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CAP 6-L'OCCUPAZIONE


La saletta era squallida come tutte le salette destinate alle riunioni in una sede di partito.Pareti bianche pitturate dai compagni co il lavoro volontario, ma annerire vicno al soffitto dal fumo delle molte sigarette fumate durante le riunioni "ristrette",quelle cioè destinate a pochi dirigenti per trattare cose riservate.I mobili di formica erano di un colore verdino neutro e anonimo e le sedie erano tutte diverse fra loro e probabvilmente venivano da qualche sezione che ne aveva comperate di nuove.Seduti in attesa dell'arrivo del funzionario responsabile dell'organizzazione c'erano sette uomini vetsiti tutti con giacca e cravatta anche se di varia foggia e colore.Fatto insolito per un ambiente come quello abituato a lla moda casual dei giovani figiciotti o ai maglioni e loden dei funzionari. I presenti mostravano un certo disagio ad ingannare l'attesa e si scambisavano qualche battuta a proposito dei fatti del giorno ma sempre con molta serietà e una punta di sussiego come se volessero comunque mantenere fra loro rapporti formali di lavoro.L'attesa fu presto interrotta dall'arrivo di un uomo sui dall'aria impegnata che varcata la soglia salutò tutti con un largo sorriso che doveva esere l'orgoglio del suo dentista. -Buongiorno e scusate il ritardo-esordì il nuovo arrivato girando gli occhi intorno per contare mentalmente i presenti. -Vengo da una riunione con il sindaco e abbiamo finito tardi perchè abbiamo parlato per telefono con il segretario a Roma e con il senatore che non ci hanno detto nente di buono.- Sette facce perplesse si guardarono ra loro e gli sguardi si incrociarono tra l'interrogativo e il te l'avevo detto io che le cose si complicavano.- Luciano era il responsabile dell'organizzazione del partito,come dire quello che si occupava delle faccende delicate e degli affari sporchi,vi trovava un lavoro se occorreva o una casa,dipende,una tessera per il cinema o il permesso di caccia in una delle riserve della Regione.Era una miniera piena di risorse . Accomodandosi nella sedia dietro la scrivania centrale vi appoggiò sopra un borsello voluminos e pesante insieme a un pacco ben tornito di giornali.Si tolse con calma il giaccone di camoscio,si srotolò la sciarpa e con studiata lentezza assunse un'espressione molto seria e disse -E' deciso per domani mattina alle 6,polizia e carabinieri occuperanno la zona universitaria con i blindati e un migliaio di uomni e quello che succede succede-Tutti rimasero in silenzio per qualche istante stupiti,poi tutti insieme iniziarono a porre domande come fossero a una conferenza stampa. -E se sli studenti resistono che succede-Chiese il dott.xxx ,sostituto procuratore e volto noto in città per le inchieste coraggiose che stava conducendo contro alcuni potenti intoccabili e sugli affari sporchi della compagnia dei telefoni. -Succede che ci scapperà qualche altro morto.-Rispose Giancarlo con freddezza -La situazione è gravissima,Cossiga non ha voluto sentire ragioni,ha capito che il partito è sotto scacco nella città dove siamo più forti e non gli pare vero di poter correre pubblicamante in nostro aiuto mandando i blindati.Nel '60 noi controllavamo la piazza e attaccavamo la Democrazia Cristiana ora siamo noi a dover subire l'assalto della piazza e del cosiddetto"movimento".Se non ci fosse qualcuno l'avrebbe di certo inventato visto i risultati che sta portando ai nostri avversari.-E si portò alle labbra una sigaretta dopo averla studiata con cura e pressata ai lati per migliorarne il tiraggio. -Certo il questore non ha fatto una bella figura oggi,sembrava di esere a Beirut,tra barricate e cortei e sparatorie ho temuto per la mia pelle.I poliziotti hanno perso la testa e per un pelo non ci sono andato di mezzo anche io.-L'avvocato Borletti,uomo di fiducia del partito in molte vicende giudiziarie, aveva gli occhi visibilmente spaventati quando pronunciò queste parole e gli altri, si unirono a lui con frasi di circostanza squotendo la testa in segno di approvazione e di impotenza. -I compagni del centro di Roma sono concordi-Proseguì Giancarlo guadando il gruppo con occhi vitrei,di quieta sufficenza. -Dietro a questa storia c'è la lunga mano dei servizi e degli ambienti vicini alla DC di destra e ai fascisti che puntano sullo stato di emergenza per mandare in vacca lo stato e andare a una crisi di governo.Tutto può succedere.Se si fanno vive anche le Brigate Rosse la manovra può funzionare e noi stiamo qui a fare da bersaglio.- -Possibile che non si possa fare nulla?-Intervenne uno degli ospiti,il dott.xxx,presidente del collegio giudicante di un importante processo,un tipo molto distinto con i capelli bianchi squadrati, molto curati e una barba bianca da senatore romano. -Potremmo tentare una trattativa con gli studenti,mandare qualcuno a parlamentare,non so,lanciare un appello alla calma e all'unità contro tutte le provocazioni.- -I nostri non possono più girare all'uniersità-proseguì con calma il funzionario dell'organizzazione-Gli danno la caccia,non possiamo tentare nulla in questo momento e non dimentichiamo che stanno girando molte armi dopo l'assalto all'armeria di via Castagnoli.Sono sparite almeno 6o pistole e 200 fucili e negli assalti alla polizia di oggi pomeriggio in piazza c'era di tutto,dai gruppettari ai fuori sede a molte facce sconosciute.Delinquenti comuni,provocatori,fascisti venuti da fuori,chissà..- -E adesso qual'è la situazione?-Chiese un altro dei presenti,un signore moro alto di statura con i baffi neri e un tono di voce autorevole.Era il segretario della federazione del partito. -Non lo sappiamo esattamente-rispose Giancarlo con tono di rispetto. -a mezzanotte erano ancora in piazza Verdi a saccheggiare il ristorante e a portare via formaggi e prosciutti .Ogni tanto i compagni dell'Amga che abbiamo messo nei paraggi a controllare sentivano spari isolati e schiamazzi vari.Fino a domattina non è possibile fare il punto .- Nella sala lo sconforto e l'incertezza regnavano sovrani.La commissione giustizia del partito non aveva mai dovuto affrontare una simile emergenza e non vi era certo preparata.Magistrati,avvocati,funzionari di partito,sindacalisti,docenti universitari erano soliti discutere e valutare le strategie da segire in occasione dei fatti nazionali o locali di maggiore impatto collegati alla "strategia della tensione" scopppiata con le bombe di piazza Fontana 8 anni prima e con il terrorismo delle BR che ad essa si intercalava a partire dal 1974.Ma un attacco così violento a Bologna,la vetrina del partito e il simbolo di un modo originale di governare e di amministrare la città non era mai accaduto e c'era ragione di pensare che non fosse che l'inizio. -E adesso ci sarebbe stata l'occupazione militare della città universitaria da parte di un massiccio contingente di polizia sotto gli occhi della stampa mondiale.Marari dopo nuovi scontri a fuocoi e nuovi morti.Una catastrofe,il momento peggiore per il partito da quando nel '48 uno strudente fuori di testa sparò 3 colpi di pistola al segretario nazionale mettendolo in fin di vita.Nemmeno i morti e le cariche della "Celere" di Scelba nel 1960 avevano preoccupato così a fondo i dirigenti della federazione più più grande dell'occidente capitalistico con oltre 110.000 iscritti,come amavano ricordare con orgoglio.Di mezzo non c'era solo uno studente ammazzato da un carabiniere di leva con i nervi fragioli.La posta in gioco era ben più alta e partiva da più lontano.E in mezzo a tutto questo casino che fine aveva fatto Viktor?Quello che teneva i contatti.L'unica vedetta sul campo in grado di entrare e uscire dalla cittadella universitaria senza farsi troppo notare.Quello che spesso la sapeva anche troppo lunga.Questo passava nella testa di Giancarlo mentre ascoltava senza troppa convinzione i commenti e gli interventi del fior fiore della cultura giuridica di sinistra della città.Da ore non si faceva vivo e le cose si stavano mettendo male con quel furbacchione del ministro degli interni a Roma lanciato come un proiettile al salvataggio non certo disinteressato dei poveri compagni che nella loro città non sapevano che pesci prendere.