femminile plurale

capitolo sedici - Un tranquillo week-end di paura


Il bonazzo incombe tra noi dalla sera al Beguinthebeguine e ci divide. Francesca fa la risentita perché: “Non è possibile che con la penuria di maschi che c’è voi vi lasciate scappare questo gioiello. Posso giustificare Elisabetta, anche se NON LA CAPISCO!, ma te, che non hai nessuno, proprio non ti perdono”, dice con quel suo tono tra dolente e preoccupato che mi urta i nervi. Lei sa sempre cosa è giusto per gli altri. Se potesse trascorrerebbe le giornate dispensando suggerimenti per migliorare la qualità della vita di chiunque nel senso di appiattirla verso una frastornante mediocrità. La vedrei bene come Lucy con un banchetto di Psychiatric Help, solo che lei è più per i consigli di carattere formale che fanno vivere meglio la facciata dell’esistenza.“E’ andato a Milano per lavoro” invento e mi arrabbio con me stessa perché in qualche modo mi sto giustificando.Sto suturando la fronte di una signora che ha dato le corna con vigore contro la finestra nell’ammirevole impresa di lavare la serranda. Cucio con un ago numero cinque che è sottilissimo. Le faccio un orlino a giorno che non le lascerà tracce. Cinque punti e ad ogni punto mi domando cosa possa spingere una ragazza di trentun anni a pulire le serrande. La risposta viene da sé guardando Francesca: il bisogno di adesione. Essere accettata dalla grande famiglia delle donne perbene e approvata incondizionatamente. Se una come Francesca ti disapprova hai chiuso in una società minuscola come questa.“Non le ha mai detto nessuno che di mattina si può andare a passeggiare sulla riva del mare?” le chiedo.“Ma che dite, dottoressa?!” esclama lei tra lo scandalizzato e il canzonatorio. Non sono ancora abituata al ‘voi’ che si usa quaggiù ma conosco bene quel tono beffardo e stupidotto che è uguale a ogni latitudine. “Per l’allegria il pianeta nostro è poco attrezzato”. Rimugino su Majakovskji quando appare Occhi-di-cannella radiosa come una sposa. E scusate la rima baciata.“Ieri mattina abbiamo litigato e lui ieri pomeriggio mi ha telefonato!!!” dice con enfasi mentre finisco il ricamo. “Lo amo talmente tanto che là per là non ho riconosciuto il numero sul display”, continua in estasi. Forse perché usa sempre il telefono dell’ospedale?, penso. Glissiamo per favore sulla tirchieria perché essendo assodato che lui è il principe azzurro di questa seminferma mentale, lei non accetta nemmeno in via ipotetica che possa esserlo. Noblesse obblige.“Ha chiamato per invitarmi a cena. Ci siamo dati appuntamento in città, vicino a casa sua”. Radio sarcasmo comincia a trasmettere cattiverie riguardo all’attaccamento al denaro del nostro eroe. Probabilmente le suggerisce anche a Francesca che non riesce a trattenersi: ”Sai che la convenzione di Ginevra impone ai maschi di andare a prendere sotto casa le femmine?” “Lo ha fatto per evitare che qualcuno vedendoci potesse fare pettegolezzi”, sbuffa Cannella, convinta.“Ah, vabbè, se è così…”, ironizzo senza che lei recepisca.“Racconta nei dettagli”In sintesi, pare che Culapponte sia arrivato con cinque minuti di ritardo, una bella camicia, scarpe da vomito e senza macchina. Da vero sorcio.“E tu non te ne sei andata al cinema con un’amica?”Naturalmente no. E’ talmente soggiogata che deve aver deciso di grattare sotto la scorza per trovare il capolavoro. Come facciamo tutte.“Dove ti ha portata?”“Al ristorante macrobiotico”Momento di asfissia perché io il ristorante macrobiotico lo conosco e so che è il trait d’union tra un tempio e un carcere. Arredamento ridotto all’osso, luci al neon – giusto per non farti illudere sulla possibilità di creare un’atmosfera –, cameriera androgina in versione kapò che ti martella le nocche se solo fai per rispondere al cellulare che nessuno all’ingresso ti aveva detto di tenere spento.“Chi di voi è vegetariano, scusa?”“Nessuno”, fa l’insufficiente mentale.Radio sarcasmo riprende le trasmissioni ma io stacco l’audio perché non voglio ripensare al dessert a base di raccapricciante gelato al riso e soprattutto non voglio pensare che in quel ristorante sono andata con Luca quando è venuto quaggiù prima che fra noi finisse. Perché io sono vegetariana, non perché lui è tirchio.Che cavolo di attrazione eserciteranno mai i ristoranti salutisti sugli innamorati è argomento degno di approfondimento. Dev’essere per quella sorta di richiamo alla purezza che emana dalle pietanze che vengono offerte o per gli invitanti riferimenti alla contentezza che fanno capolino dai nomi che scelgono i ristoratori: “Il sedano allegro”, “La cipolla gioiosa”, “Il carciofo raggiante”.Finisco di suturare in uno stato sturm und drang. Ma perché, dico io, Luca mi fa ancora questo effetto?