femminile plurale

cap. 97 - Uomini, uomini, uomini -


Non sono spirata. Ma c’è mancato poco. Stamattina sono andata in ipoglicemia grazie a quarantotto ore continue di digiuno e poi mi è partito un mal di testa condominiale grazie alla pompa antalgica (o bomba? quattro Lixidol, tre Fortradol e una morfina) che mi è stata attaccata per non farmi sentire dolore. In effetti, alla pancia non ho sentito niente, ma ho compensato sentendo di tutto in tutto il resto del corpo e in più, con ogni probabilità, emergerò da questo intervento tossicodipendente.Con gli occhi chiusi, in uno stato di continua semincoscienza ho sperato che sulla porta apparisse la sagoma di Dario anche se nella mente confusa si affacciava con la fisionomia di Luca. Se non fossi stata così precipitosa, così intransigente, avrei avuto lui accanto a me, anzi mi avrebbe proprio addormentato lui e ora non sarei stata così male. Avevo urgente bisogno di qualcuno affidabile che prendesse in mano le redini della mia salute mentre le Coccinelle, dimenticando di essere medici, intrattenevano brillantemente gli ospiti, mangiavano biscottini e bevevano aranciata e tè freddo senza occuparsi di me.  Francesca ed Elisabetta, infatti, non sanno fare troppe cose assieme. Ricevere degnamente la gran massa di visitatori era il massimo impegno che potessero portare a compimento. Per fortuna Alberto oltre ad essere un bravo chirurgo estetico è anche un bravo medico e si è reso conto che il successo dell’intervento stava per essere inficiato dalla mia dipartita per futili motivi legati agli elettroliti e alla glicemia e ha provveduto.Ho continuato fiduciosa ad aspettare Dario che aveva promesso, ma lui non ha neanche telefonato.I maschi, evidentemente, hanno un’idea tutta loro dell’amicizia. Forse ha ragione Billy Cristal.“Forse lo hai sovrastimato”, dice Marcello vedendo i miei occhi da Lilli e il vagabondo.“Oh, no, no”, inorridisco. “Gli sarà sicuramente capitato qualcosa. Dario è una persona perbene”“No”, abbaia Francesca, “Dario è solo un pusillanime che ha mandato giù a memoria decine di testi di medicina. E’ qualcuno solo quando indossa il camice, appena se lo toglie è una nullità”“No, no, ti sbagli, non lo conosci, è un uomo buono. Ti sei dimenticata quanto tempo ha perso ad insegnarmi tutto quello che sa di aritmologia?”“No, non l’ho dimenticato e  visto che siamo in argomento ti dico che non lo ha dimenticato nemmeno lui e non permette a nessuno di dimenticarlo perché ogni occasione gli torna buona per ricordare a chiunque che il poco che sai lo devi a lui”. Si porta di scatto una mano alla bocca, ma ormai le parole sono rotolate fuori e stanno sospese nell’aria, fra noi.“Mi dispiace, non volevo”, dice venendo a sedersi sulla sponda del letto e prendendomi una mano. “Davvero, mi dispiace, ma è che tu gli vuoi talmente bene e lui è talmente gretto e indegno che non ho resistito”.“Se le cose stanno davvero così”, dice Marcello, “avresti fatto bene a parlare prima. E’ giusto che lei sappia dove ha riposto il proprio affetto”.“In un vespasiano, ecco dove”, rincara la dose Elisabetta. “E’ vero che ti ha insegnato l’aritmologia ma lo ha fatto solo perché lo faceva sentire importante agli occhi di tutto l’ospedale” Ok, ok. Ricevuto, Terra. Passo e chiudo.