femminile plurale

cap. 93 - Il grande freddo -


Dopo qualche giorno ho quasi dimenticato il motivo della mappazza che ho dentro allo stomaco giorno e notte, dico quasi perché la mia faccia spiritata e tirata (sono un incrocio tra Morticia Addams e zio Tibia) non mi permette l’oblio vero e proprio. Sono al supermercato quando squilla il cellulare.“Adriana, ciao, sono Biagio”Sudo vergognosamente, mi viene la tachicardia con numerose extrasistoli e anche una leggera sindrome vertiginosa. “Ci sei?” continua con  voce  flautata e un po’ troppo allegra, cazzo! che sono io che mi opero e sto una zozzeria e un po’ di rispetto non ci starebbe male! Una voce di circostanza, come ai funerali ci vorrebbe!“Sì” alito io.“Allora, se per te va bene, sabato mattina vieni, fai tutte le analisi e poi te ne torni a casa (lo dice col compiacimento del mecenate) e poi lunedì mattina alle otto torni e io ti opero subito” Tace un attimo e poi riprende: “Ti va bene?” Ho voglia di strozzarlo. Perché, mi andrebbe di chiedergli, c’è un’alternativa? No, non mi va bene come la mettiamo? Vieni a operarmi a casa mia? Ti fai asportare l’utero al mio posto? Assoldi Silvan perchè me lo faccia sparire con una magia o chiami un santone e me lo fai rimuovere per telecinesi?“Certo che mi va bene” mormoro con quello che rimane della mia voce e poi corro in ospedale a cercare le Coccinelle e Dario che è l’uomo più calmo e rassicurante che io conosca. Le Coccinelle non sono in Pronto Soccorso e Dario sta facendo un ecocardiogramma quando io irrompo nella stanza, ovviamente, senza bussare. La stanza è impregnata del suo odore di buono e questo basta a riportare la mia ansia a livelli medi. Sì, Dario odora proprio di mamma.“Dai Adriana, non potresti essere in mani migliori. Di che ti preoccupi?”“Non mi sto preoccupando, me la sto facendo addosso: è diverso.” Lui non risponde e io continuo il lamento.“Prometti che verrai dopo l’intervento a vedere come sto…non mi fido dei chirurghi, non capiscono niente di medicina…prometti, ti prego”.“Ma sì, stai tranquilla, lunedì mattina appena smonto dalla notte vengo a darti un’occhiata”.“Controlla che non mi bombino di antidolorifici chè io non li smaltisco”.“Va bene”.“Perché tanto io il dolore non lo sento ma le medicine sì”, insisto in preda ad un attacco di ansia e panico come non se ne sono visti nemmeno nei film della serie Airport.“Va bene”“Sicuro? Posso stare sicura?”“S씓Mi posso fidare di te?”“Sì” “Allora vado?”“S씓Ho paura”“Lo so”, fa lui con la pazienza che lampeggia  in riserva.