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FACILI ALTERNATIVE AL PETROLIO

Post n°13 pubblicato il 06 Luglio 2007 da Christian.Maruti

Nel prossimo decennio, fortunatamente, ci sarà un drastico calo nell'uso del petrolio. L'oro nero sarà rimpiazzato dalle già conosciute fonti rinnovabili. Quelle di cui attualmente si parla di più sono l'energia solare ed eolica. Della prima esistono tre tipi di pannelli: pannello solare, pannello solare a concentrazione e pannello fotovoltaico. Il pannello solare può essere del tipo convettivo, ovvero che sfrutta il calore del sole per consentirne la circolazione del liquido all'interno del sistema pannello-scambiatore di calore. In questo caso, il serbatoio di accumulo ce contiene lo scambiatore di calore, deve stare sopra il pannello. Questo, per, ha lo svantaggio di dover montare sulla parte superiore il serbatoio di accumulo il quale, essendo pesante, non sempre può essere ben collocato sui tetti. Quelli a circolazione forzata, invece, utilizzano una pompa che fa circolare il fluido all'interno di scambiatore e pannello quando la temperatura del fluido, all'interno del pannello, è più alta di quella all'interno del serbatoio di accumulo. Essendo a circolazione forzata, consentedi posizionare il pannello dove si vuole, anche a metri sotto il pannello. Però, a differenza del pannello a circolazione naturale, è più costoso, richiede maggior manutenzione ed è più complesso.

Esistono poi quello a concentrazione. Questo concentra i raggi solari su un opportuno ricevitore; attualmente il tipo più usato, è quello a specchi parabolici a struttura lineare.  Questo consente un orientamento monodimensionale (più economico) verso il sole e l'utilizzo di un tubo ricevitore nel quale scorre un fluido termovettore per il successivo accumulo di energia in appositi serbatoi. Il vettore classico è costituito da olii minerali in grado di sopportare alte temperature. Nel 2001 l'ENEA ha avviato lo sviluppo del progetto Archimede, volto all'utilizzo di sali fusi anche negli impianti a specchi parabolici a struttura lineare. Questo, in poche parole, è un criterio simile a quello che utilizzò Archimede a Siracusa per incendiare le navi nemiche. Essendo però necessaria una temperatura molto più alta di quella consentita dagli olii, si è provveduto a progettare e realizzare tubi ricevitori in grado di sopportare temperature maggiori di 600°C (contro quelle di 400°C massimi dei tubi in commercio), ricoperti di un doppio strato CERMET (ceramica/metallo) depositato con procedimento di sputtering. I sali fusi vengono accumulati in un grande serbatoio coibentato alla temperatura di 550°C. A tale temperatura è possibile immagazzinare energia per 1KWh equivalente con appena 5 litri di sali fusi. Da tale serbatoio i sali (un comune fertilizzante per agricoltura costituito da un 60% di nitrato di sodio (NaNO3) e un 40% di nitrato di potassio (KNO3)) vengono estratti e utilizzati per produrre vapore surriscaldato. I sali utilizzati vengono accumulati in un secondo serbatoio a temperatura più bassa (290°C). Ciò consente la generazione di vapore in modo svincolato dalla captazione dell'energia solare (di notte o con scarsa insolazione). L'impianto, lavorando ad una temperatura di regime di 550°C, consente la produzione di vapore alla stessa temperatura e pressione di quello utilizzato nelle centrali elettriche a coproduzione (turbina a gas e riutilizzo dei gas di scarico per produrre vapore), consentendo consistenti riduzioni di costi e sinergie con le stesse. Attualmente è stato realizzato un impianto con tali caratteristiche in Spagna ed è stato siglato un accordo di realizzazione di un impianto su scala industriale presso la centrale termoelettrica ENEL ubicata a Priolo Gargallo (Siracusa).

Un'altra alternativa largamente usata è il pannello fotovoltaico. Questo ha il vantaggio di essere leggero e compatto. Non per niente lo troviamo su calcolatrici ed altri apparecchi elettronici funzionanti ad energia solare. Ha però un efficenza massima del 32,5% ottenuta solo nelle celle di laboratorio. Però, una volta ottenuti i moduli da celle e pannelli dai moduli e una volta montati in sede, l'efficienza media effettiva è di circa il 15%. Questi pannelli, comunque, essendo relativamente leggeri e non avendo parti mobili o comunque particolarmente complesse, a parte un'ordinaria pulizia, non necessitano di particolari attenzioni. Vengono però poco utilizzati a causa dei costi elevati. Basti pensare che se si volessero installare pannelli di questo genere per soddisfare il 5% del fabbisogno energetico italiano, la spesa ammonterebbe a 120 miliardi di Euro contro i 5 miliardi che si spenderebbero per produrre la stessa quantità di energia col nucleare. C'è poi da mettere in conto che questo tipo di pannello, convertendo direttamente l'energia solare in energia elettrica, ha una scarsa autonomia.

L'alternativa molto accreditata della quale ultimamente si parla molto è l'energia eolica. In Italia, la maggior parte delle pale eoliche, le troviamo in Sardegna, terra molto esposta ai grandi venti. Di questa ne esistono diversi tipi, ma la migliore e la più utilizzata è la classica pala verticale con tre eliche. Le eliche sono collegate ad un motore. Questo converte l'energia cinetica in energia elettrica. Le centrali eoliche, attualmente e nella maggior parte dei casi, sono composte da un numero di pale molto esiguo e producono al massimo dai 9 ai 12 megawatt l'ora. Si può comunque fare di più. Queste, infatti, richiedono tempi di proggettazione ed installazione inferiori ai quattro anni. Insomma, brevi se confrontati con i tempi d'installazione di altri tipi di centrale.

Da un paio d'anni, a nord di Porto in Portogallo, ha preso piede il proggetto Pelamis. Pelamis in pratica è una centrale idroelettrica composta da numerosi serpenti marini. Questi, composti da quattro cilindri, galleggiando sul mare, sfruttano il moto ondoso per produrre energia elettrica. Più precisamente, il movimento indotto del mare, ha l'effetto di pompare dei fluidi presenti nelle macchine all'interno di motori, i quali trasformano la forza idraulica in energia, convogliandola nei cavi che arrivano sino a terra scorrendo lungo il fondo del mare. L'impianto, entrato in funzione nel 2006, è già in grado di produrre 2,25 megawatt di energia, quindi di soddisfare 1.500 famiglie risparmiando all'atmosfera 6 milioni di tonnellate di anidride carbonica. A differenza delle altre fonti alternative, il Pelamis risulta praticamente costantemente produttivo grazie al fatto che il mare è sempre in movimento.

Per concludere posso dire che la natura, ancora una volta, ci offre più di quanto noi stessi immaginiamo. Pertanto, eliminando gli ostacoli burrocratici e legislativi che limitano la diffuzione di queste fonti, nonchè sensibilizzando ulteriormente l'opinione pubblica, risparmieremmo al nostro pianeta tantissimi gas serra e sostanza inquinanti. E stiamo già cominciando a vederne gli effetti sull'ecosistema e fra non molto li vedremo sulla nostra economia e qualità della vità (per saperne di più clicca qui).

 
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