apocalisse 2012

Monicelli e la Rivoluzione


Non e’ un caso che Monicelli proprio ieri si sia buttato dal balcone dell’ospedale dove era ricoverato , quando wikileaks rendeva pubbliche le verita’ demolitrici. Monicelli era un rivoluzionario e un coraggioso. Non aveva paura di morire e ha deciso di morire perche’ sapeva che il mondo avrebbe parlato di lui e delle sue idee e si e’ immolato, a 95 anni, per darci il coraggio di fare la rivoluzione.Nessuno osa dire che si e’ ucciso perche’ depresso, ma in TV stanno rimandando in onda le sue interviste, come quelle che sono qui di fianco, sulla sinistra del vostro schermo.  Lo sapeva e, non avendo piu’ nulla da perdere, ha fatto l’unico gesto che gli rimaneva per dirci… “e’ il momento, cogliete l’occasione, o andra’ tutto a ramengo e sarete responsabili voi tutti che sperate che le cose si risolvano con un cambiamento minimale. Rivoluzione vuol dire cambiamento radicale!”Non possiamo ignorare che il momento e’ favorevole per una rivoluzione… non possiamo neppure ignorare che sta gia’ avvenedo, la rivoluzione.  Gli studenti, gli operai, gli immigrati, salgono in alto, sui monumenti, sui tetti e sulle gru per far sentire il loro appello a rimuovere le ingiustizie, a cambiare il sistema, e mobilitano cosi' le coscienze con dimostrazioni nonviolente. Non possiamo ignorare i libri, i giornali, le trasmissioni televisive che denunciano i misfatti, le collusioni e le connivenze criminali, le truffe e gli abusi delle caste. Non possiamo ignorare neppure l’impatto che avranno le verita’ rivelate da wikileaks, gli effetti collaterali che avranno sulle relazioni internazionali,  sulla fiducia e il rispetto dei popoli per i loro leaders e governi.Purtroppo, nella nostra cultura occidentale, per le esperienze del passato, la parola rivoluzione e’ intesa come rivolta violenta del popolo incazzato, evoca immagini di disordini, di scontri, di guerre civili, di tiranni e gerarchi ammazzati pubblicamente, di eroi guerrieri che salgono al potere e dettano le regole del nuovo regime che sostituisce il vecchio. Non e’ il caso oggi di ripetere quelle esperienze. Aldo Capitini, un militante nonviolento di Perugia, religioso, antifascista e vegetariano , scriveva  "Non si può pretendere di tramutare il vecchio col vecchio, la legge con la legge, la violenza con la violenza...”  (POLITICA E TRAMUTAZIONE, nel "IL MATTINO DEL POPOLO" del 30/6/48)E ancora…" E' nella società che le trasformazioni radicali di struttura avvengono mediante una rivoluzione  che elimina tirannie, profonde ingiustizie, oppressioni. La nonviolenza tende a stabilire una società esente da qualsiasi oppressione, sfruttamento, violenza sul singolo, per cui essa propugnerà quei modi ( noncollaborazione ecc. ), che già inizialmente non significhino oppressione per nessuno, ma appello all'altrui ragione, e non la distruzione dell'avversario."  (RELIGIONE APERTA Pag. 158) Una rivoluzione è una serie di atti, di solito collettivi, rivolti a cambiare il possesso del potere, a trasformare le strutture sociali e politiche, a influire sugli animi delle persone. Ma ogni rivoluzione ha un suo carattere. E quella che noi sosteniamo ha il carattere di essere la più totale che sia stata proposta, non solo per gli animi nel profondo e per le strutture che debbono essere adeguate ad una società veramente di tutti, ma soprattutto per la convocazione di tutti ad operare il nuovo corso.  Non si tratta di formare un gruppo di convinti e di lanciarli nell'azione  ma di far partecipare tutti. (POTERE di TUTTI, pag.158)" Più volte fino ad oggi sono state fatte rivoluzioni, e ci sono quelli che vogliono anche ora fare una rivoluzione. Noi non abbiamo paura di questa parola, anzi ci diciamo senz'altro rivoluzionari proprio perché non possiamo accettare che la società e la realtà restino come sono, con il male, che è anche sociale, ed è l'oppressione, lo sfruttamento, la frode, la violenza, la cattiva amministrazione, le leggi ingiuste. Rivoluzione vuol dire cambiamento di tutte queste cose, liberazione, rinascita come persone liberate e unite."  (RIVOLUZIONE APERTA pag.9)Capitini era un pioniere del pensiero nonviolento italiano che si ispirava al Vangelo e alle imprese di Gandhi che in India, adottando strategie nonviolente, era riuscito a far arretrare un impero liberando il suo popolo.