SUBOTAIBLOG

1977:il delirio continua...


Ci trovammo quella volta nell'aula magna di economia commercio,era maggio 1977 o giù di lì,in via Zamboni.Era stipata in ogni angolo, non c'era piu' posto a sedere.Avevamo preso la decisione importante,a cui lavoravamo da tempo: fare incontrare operai e "studenti",come 8 anni prima,nel '69,durante "l'autunno caldo". Con quel "movimento" non potevamo andare d'accordo,mancavano i presupposti di base...dovevamo spaccarlo in due ...Eravamo agli antipodi.Noi pensavamo che chi non voleva lavorare non doveva mangiare,come nella Russia del 1920.Loro volevano la mensa garantita.Loro rivendicavano il diritto,o meglio il privilegio,di lavorare il meno possibile ma di avere comunque uno stipendio garantito,a prescindere...Noi pensavamo che si doveva studiare e molto,perchè il padrone conosceva comunque più parole di noi...per questo lui era il padrone...Loro volevano il 30 garantito,a prescindere....Il 30 "politico"..Noi pensavamo di contare di più con la lotta nella società e in Parlamento con il voto.E di fare una volta per tutte queste benedette riforme come da consigli generali di GCIL-CISL-UIL che avevano varato un documento peso come un mattone ma dove c'era tutto..Ma proprio tutto..Loro volevano il posto letto garantito,il divertimento garantito e chi più ne aveva più godeva e guardavano con amore Toni Negri e il suo "Il dominio e il sabotaggio" quando aveva l'orgasmo da passamontagna calato sul viso...e sprangava ghignando professori e avversari politici spargendo ai quattro venti il verbo della rivoluzione della piccola borghesia.Noi avevamo imparato,a fatica,le regole della democrazia e cercavamo di garantire la libertà a tutti di parlare,anche se si chiamava Casini e sparava non di rado cazzate quando veniva alle assemblee...e veniva salutato con tre salve di "scemo..scemo"....e guarda dove è arrivato adesso...tra di loro si nascondevano perfettamente a loro agio brigatisti rossi e seguaci di Prima linea di Corrado Alunni....l'11 marzo,nel pomeriggio, durante l'assalto all'armeria in via Castagnoli sparirono 60 pistole e circa 200 fucili e solo una parte fu ritrovata...Noi con loro non potevamo certo andare d'accordo,erano piccolo borghesi frustrati ,molti provenienti da quel sud dove chi lottava sul serio veniva fatto fuori, desiderosi di ottenere privilegi e di godersela in una città grassa che li ospitava come "studenti fuori sede",con i genitori alle spalle che pagavano e pochissima voglia di spendere tempo sui libri..Noi evavamo operai o figli di operai e avevamo poco tempo da perdere e altrettanto pochi soldi da sprecare.Nell'aula magna di EC quel giorno avevamo portato la crema dei consigli di fabbrica,i dirigenti di base,gente che ci sapeva fare col tornio ma anche in grado di fare un comizio strappa-applausi,roba da mettere in crisi una camera dei deputati qualsiasi.I delegati della Ducati e della Menarini,della Sasib,qualcuno aveva fatto il partigiano..Era la classe oparaia..le tute blu.Quel "movimento" non si poteva recuperare,era di destra,anche se si ammantava di slogans scopiazzati dalla sinistra.Tra privilegi e massimalismo verbale,tra il ribellismo della Jaquerie e il maledetto vizio di tirare molotov come aveva fatto anche Francesco Lorusso poco prima di essere ucciso per motivi e in contesto che ancora non sono stati chiariti.Dopo l'assemblea di Comunione e Liberazione nell'aula di anatomia.Noi c'eravamo.E anche nei mesi successivi.E ci ricordiamo bene che a un certo punto del dibattito di quella mattina di maggio,più o meno, uno studente con il solito piglio studiato da leader sessantottino,attacca la solfa delle rivendicazioni della serie vogliamo il trenta garantito,la mensa garantita il posto letto garantito e un altro sacco di cose lunghe da raccontare.Eravamo a un punto di stallo e quello non la smetteva di enumerare le sue richieste sulle quali voleva l'assenso degli operai.Come mnimo,magari chiamandoli a una mobilitazione comune.Il clima era pesante e prima o poi qualcuno avrebbe dovuto dirglielo che eravamo distanti anni luce. Non ne volevamo sapere mezza di sgobbare una vita  per garantire loro bagordi e gozzoviglie no limits secondo la bibbia del nullafacente.Poi come per incanto un operaio alza la mano nodosa  e la agita con impazienza.Ottiene attenzione in un perplesso e problematico silenzio generale.-Compagni studenti-dichiara solenne-ho capito la vostra strategia e sono d'accordo con voi.Volete un sacco di belle cose garantite e forse è giusto che sia così..Ma c'è una cosa che non capisco.Perchè sempre solo voi all'università a godervi la vita e noi in fabbrica a lavorare come poveri fessi.Non si potrebbe da un certo punto in poi fare cambio?Voi venite a lavorare in fabbrica e noi veniamo a studiare all'università,non vi pare più giusto???-E diceva sul serio,non era una provocazione.Lo pensava veramente.C'era anche scritto nel libretto delle guardie rosse di Mao.Poi tutto andò in vacca e l'assemblea finì in gloria senza nessuna decisione storica e con molti mugugni, non poche invettive a qualche vaffa...E fu così che finì il primo sfortunato sforzo a Bologna per creare l'unità tra studenti ed operai.E nessuno ne parlò più.Ma una domanda ci rimase nella testa e fino ad oggi non siamo riusciti a soddisfarla:-Ma che accidenti c'entravano quegli studenti, con le loro parole d'ordine da figli di papà con la sciarpina di kashmeere,o quei sottoproletari con la faccia da galera  con la rivoluzione?Mah... .