Da ogni paese del mondo, giungono immagini di sommovimenti popolari, di scontri nelle piazze tra manifestanti e forze dell’ordine, di proteste e ribellioni.Che in ogni paese del mondo, in ogni stato nazionale, la classe politica e’ arroccata nei palazzi, assediata dal popolo che chiede lavoro, educazione e soprattutto verita’. Le caste al potere, indebolite dal crollo del consenso e della fiducia, si confrontano con ostilita’ e si dividono, con scarse prospettive di accordi e cooperazione.Nei bilanci degli stati entrano sempre meno soldi (rispetto a quanto entrava in tempi di crescita) e i governi sono costretti a fare tagli alle loro spese correnti, ai servizi ai cittadini, agli investimenti su tutti i fronti.La crisi e’ globale. Son finiti i tempi delle vacche grasse.Individui e famiglie stanno tirando la cinghia e quello che entra non basta a coprire le spese, pagare i debiti e mantenere lo stile di vita a cui si erano abituati. Fanno fatica, e il clima familiare e’ teso, nervoso… chi taglia cosa? Si rinfacciano le spese.Il sistema produttivo riduce la produzione per il calo dei consumi e degli ordini e quindi del fatturato… Ogni azienda si vede costretta a tagli ai costi, necessari per sopravvivere sul mercato competitivo, globalizzato, a ridurre il personale, aumentare le richieste di cassa integrazione, il precariato va in agitazione, molte aziende si trasferiscono o si stanno preparando, o a farlo, o a chiudere i battenti.Gli studenti e i giovani in cerca di lavoro, non vedono futuro e contestano le scelte dei governi e dei genitori.E’ vero? o non e’ vero? La foto in bianco e nero e’ nitida e impietosa, ma vera… l’analisi del CENSIS 2010, diffusa oggi lo conferma… l’italia e’ depressa e rassegnata. Chi ha seguito qui il filo del discorso, avra’ capito che io non sto fomentando la rivoluzione, non sono contro questo o quello, vorrei solo che, insieme, prendiamo atto che il cambiamento e' in corso e che questa 'rivoluzione' non sia traumatica e violenta.Non c’e’ bisogno di lottare contro… non si spara alla croce rossa. Prendiamo atto che il sistema dei sistemi sta tirando gli ultimi e dobbiamo pensare al dopo, prepararci a farne senza.Il Censis dice che dobbiamo tornare a desiderare… bene io, da nonviolento, da federalista ma non leghista, desidero l’unificazione europea e la liquidazione degli stati nazionali. Desidero non essere piu’ cittadino italiano, e solo cittadino europeo. Da cittadino comunitario, desidero una comunita’ europea di residenza che amministri il patrimonio comunitario, mi fornisca i servizi di buona qualita’ e mi chieda le giuste tasse per pagarli. Desidero che i cittadini residenti partecipino, con il sistema della democrazia diretta, alla gestione della comunita’. Desidero che le comunita’ siano membri dello stato federale europeo e che questo abbia un parlamento ed un governo che si occupi della difesa (fino a quando non creeremo un lavoro alternativo ai militari) degli esteri e poco piu’ e che faccia pagare una tassa giusta, che serva per i servizi alle comunita’.Desidero che le regole, le leggi siano poche e semplici e sia dato spazio e rispetto al buonsenso e alla coscienza etica dei cittadini. Desidero che la comunita’ decida quale sanita’, quale scuola, quali servizi darsi e si senta libera di sperimentare metodi nuovi e adatti alla cultura e al territorio.Perche’ pensare che un sistema di autogestione delle comunita’ scatenerebbe gli egoismi e creerebbe sperequazioni ingiuste. Perche’ non pensare invece che la liberazione dagli stati nazionali e dalla logica dei grandi numeri libererebbe, tra le comunita’, solidarieta’ e cooperazione, … la sussidiarieta’?In tempi di crisi generale come questa, dobbiamo pensare positivamente e creativamente, cosi’ potremo uscire dalla depressione e dallo sconforto e innestare un nuovo rinascimento. PS. per chi vuole approfondire, i links inseriti aprono altre pagine di blogs che ho postato, sul tema, su 'blogger'.
PRENDIAMONE ATTO...
Da ogni paese del mondo, giungono immagini di sommovimenti popolari, di scontri nelle piazze tra manifestanti e forze dell’ordine, di proteste e ribellioni.Che in ogni paese del mondo, in ogni stato nazionale, la classe politica e’ arroccata nei palazzi, assediata dal popolo che chiede lavoro, educazione e soprattutto verita’. Le caste al potere, indebolite dal crollo del consenso e della fiducia, si confrontano con ostilita’ e si dividono, con scarse prospettive di accordi e cooperazione.Nei bilanci degli stati entrano sempre meno soldi (rispetto a quanto entrava in tempi di crescita) e i governi sono costretti a fare tagli alle loro spese correnti, ai servizi ai cittadini, agli investimenti su tutti i fronti.La crisi e’ globale. Son finiti i tempi delle vacche grasse.Individui e famiglie stanno tirando la cinghia e quello che entra non basta a coprire le spese, pagare i debiti e mantenere lo stile di vita a cui si erano abituati. Fanno fatica, e il clima familiare e’ teso, nervoso… chi taglia cosa? Si rinfacciano le spese.Il sistema produttivo riduce la produzione per il calo dei consumi e degli ordini e quindi del fatturato… Ogni azienda si vede costretta a tagli ai costi, necessari per sopravvivere sul mercato competitivo, globalizzato, a ridurre il personale, aumentare le richieste di cassa integrazione, il precariato va in agitazione, molte aziende si trasferiscono o si stanno preparando, o a farlo, o a chiudere i battenti.Gli studenti e i giovani in cerca di lavoro, non vedono futuro e contestano le scelte dei governi e dei genitori.E’ vero? o non e’ vero? La foto in bianco e nero e’ nitida e impietosa, ma vera… l’analisi del CENSIS 2010, diffusa oggi lo conferma… l’italia e’ depressa e rassegnata. Chi ha seguito qui il filo del discorso, avra’ capito che io non sto fomentando la rivoluzione, non sono contro questo o quello, vorrei solo che, insieme, prendiamo atto che il cambiamento e' in corso e che questa 'rivoluzione' non sia traumatica e violenta.Non c’e’ bisogno di lottare contro… non si spara alla croce rossa. Prendiamo atto che il sistema dei sistemi sta tirando gli ultimi e dobbiamo pensare al dopo, prepararci a farne senza.Il Censis dice che dobbiamo tornare a desiderare… bene io, da nonviolento, da federalista ma non leghista, desidero l’unificazione europea e la liquidazione degli stati nazionali. Desidero non essere piu’ cittadino italiano, e solo cittadino europeo. Da cittadino comunitario, desidero una comunita’ europea di residenza che amministri il patrimonio comunitario, mi fornisca i servizi di buona qualita’ e mi chieda le giuste tasse per pagarli. Desidero che i cittadini residenti partecipino, con il sistema della democrazia diretta, alla gestione della comunita’. Desidero che le comunita’ siano membri dello stato federale europeo e che questo abbia un parlamento ed un governo che si occupi della difesa (fino a quando non creeremo un lavoro alternativo ai militari) degli esteri e poco piu’ e che faccia pagare una tassa giusta, che serva per i servizi alle comunita’.Desidero che le regole, le leggi siano poche e semplici e sia dato spazio e rispetto al buonsenso e alla coscienza etica dei cittadini. Desidero che la comunita’ decida quale sanita’, quale scuola, quali servizi darsi e si senta libera di sperimentare metodi nuovi e adatti alla cultura e al territorio.Perche’ pensare che un sistema di autogestione delle comunita’ scatenerebbe gli egoismi e creerebbe sperequazioni ingiuste. Perche’ non pensare invece che la liberazione dagli stati nazionali e dalla logica dei grandi numeri libererebbe, tra le comunita’, solidarieta’ e cooperazione, … la sussidiarieta’?In tempi di crisi generale come questa, dobbiamo pensare positivamente e creativamente, cosi’ potremo uscire dalla depressione e dallo sconforto e innestare un nuovo rinascimento. PS. per chi vuole approfondire, i links inseriti aprono altre pagine di blogs che ho postato, sul tema, su 'blogger'.