corvo rosso

Ieri il neo capogruppo di Futuro e Libertà Italo Bocchino ha ribadito la indisponibilità ad alleanze


...con la sinistra e con Di Pietro. D’altra parte per Fini, rinnegare il bipolarismo sarebbe rinnegare se stesso. Questo lascia sostanzialmente inalterato lo schema politico che resta bipolare sia pure indebolito dalla “anomalia” finiana. Il bipolarismo zoppo tuttavia sorretto dalla vigente legge elettorale cancella definitivamente l’ipotesi centrista in passato accarezzata da Casini e sconfitta alle politiche ed alle regionali. La novità sarebbe la “area di responsabilità” nata alla Camera dalla convergenza astensionista di FeL e Udc sul caso Caliendo. Con essa potrebbero cambiare i rapporti di forza col Pdl incalzato dalla Lega al nord e daFini e Casini al sud.  In questo senso l’”anomalia finiana” resterebbe tutta dentro il centro destra la cui natura troverebbe un solido aggancio meridionalistico e lascerebbe fuori  gioco la sinistra, che, tra Veltroni, Vendola, Grillo e  Di Pietro, non potrebbe dar vita neppure ad un cartello elettorale.  Finirebbe nel cestino l’idea dalemiana, recentemente rilanciata dalla Turco e accarezzata da Bersani, di proporre Casini premier in un’allenza di centro –sinistra, preclusa sia a sinistra (Vendola e le frange più radicali non ci starebbero mai) che al centro con un Casini che archivia il “grande centro” ed apre ad un negoziato con Berlusconi. Ma se il quadro fosse questo non sarebbe quello migliore per Berlusconi e Bosssi costretti a subire le condizioni di Fini e Casini su temi  decisivi come il federalismo e la riforma della giustizia. Tra l’altro Berlusconi si esporrebbe al rischio di accordi separati tra Lega e “area di responsabilità”, ad esempio sull’attuazione del federalismo, restando col cerino acceso in caso probabile di rigetto del “legittimo impedimento” da parte della Consulta prima della fine dell’anno. E con un Tremonti in grado di giocare a tutto campo. Perché mai il Cavaliere dovrebbe accettare questi rischi e non rovesciare il tavolo, puntando a nuove elezioni? Certo non è semplice avere la certezza che le dimissioni del Governo portino allo scioglimento ma il Presidente Napolitano non è Scalfaro, Tremonti non è Dini ed al Senato Pdl e Lega hanno ancora la maggioranza. La decisione del vertice Pdl di ieri di chiedere la fiducia di Camera e Senato su un programma forte di quattro priorità non sembra risolutivo perché la questione riguarda il contenuto delle riforme (sui titoli sono tutti d’accordo) e la definizione dei contenuti   sono il terreno migliore per esercitare tattiche dilatorie. Basti per tutti l’esempio del ddl sulle intercettazioni prima svuotato e poi rinviato.  Accetteranno mai Berlusconi e Bossi di farsi cuocere a fuoco lento dai due dioscuri ex alleati? i quali potrebbero decidere di sostenere il Governo fino a quando fa loro comodo per staccare la spina quando fossero in condizioni di dare scacco al re. D’altra parte dopo tutto quello che è successo  è impensabile una retromarcia di Fini verso Berlusconi. Dunque, per quanto traumatica e non brillante per il centro destra, le elezioni anticipate restano una prospettiva molto probabile. Anche se poi in politica non si può mai dire. Appena qualche mese fa Berlusconi aveva in Parlamento  un esercito rafforzato dallo strepitoso successo delle regionali. Mercoledì la maggioranza non c’era più e sul voto contro il sottosegretario Caliendo, un “caso” inesistente, nasceva un nuovo gruppo e nuove opzioni. Tutto dunque può ancora succedere anche se è difficile che agosto porti consiglio.