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Apostasia

Post n°53 pubblicato il 21 Luglio 2008 da Christian.Maruti
 

C’è chi per cultura, chi per scetticismo, per repulsione verso la chiesa od altro si allontana sempre più da Dio. Mi rivolgo in particolare nei confronti di quest’ultima. Essa ha giocato un ruolo fondamentale in tutto questo. Infatti, nel corso dei secoli, la chiesa ha oppresso l’uomo. Ha fatto (e fa ancora) l’opposto di quello che ha detto Dio cadendo continuamente in una serie di contraddizioni. Il tutto ha fatto si che la gente, allontanandosi dal clero, si allontani anche da Dio. In poche parole sarebbe come l’evitare un bravo amico, o peggio ancora un genitore solo perché reso contro la sua volontà appartenente ad un ambiente infame che a sua volta, volontariamente o meno, abbiamo frequentato anche noi. Quel che mi spaventa di tutto ciò è che anche l’apostasia è un preambolo biblico. Un preambolo che sembra verificarsi come previsto. Ma come si alimenta? Come ho già detto, la prima causa è il clero. A questo aggiungo pure il materialismo e l’egoismo innato nell’essere umano. Abbiamo tutto e niente. Di materiale non ci manca praticamente nulla. Spiritualmente, invece, siamo poveri. Spesso ci sentiamo soli, frustrati e abbandonati anche quando abbiamo intorno tante persone. A proposito di ciò hanno fatto anche un celebre film dal titolo “Anche i ricchi piangono”. Perché questo? Chi di noi non vorrebbe donne (o uomini), macchine, case, soldi, viaggi e quant’altro. Ma il proverbio dice “i soldi non fanno la felicità”. Perché secondo voi? Io forse l’ho capito. Quando sei pieno fuori e vuoto dentro non puoi essere felice. Sarebbe come possedere tutti i lussi da me citati senza avere a disposizione nemmeno un tozzo di pane. Lo stesso siamo un po’ tutti a livello spirituale. Indubbiamente c’è parecchia gente che la pensa come me, tanto da cominciare a frequentare luoghi religiosi o filosofici. Magari lo fa per cercare conforto, ma difficilmente per fede. Lo ammetto. Anche io, mesi addietro, afflitto da numerosi problemi, tanto da sentirmi quasi spacciato, ho cominciato a pregare di tanto in tanto. Ma da ciò ho capito tante cose. Ho preferito evitare preghiere dette a ripetizione. Forse sbaglio, ma le ritengo ipocrite formalità verso nostro Signore. Sarebbe in un certo senso come fare sempre le stesse domande, sorrisi falsi o dire gratuitamente frasi del tipo “ti voglio bene”, “mi sei simpatico”, ecc. Ho pensato a quanto lui sin ora ha fatto per me e per tanti. Ho ricollegato dentro di me vari racconti che di cui sono venuto a conoscenza. Da tutto ciò credo di aver dedotto una cosa: che Dio vuole i suoi figli vicino esattamente come lo vogliono i nostri genitori. Alcuni lo invocano unicamente per avere miglioramenti. Quest’atteggiamento lo ritengo un po’ come quello del gatto nei confronti del padrone, ossia l’avvicinarsi per avere cibo od altro. Eppure Dio sembra avere un immensa pazienza. Una pazienza della quale tutti abusiamo ma di cui non ce ne accorgiamo. O meglio, ce ne accorgiamo solo quando qualcuno ce lo dice o ce lo sentiamo con una persona tangibile. Personalmente ho tanti difetti, tra cui quelli elencati in precedenza. Ma ho capito di dover essere fedele a Dio, come e più di quanto lo sia con i miei genitori. Vorrei comunicarvi come cerco diciamo una comunicazione con lui (non trovo il termine giusto). Credo che giustamente anche lui meriti da parte nostra che almeno ci ricordassimo di lui. Ciò dovrebbe andare da un piccolo pensiero rivoltogli di tanto in tanto, sino all’essere più disponibili verso il prossimo, in modo vero, esattamente come credo che Dio voglia dato che non è malvagio. Il tutto, ovviamente da farsi modo disinteressato. Con ciò, a lungo andare, porterà a delle ricompense interiori col proprio io.

Christian

 
Rispondi al commento:
AlessioFerrazzoli
AlessioFerrazzoli il 21/07/08 alle 18:36 via WEB
Interessante, un saluto da Alessio
 
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