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ecoantropologia

Post n°2 pubblicato il 13 Ottobre 2011 da frambrico

e diverse prospettive proposte dall’etica ambientale e le loro conseguenze necessitano di essere
ancora sviluppate. In particolare le relazioni tra etica e scienze naturali vanno studiate
approfonditamente e devono essere ripensate, per quanto riguarda le teorie evoluzionistiche: ad
esempio, uno dei punti principali della visione contemporanea dell’evoluzione è che la simbiosi, la
cooperazione tra specie, è un meccanismo prezioso quanto la selezione naturale.
In una prospettiva più generale il concetto di simbiosi è fondamentale, perché può contribuire a
risolvere il dibattito tra antropocentrismo e biosferocentrismo.
D’altro canto il contesto scientifico non è solo quello dell’evoluzione biologica, ma anche quello
dell’approccio globale secondo la cosiddetta teoria biosferocentrica.
Tra i nuovi problemi che si pongono il principale è quello della stabilità della biosfera.
Infatti, se è vero che il contesto attuale della natura è quello della conservazione, l’etica ambientale
non è più l’etica della conservazione delle singole specie minacciate, dei singoli ecosistemi o di aree
particolari ma è l’etica del mantenimento della stabilità della biosfera, per cui il problema etico
principale quando si passa da un approccio riduzionistico ad uno globale è che non si ha solamente
un cambiamento quantitativo ma anche qualitativo.
In questa prospettiva anche i dibattiti relativi alle biotecnologie devono dare risposta alle domande
se esse sono collegate alla stabilità o alla instabilità della biosfera e se si possiedono le tecniche per
raccogliere informazioni circa l’impatto delle biotecnologie sulla stabilità globale.
Ma l’approccio biosferocentrico suggerisce ulteriori sviluppi. Attualmente la teoria biosferocentrica
prende in considerazione l’evoluzione della biosfera come un unico oggetto complesso, le cui parti
sono legate da relazioni che hanno la funzione di mantenere la stabilità dell’oggetto. In un sistema
vivente complesso non c’è solo la funzione della sopravvivenza dell’individuo, assicurata dal
metabolismo, ma anche la funzione della sopravvivenza della specie che viene realizzata tramite la
riproduzione. Quando la vita è intesa in un senso più generale, così come espresso da Lovelock
nella ipotesi di Gaia, il vivente ed il non vivente sono connessi a livello dell’intera biosfera, da
relazioni che hanno la funzione di mantenere la stabilità dei parametri che permettono la
sopravvivenza della stessa biosfera.
Dall’eredità intellettuale di Pierre Teilhard de Chardin possiamo dedurre che la natura, non soltanto
gli esseri viventi ma l’intero universo, è caratterizzata dal fatto che l’evoluzione non solo non è
reversibile, ma è anche dotata di un “movimento verso” generalmente considerato come attitudine
dell’evoluzione stessa. Un movimento verso la complessità, ma, secondo Teilhard de Chardin,
anche verso la cerebralizzazione e la coscienza. Questa interpretazione implica alcune
considerazioni: prima di tutto l’umanità, qui intesa come la comunità pensante,

 
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