CORRIERE DELLA NOTTE

CORRIERE DELLA NOTTE


L’omologazione affidata a giudici «sponsorizzati»Costumi, un caso mondiale In piscina spie e delazioniFioravanti: «Così si snatura l’essenza del nuoto»LE IMMAGINITutte le foto
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ROMA - Un’edizione da re­cord. Per gli atleti (2556), per le nazioni (185) e per i costu­mi, naturalmente. Mai attesa e polemiche sono state così in­tense. Alain Bernard, primo uo­mo a scendere sotto i 47’’ nei 100 sl (46’’94), che si è visto il record cancellato a causa del suo X-Glide Arena non omolo­gato, ha annunciato: «Vado ai Mondiali di nuoto, non a un defilé. Conosco il materiale, è gradevole e confortevole, ma nel fondo di me stesso so cosa sono capace di fare io». Sarà, se verrà rispettata la Dubai Chart che obbliga dal 2010 a fabbricare costumi col 50% di tessuto, l’ultima grande batta­glia del superbody, non solo in acqua, ma anche fuori. I servizi di intelligence delle varie fede­razioni e delle aziende produt­trici sono in azione. C’è il serio rischio che diven­ti il Mondiale della delazione: attenti al doppio costume (vie­tato) e al poliuretano (o neo­prene, quello che volete) sel­vaggio. Poi c’è chi, come Fede­rica Pellegrini, ha un contratto personale con Mizuno e una fe­derazione targata Jaked. La no­stra diva minaccia di coprire il marchio del fornitore ufficiale, come ai Giochi del Mediterra­neo.La verità? Il proibizionismo favorisce la proliferazione del­la farsa. Il giorno in cui il Jaked 01 è stato giudicato, uno dei membri della commissione era Alan Thompson, capo tecni­co dell’Australia sponsorizzata Speedo, e un altro, il danese So­eren Korbo, si è presentato con una T-shirt con il logo del­la stessa azienda. Se il Jaked è stato promosso, l’X-Glide del­l’Arena è stato «rimandato», cioè ha dovuto effettuare delle modifiche. In pratica prima era di un solo materiale, poi so­no state applicate delle strisce sui fianchi nel modello da uo­mo, mentre per le donne sono stati praticati dei fori sull’area del petto. La Tyr, bocciata, si è rivolta al tribunale di Strasbur­go, che si è dichiarato incom­petente perché la Fina è in Sviz­zera. Secondo l’avvocato della Tyr, Dominique Riegel, la Fina ha ammesso «di aver applicato dei criteri soggettivi». Una reci­ta a soggetto. L’impressione è che chi ha mostrato i «musco­li » (in tutti i sensi) è risultato più convincente. La Jaked si è presentata con la perizia di un pool di professoroni della Nor­male di Pisa e con una macchi­na del geniale inventore Fran­cesco Fabbrica che dimostrava il passaggio dell’acqua attraver­so il materiale del costume. Il poliuretano non è uguale per tutti, la tesi Jaked. D’accordo. Ma se questo marchio non fosse entrato a far parte di un gruppo più grande (la Inticom), che ha messo in campo tutta la sua ca­pacità operativa ed era deciso (con l’appoggio della federazio­ne italiana) ad alzare il livello dello scontro, probabilmente non l’avrebbe spuntata. È suc­cesso, ad esempio, alla Akron, una piccola ditta italiana di Ve­rona, i cui soci sono l’ex dorsi­sta Nicolò Dell’Andrea e l’olim­pionico Domenico Fioravanti, oro nei 100 e 200 rana a Syd­ney 2000. «Abbiamo chiesto spiegazioni, ma non ce le han­no date. Secondo me ci sono state delle disparità di giudi­zio ». La Akron a Roma 2009 fornisce il Kuwait. Fioravanti è pragmatico. «Allo slippino non si può tornare, ma così si snatura l’essenza del nuoto: se la tecnologia comincia a stra­volgere lo sport bisogna fare un passo indietro». Siamo in tempo?Roberto Perrone19 luglio 2009