femminile plurale

cap.35 - La guerra dei Roses -


Per festeggiare la mia guarigione la Gnoma ci ha invitato a casa sua per un tè. “Solo tra donne. E vi tratterò come sorelle…senza pompa magna”. Un brivido di imbarazzo ci percorre la schiena perché oscuramente per qualcosa più di un attimo ci sentiamo solidali con Caino. Gloria non viene perché è stagione di  erbaggi officinali e va col musicista per i campi. Faranno sacchettini profumati o bouquet garni o composti per tisane, non l’ho capito ma tanto per me è la stessa cosa. La invidio perché ha quasi sessant’anni e ha rimorchiato uno davvero giusto, mentre io…lasciamo perdere che è meeeglio!La casa della Gnoma è un inno al barocco: stucchi e dorature spadroneggiano tra tavoli, sedie e trumeaux finto impero di una pesantezza esasperante. L’eccesso di sculture sovradimensionate raffiguranti animali ci fa andare per storto il tè alla pesca al punto che dopo l’inevitabile disamina delle ultimissime di Radio Serva International, noi Coccinelle decidiamo di spostare quei mobili truculenti per dare all’insieme un aspetto meno pesante (sia ben chiaro: non più leggero, solo meno pesante). Animate da sacro fuoco di giustizia estetica, senza dare il tempo alla Gnoma di capire quello che sta accadendo in casa sua, schiaffiamo in un angolo scuro una consolle a ripiani e la riempiamo con le sculture zoologiche – elefanti che si azzannano, leoni pronti all’attacco, papere pronte a covare, aironi pronti a fare qualcos’altro, forse la cacca -. “Belli, vero? E pensare che nel negozio li stavano buttando. La gente non capisce proprio niente”. Noi assentiamo compunte mentre continuiamo imperterrite ad ammassare il serraglio pensando che non sarebbe male un periodo in un istituto di rieducazione (magari progettato da Alvar Aalto) per la salvatrice di statuine vomitevoli. Con furia togliamo di torno gigantesche lampade a stelo (dorato), cachepot di dimensioni olimpioniche e battaglioni di stucchevoli bomboniere di cristallo farcite di fiori finti. Raggruppiamo le atrocità per categorie (nomi, città, animali, piante) e per materiale (oro, incenso, mirra) tra i mesti “Pultroppo” della Gnoma che oltre al buon gusto non possiede i rudimenti della lingua italiana e neppure di quella francese perché un giorno è entrata nella mia gioielleria (più che un negozio un luogo di culto custodito da due vestali alte, esangui, elegantissime) a chiedere un ‘golier’ (oltretutto pronunciato con la erre finale). Spostiamo e nascondiamo per due ore di seguito quasi senza parlarci. Alla fine il risultato è soddisfacente: siamo riuscite ad appannare i baluginii dell’oro. La casa sembra quasi sobria. La Gnoma gongola al pensiero del figurone che farà con le cognate quando andranno a trovarla. Noi, stanche ma felici, ci abbattiamo sui sedili della mia Fiesta e andiamo ad abbuffarci di struncatura (il nome è terribile  ma si tratta solo di pasta integrale).