CORRIERE DELLA NOTTE

CORRIERE DELLA NOTTE


Lo sfogo dei due tuffatoriFratelli Marconi, via il bronzo si tuffano nelle polemichePersa la medaglia: «A Roma non possiamo allenarci»LE IMMAGINITutte le foto
LINKIl calendarioRISULTATINuotoTuffiSincronizzatoFondoPallanuoto ROMA — Così vicina, cosi lontana. La felicità rimane lì a nove centesimi. Nove maledet­ti centesimi di punto. Quelli che trasformano il bronzo in cartone, i caroselli di festa in rabbia polemica, la divertente fiction di famiglia in una com­media amara. Perché al di là di tutto, al di là della beffa che i carnefici siano amici fraterni— vacanze insieme e stesso tatuag­gio — c’è una considerazione che è una lama tagliente. La di­ce mamma Barbara: «Un’occa­sione così non ci capiterà più». Perché Nicola e Tommaso Marconi, i Cesaroni delle pisci­ne (l’allenatore è il secondo ma­rito della madre; Maria, la sorel­lina, si tuffa anche lei; il cugino Michele segue le loro orme) sembravano essersi presi un bronzo mondiale, a due passi da casa, con parenti e amici a fa­re dello stadio dei tuffi una suc­cursale della curva Nord. Quar­ti prima dell’ultima serie, sug­gellavano una gara perfetta nel sincro da 3 metri con un tuffo che sembrava disegnato per metterli lì sul podio, dietro gli irraggiungibili cinesi (Qin e Wang) e gli americani (Dumais e Ipsen).Poi il colpo di coda dei canadesi Despatie e Ross. Come il gol di Wiltord a Francia 2000: interrompeva una festa azzurra già cominciata («E lo dicevo che era presto per i complimen­ti... », si lamenta mamma Barba­ra). Come i rigori di Serena e Donadoni, a Italia ’90, confer­mava che padroni di casa è un boomerang: quando perdi ci stai ancora peggio. «Brucia, brucia da morire», dice Tommaso. «Ora parlo con la federazione: potrei anche smettere». Nicola, occhiali scu­ri per coprire gli occhi rossi, spiega le ragioni. «Quinti a Mel­bourne; quarti qui per nove cen­tesimi. Avremmo voluto avere le possibilità dei nostri avversa­ri. A Roma ci allenavamo in mezzo a mille bambini che si tuffano e beccandoci le pallona­te della pallanuoto. Siamo dovu­ti andare a Trieste, ma è dura lontano da casa. Siamo la serie B degli sport di serie B». Dome­nico Rinaldi, il tecnico, prova a fare il pompiere: «Grazie alla fe­derazione per il centro di Trie­ste (pare, però, a rischio chiusu­ra, ndr)». Ma poi gli sfugge: «Ci hanno detto per anni che l’Ac­qua Acetosa (impianto di Roma andato a fuoco anni fa, ndr) sa­rebbe stata pronta entro sei me­si. Ma di sei mesi in sei mesi sia­mo invecchiati!». Nicola farà 31 anni a novembre, Tommaso ne ha 27. Mamma Barbara sprona i suoi gioielli: «Spero che non smettano: tra un anno c’è un oro europeo da vincere». Si ve­drà. Non ora. E, soprattutto, non qui.Roberto Stracca19 luglio 2009