corsa y mucho mas

ecomaratona dei Marsi 2010


Ho recuperato dal precedente blog la cronaca dell'ecomaratona dei Marsi del 2010, potrebbe tornare utile a chi si accinge a correrla Ecomaratona dei Marsi, 9 maggio 2010Per tredici volte non avevo colto l'occasione di correre l'ecomaratona dei Marsi ed alla quattordicesima edizione non mi sono lasciato sfuggirequesta opportunità. Delle prime edizioni non avevo neppure idea di cosafosse un'ecomaratona, anche se già correvo e mi era capitato di correrenel Parco Nazionale d'Abruzzo (per allenamento) e di dovermi confrontare con 3 cani da pastore candidi ed abbruzzesi di questa gara nulla sapevo.             Trascorsero gli anni e giunse il richiamo della corsa in montagna dove in molti camminano e la maggior parte resta a sentirne parlare. Il richiamo dei Monti di Palermo, dei Sicani, delle Madonie e appena ieridegli Appennini!             Collelongo ci accolse come ambasciatori di monti fratelli, con un po' di pioggia, l'aria pungente di 900 metri di quota e generoseporzioni di cibi semplici (cosa di meglio può desiderare un aspirantecorridore di montagna?), un tetto di nuvole ed un abbraccio di pendicicompletamente verdi di boschi.             Già all'imbrunire le nuvole lasciarono spazio a cime innevatecolpite da raggi di luce arancio e rosa, quasi a prometterci chel'indomani sarebbero state altrove.             Effettivamente al mattino il cielo era terso, i boschiverdeggianti, abbandonai i propositi di maniche lunghe per lacanottiera, mentre mi recavo alla mensa scolastica dove era allestita la colazione, la sera prima pasta con ragù e salcicce con patate e caroteerano state menù gradito, con anche il sindaco a dare una mano asporzionare o travasare il vino, ora ciascuno si preoccupava di lasciare tutto in ordine una volta finito di mangiare.             Oltre a quelli già presenti la sera prima, numerosi affluivano ipodisti delle strade sporche di fango, aguzze di pietre e viscide difoglie, meno numerosi del solito ci dicono per via di un'altra garatrail programmata in zona tra non più di due settimane, ma a questeconcomitanze che non aiutano nessuno si troverà modo di ovviare ilprossimo anno.             Il corridore di montagna si riscalda senza stress, senza allunghi forsennati, senza andature, senza saltelli scomposti, lui corricchia,qualche allungo in salita per sentire la gamba e ci si ritrova asalutarsi prima della partenza, qui unica per la gara breve (Archeorun17 km) e quella lunga (Ecomaratona dei marsi 42 km+ altri due),pettorali rossi e neri. Inno nazionale e partenza, breve giro in paese e via per piste sterrate nella zona archeologica, boschi di querce eprati vasti, salite e discese corribili con i primi a darsi battagliadai primi metri, con le montagne là ad attenderci. Saluto franscesco(come abbia fatto a non sporcarsi di fango è un mistero) chegiovanissimo festeggia il suo arrivo al diciassettesimo stupito che pernoi ancora tutto il meglio resti da essere scoperto, ma tra non molto lo vedremo sulla distanza lunga. La strada si inerpica in una valle allespalle del paese, la prima delle donne imprime un ritmo forsennato, ioproseguo del mio passo. Proseguo alternando la corsa a passi ravvicinati alla camminata leggera dove è più pendente. Il bosco di querce lasciail posto all'acero ed infine al dominatore assoluto: il faggio. Fiori in ogni angolo illuminato dal sole, vengo ripreso da un altro podista, manon mi preoccupo sto bene al ristoro bevo e mangio un pezzo di aranciada fermo, riparto un un'altro podista incollato alle calcagna. Ilsentiero lascia il posto a una pista scorrevole e larga riacciuffiamo il senese che era partito di gran carriera, abbiamo superato metà gara ela strada riprende a salire, ne supero un paio ancora in salita, midicono che tra poco ci sarà una pietraia tostissima, vado leggeroall'ombra dei faggi. Nello stesso tratto si tornerà ed incrocio i primimagri e veloci, incito gli amici, ed anch'io li imito forzando un pò.Al mio ritorno incontri gli amici che si godono di più il bosco, e lìricomincia la salita con la pietraia oltre il limite del bosco. Tra lepietre ciuffi di erba e muschi rigogliosi, viole viola e gialle, piccoli fiori bianchi dai quattro petali, due maglie rosse un po' più su, una è una ragazza. Sono sulla cresta, la piana del fucino è una scacchiera di campi coltivati, dall'altro lato i boschi a perdita d'occhio del Parco, lì oltre le cime innevate, forse i lupi e gli orsi marsicani ciosservano non visti. Discesa ripida, tra le pietre ed i ciuffi d'erba,ho il passo inaspettatamente leggero, rifornimento prima di entrare nelbosco di faggio con le foglie viscide, cerco di riprendere un buonassetto di corsa, le due maglie rosse sono sempre più vicine, trattitecnici con rocce e radici mi fanno ancora guadagnare terreno. Ilbosco di faggio lascia il posto alle querce, all'acero, alla rosa canina su un sentiero stretto che assomiglia a quelli su cui corro più spessoerba, terra e pietre in leggera pendenza. Sorpasso con decisione comefarebbe il mio amico keniano dell'uditore, e non mi volto più indietro,sulla stradella ripida e pietrosa il cartello 41 km mi fa pensare dipotere cullare l'idea di avvicinarmi seriamente al limite di quattroore, al successivo cartello poco dopo il guado, mi rendo conto che peril paese ci vuole ancora un po', non demordo.Incrocio l'ambulanza che slitta in salita sul ghiaino, ancora poco e sono sull'asfalto.  Un lupo ed un orso mi salutano da un murales, all'incrocio successivovedo gli degli sponsor tecnici, ma le frecce a terra ed i volontari miindicano si seguire sulla sinistra e urlano ancora un chilometro emezzo. In fondo al paese si gira e si riattacca un 400 in salita con gli striscioni da accoglierti dal verso giusto, tra le transenneaeroplaneggio mentre lo speaker mi annuncia quale ambasciatore delleMadonie e Annamaria (organizzatrice sopraffina) è già pronta con lamedaglia di partecipazione. Quattro ore e quattordici, solo in altri 20si sono divertiti per meno tempo rispetto a me...