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QUALCUNO VOLO' SUL NIDO DEL CUCULO


Condannato ai lavori forzati, Randall McMurphy finisce per essere dichiarato insano di mente e quindi internato in un ospedale psichiatrico. Qui giunto, si rende conto che i pazzi non sono poi molto più pazzi di tanta gente che gira libera per strada, ma i suoi tentativi di "normalizzare" la vita dei malati si scontrano con la calma metodica della capo-infermiera Ratched, per nulla disposta a lasciare che quell'uomo cambi il Sistema. Uno dei più bei film mai realizzati. Adattato per lo schermo da Lawrence Hauber e Bo Goldman a partire dal romanzo di Ken Kesey già trasposto sul palcoscenico da Dale Wasserman, "Qualcuno volò sul nido del cuculo" è un film terrificante nel modo in cui rappresenta lo spirito di ribellione che si viene a creare in un uomo già problematico di suo, quando messo all'interno di un ambiente spersonalizzante come quello di un manicomio. Mantenendo le stesse idee del libro ma presentandole in modo meno schematico, più cinematografico, il film riesce ad essere attuale pur ambientando la storia nel 1963 (un anno dopo la pubblicazione del romanzo): Forman è stato bravo a non farsi influenzare dall'atmosfera a metà strada tra il poetico ed il paranoico che trasuda dalle pagine di quella che è diventata quasi una Bibbia atea per la generazione che ha manifestato contro la guerra in Vietnam. Jack Nicholson offre la miglior interpretazione della sua carriera - sì, anche meglio di "Shining" - e per nostra fortuna è circondato da attori in stato di grazia. Ma al di là delle ottime prove di Louise Fletcher (Oscar), Brad Dourif (nomination) e Will Sampson, è Nicholson il centro del film. O meglio: è il personaggio di Nicholson ad essere il centro dell'universo rappresentato in questo film, un universo in cui lo spirito umano sembra essersi definitivamente arreso, dove gli sforzi di un singolo rimbalzano contro l'indifferenza di chi si cerca di aiutare. Ma "Qualcuno volò sul nido del cuculo" non è solo una parabola anticonformista, è un viaggio nella paura più umana di tutte: quella che i nostri difetti vengano ingigantiti agli occhi degli altri, e che questo ci renda degli emarginati. Emozionante come poche altre pellicole nella storia del cinema.