscere la voce dello Spirito, senza preavviso né calcoli matematici, né alcuna preparazione teologica.

Abbiamo vissuto quattro giorni di un grande laboratorio, guidati dalla sapiente mano non di p.Marcello, che, come noi, ne è stato solo strumento, ma la mano dello Spirito.

Ci siamo messi in cammino in un atteggiamento di ascolto partecipato, dove ognuno con il proprio intervento sulla propria realtà, ha permesso agli altri di salire quella scala che ci ha portato a vette inattese, ma anche a scendere nel più profondo delle proprie domande che ci siamo accorti essere le domande di tutti, non delle menate personali; sono proprio queste domande che ti permettono di continuare la ricerca del Crocifisso-RIsorto. Vi posso assicurare che anche noi partecipanti ci stupivamo quotidianamente di quanto emergeva. Personalmente mi sono sentita trasportare in luoghi inesplorati, che non credevo adatti alla mia persona; eppure eccomi lì a dare il mio contributo per cercare di vivere appieno e di arrancare anche io su quel sentiero inesplorato di cui non conoscevamo la meta....

Credo sia stata una esperienza molto profonda, raggiunta non volutamente e senza preparazioni, come Peguy seguitava a scrivere e narrare. Come la Maddalena abbiamo dovuto smettere di guardare il nostro sepolcro, le cose che ci tengono attaccate al nostro divano di casa, le nostre sicurezze; anche lei si è dovuta chinare su quella realtà, per potere andare oltre e ricominciare a vivere la sua nuova realtà.

Vi auguro davvero di poter fare questa esperienza che non finisce nemmeno per me in queste giornate. So che per diversi giorni, a volte anche settimane, mi sentirò ritrascinare in questo stato dove sto adesso che sto scrivendo queste righe, come Peguy che seguiva le ispirazioni del momento che è la stessa corsa che ha mosso Maddalena per dare il suo annuncio durante la quale prendeva coscienza e sedimentava in Lei la consapevolezza. Per questo scrivo.

Ringrazio tutti coloro che sono riusciti a partecipare a questa esperienza, anche solo per qualche ora, perchè dalla presenza di ciascuno dipende il risultato, come in un coro. Mai una voce sia sprecata! Mai la diversità di prospettiva diventi impedimento!

 

Caravate, siamo tornati! Lo Spirito è lì che aspetta anche te!

Grazie ai padri passionisti che ci hanno aperto le porte, come sempre, e a p.Marcello che ha accettato la sfida non facile di accompagnarci e di essere accompagnato anche in questa occasione.

 

Sandra 3/6/2020

 
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AMICI PER SEMPRE

Post n°57 pubblicato il 14 Dicembre 2019 da corosursumcorda
 
Foto di corosursumcorda

AMICI PER SEMPRE
Non c’è come l’amicizia vera per arrivare sempre al cuore della vita che ci troviamo ad attraversare.
Quante volte andiamo a cantare insieme, ad annunciare, a suonare, a conoscere, ma stavolta
attraverso l’amicizia coltivata con don Franco, questi gesti sono sembrati più naturali e sinceri
perché vissuti attraverso la nostra amicizia profonda in Cristo.
La gente di Castel Rozzone, nuovo paese di missione per don Franco, ci ha accolti e conosciuti
attraverso le parole e il cuore i don Franco. Ci ha ascoltato ed ha partecipato con attenzione e
splendida apertura alla meditazione proposta dal nostro coro sul mistero dell’incarnazione.
Già dopo la messa animata da noi qualche ora prima, abbiamo ricevuto i primi riscontri con un
entusiasmo e una sensibilità musicale e spirituale speciali.
Ma quell’ora di meditazione vissuta insieme ci ha permesso di mettere in cammino in nostri cuori,
sintonizzandoli sulla stessa frequenza, che ci ha fatti sentire amici in Cristo, compagni di viaggio, e
ha fatto scattare il desiderio di trovarsi di nuovo, di collaborare, di non perderci di vista.
Per me, corista, chitarrista, responsabile del coro, non c’è mai una esperienza uguale all’altra e
anche stavolta è stata unica. La distanza che sembrava un problema, ha invece permesso a noi del
coro di viaggiare insieme e far diventare questa occasione di incontro anche una possibilità di
trovare tempo per noi, di raccontarci durante il viaggio.
Trovare il tempo per la crescita nostra e delle nostre relazioni è sempre così difficile.
Grazie al viaggio in auto ci è stato permesso di conoscere Ramona, nuova amica conosciuta dai
passionisti e che si è ritrovata sulla stessa lunghezza d’onda.
Abbiamo avvicinato tante persone del paese quella sera, persone che però fanno parte di una
comunità dove sono nati tanti religiosi e che è profondamente nel cristianesimo.
Non so se quella sera noi abbiamo evangelizzato loro o sono stati loro ad evangelizzarci. C’è stato
un profondo riconoscimento tra noi come se lo Spirito si fosse messo in moto come nell’incontro tra
Elisabetta e Maria.
Il dialogo a distanza tra noi e don Franco quella sera ha coinvolto tutti...come se ci fosse stato un
grandissimo abbraccio da tutti ci siamo sentiti avvolti.
Grazie ai coristi che con fatica e gran sacrificio si sono messi a disposizione, grazie a don Franco
che ha voluto coinvolgerci in questa nuova avventura partita a settembre, grazie agli abitanti e alla
comunità di Castel Rozzone che ci hanno aperto porte ma soprattutto cuori, senza remore né paure,
ma con tanto entusiasmo e sincerità. Grazie agli amici di Bergamo che ci hanno raggiunto
dimostrandoci di poter contare su di loro e, non ultimo, grazie al Signore che ha permesso tutto
questo. Un grande disegno di cui non ci siamo accorti fino a che non si sono delineati le immagini.
Sono anni che Lui prepara questo quadro tra amicizia, musica, canto, Busto Arsizio, Assago, i
passionisti e l’evangelizzazione, così cara a Paolo VI. Ora però qualcosa cominciamo a
intravvedere....
Ancora una volta abbiamo imparato che bisogna sempre fidarsi di quel Grande Artista che ha una
grande fantasia nell’intrecciare le nostre vite e le nostre esperienze! Ogni Suo desiderio diventa per
noi una gioia!!!
Grazie anche per la grande generosità di Castello!!!
Buon Natale!!!
Un abbraccio a don Franco e a tutti gli amici che ci seguono e a quelli che ci seguiranno!!!!
Sandra
Busto Arsizio, 11.12.2019

 
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