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Creato da: sareva82 il 29/06/2009
commedia romantica in ospedale vista mare

 

 
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cap. 81 - Amore e chiacchiere -

Post n°84 pubblicato il 27 Agosto 2009 da sareva82

Voglio mori’. Mi sento come prima di un esame. Rimuginando su quello che forse mi dirà e quello che sicuramente gli dirò per riempire i vuoti, lascio l’autostrada e imbocco il lungomare. Ormai sono talmente vicina al luogo dell’appuntamento che quasi quasi sentirei il suo profumo se solo ne avesse uno (come posso amare un uomo che non ha odore? non lo so ma sorvoliamo). Per bloccare sul nascere un conato di vomito telefono a Luciano mentre parcheggio. Mi ordina di fare respiri lunghi e profondi e di smetterla con le paranoie perché LUI non è altro che un uomo. “MACCHEDDICI? LUI è il mio SIGNOR STUPENDO e io mi sento una zozzeria, credimi Lu’. Sono brutta, pallida e ho pure le rughe” piagnucolo in un accesso di ocaggine isterica mentre chiudo la macchina e mi accingo a percorrere i cinquanta metri che mi separano dal traguardo. Mi vengono in mente i fratelli Abbagnale. Cosa sentivano mentre remavano per raggiungere la medaglia d’oro? Mollo per un attimo l’ansia e sprofondo in un dubbio: Carmine Giuseppe e Agostino hanno mai vinto assieme? Ricordo che Agostino ha vinto l’oro a Seul nell’88 col quattro di coppia e sono quasi sicura che Carmine e Giuseppe abbiano vinto sempre col 2con. Quale che fosse l’equipaggio, sono sicura che agli ultimi cinquanta metri non sentivano quello che sento io in questo momento. Nonostante sia partita con un anticipo che mi metteva al riparo da ogni possibile imprevisto, per non arrivare per prima ho accumulato sul finale quel minimo ritardo che mi garantisce di non arrivare con la bava alla bocca per il desiderio di vederlo.

Il dubbio sugli Abbagnale si fa sempre più pungente, così telefono a mio figlio che da ex canottiere conosce a memoria risultati tempi e pure abitudini igieniche dei fratelloni. Sciolto il dubbio: non hanno mai vinto insieme sullo stesso armo. Tolgo la comunicazione e mi accorgo di essere a pochi centimetri da LUI…C’è e io non ho nemmeno avuto il tempo di accorgermi della sua presenza. Mi saluta con un sorriso e un bacio sulle guance. WOW!!! Il fatto che non mi abbia esaminata e bocciata al primo sguardo mi fa sentire quasi vincente (non ancora medaglia d’oro ma con mezza barca di vantaggio).

Entriamo nel locale. Devo accettare la saletta per fumatori e questo mi rende intrattabile perché io non sopporto la puzza di fumo che poi rimane imprigionata tra i capelli e sui vestiti per giorni. Mentre ci mettiamo seduti decido confusamente di fargliela pagare perché fondamentalmente sono una deficiente infantile e così mi metto a parlare di Luca che sarà una vita che davvero non ci penso più ma in qualche modo devo pareggiare quello che ritengo un insopportabile sopruso. Gli dico che lo amavo follemente e che ci siamo lasciati perché fumava troppo e anche perché lui non era d’accordo sulla mia idea di trasferirmi al sud e poi un giorno per telefono lui mi ha accusata di essere gelosa e io mi sono indiavolata perché sì, è vero che sono gelosa, ma: 1°) lo sono con classe, cioè senza farmi accorgere, 2°) non sta affatto bene farmi tana; e così ci siamo insultati e poi lui non ha più voluto che stessimo insieme e non ha più neanche voluto vedermi e io sono stata male da morire.

Sì, sono infantile e deficiente.

O forse non sono così terribilmente innamorata come voglio farmi credere. MACCHEDDICO!!! Se al solo vederlo lo stomaco mi si è rattrappito e il cuore si è sciolto come un panetto di burro dimenticato nel bagagliaio a luglio (mi è successo davvero e per riuscire a togliere dalla macchina l’odore di creperie ci sono voluti due mesi)!

No, parlo di Luca solo perché voglio essere tremenda per metterLO alla prova perché io ho bisogno di misurare la profondità dei sentimenti degli altri attraverso  la loro capacità di sopportazione. Smetto di parlare quando squilla il cellulare. E’ ancora Antonello che ha deciso di non venire in quanto il dibattito si è fatto troppo vivace. “Bene, dico, ci vediamo in sala”.

Il Signor Stupendo chiacchiera, no, più che altro si piange addosso. Si lamenta nell’ordine:

di non aver pranzato;

di non pranzare quasi mai;

di essere molto solo;

di dormire poco.

 

 
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