CORSARI D'ITALIA

Venti di guerra!!!


 Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra. (Marco Tullio Cicerone). La storia insegna che nessun popolo sia stato in guerra per quel superiore senso di giustizia che spinge a liberare genti dalle oppressioni di reggenti cattivi e ingiusti. Ed è sempre la storia a presentarci cinicamente la realtà lucida e inequivocabile dei risultati di una guerra. Il benessere. Nel 1929 gli Stati Uniti vivono la grande depressione, F.D.Roosevelt capisce e rende concreto l’ingresso degli Stati Uniti in guerra per venir fuori dalla crisi economica che lo attanaglia. Quale migliore occasione se non il famoso attacco di Pearl Harbor, presentato come una vigliaccata e comodo come ius ad bellum? De Gasperi sfrutta il Piano Marshall per la rinascita economica italiana, conscio che buona parte dei vecchi, dei bambini e due generazioni di giovani erano morti, l’Inps poteva risanare i suoi debiti e il lavoro nella ricostruzione italiana era garantito. Il boom economico. La dottrina kenyesiana ci spiega come la spesa pubblica sia l’unico stratagemma valido per uscire da una crisi economica, quale spesa migliore se non quella militare di una guerra rimane il miglior modo rapido e veloce per riprendere uno stato economico fallimentare? 11 settembre  2001 la tragedia delle Torri Gemelle, “casualmente” salva George Bush dalla bancarotta, quell’orgoglio americano è risvegliato e la crisi passa in secondo ordine. Adesso è il turno di Obama trovare qualcosa che magicamente possa far uscire “l’impero” da quella situazione  economica catastrofica in cui versa. Obama è convinto che l’America stia perdendo quel ruolo di leadership sullo scenario mondiale. L’instabilità economica internazionale e l’aumento del cambio dollaro sui mercati mondiali condita da un’alternante situazione politica richiedono un’America economicamente salda che faccia da giudice e garante, ma le risorse vacillano la crisi, le banche, il fiscal cliff e il progressivo deterioramento dello stile di vita americano inducono la Casa Bianca all’uso di strumenti politici, finanziari e tecnologici utili a creare instabilità nel mondo. L’Eurozona offre terreno fertile alle opinioni di una guerra imminente, l’agenzia Reuters ha rilanciato la tesi di Kyle Bass, dell’Hayman Capital Management, che proprio il default dei Paesi periferici dell’Eurozona è la base di partenza per un quadro pericoloso.  Bass afferma “Non so dire con esattezza chi combatterà chi, ma sono convinto che assisteremo allo scoppio di guerre e rivoluzioni, non certo piccole”. Stiamo assistendo a uno stato di conflitto multiregionale ad alta intensità, alimentato da guerre tra nazioni e guerre civili sospinte da un falso ius in bello che spazia da crisi di religioni a uno stato endemico di miseria nate dalla decrescita dei sistemi produttivi e da una falsata acquisizione di benessere di altri paesi limitrofi. In uno stato di crescente degrado sociale il venire a conoscenza di paesi dove si servono cibi per gatti su vassoi d’argento spinge e accende fantasie e rancori tali dal pensare a un’invasione silente e di massa. Il processo d’integrazione continentale gestito in maniera utilitaristica personale ha portato a uno stato di speculazione apolide non più sostenibile da stati come l’Italia e l’Europa, trasformate in una polveriera pronta a implodere. Le differenze sociali sono sempre più massicce e i toni politici sempre più aspri portano i popoli a una violenza inconscia e deleteria, scontri e attentati sempre più devastanti insanguinano il vivere quotidiano e portano all’esasperazione. Le strategie politiche di politici in fase di declino inaspriscono le uguaglianze tra popolazioni autoctone e quelle immigranti, come anche il perbenismo falso e suadente di chi permette la discriminazione a favore di un’integrazione imposta e perversa.  Il concetto che la fame va e viene ma la dignità umana è unica comincia a esser un principio obsoleto, contrastato da quello che tutto è concesso quando si è schierati in un dato ordinamento politico. Se si permette, che l’egemonia di poteri economici sociali incomba su altri, si dimostra solo la debolezza e il sottosviluppo di una categoria o di un popolo ed è la guerra che ne scioglie il quesito con la forza delle armi. Una guerra è di certo la soluzione di tutti i problemi, il dopoguerra porta a uno stato di ripresa economica anche negli stati più colpiti e costretti a politiche d’invasione, la Germania docet, ma è altresì vera la citazione di Adolf Hitler: L'inizio di ogni guerra è come aprire la porta su una stanza buia. Non si sa mai che cosa possa esserci nascosto nel buio.Ci aggiorniamo amici... ci aggiorniamo!!!