Il Natale di un tempo era diverso. Ci si scaldava dinanzi al focolare ove c’era sempre legna in abbondanza che bruciava riscaldandoti le gote. Il nonno, coi baffi e una grande pancia, raccontava storie immaginifiche. Cosa non darei per riascoltarle. La nonna ai fornelli, anzi al fornellone, preparava le frittelle.
Tante. Magnifiche. Una delizia per gli occhi ( erano dorate) e per la bocca (saporite e odorose). In alcune di esse si celava come una gradita sorpresa. l’alicetta dissalata. Ricordo le vigilie di tanti anni fa, i parenti da Napoli con gli struffoli, le cassatine, i rococò. La tavola, quieta nell’ordinario, che diventava, per l’occasione, una tavolata allegra, vociante e noi cugini e cugine, ritrovate dopo mesi di lontananza, alle soglie dell’adolescenza, negli intervalli fra una portata e l’altra abbandonavamo l’allegra brigata e salivamo col fiato grosso, sulla soffitta fredda e polverosa, ingombra di colombi
assonnati. E lì fra ragnatele e segreti confessati
fumavamo come clandestini le desiderate sigarette . Che avevano, come sempre, un sapore speciale. Perché rubate, sottratte ad un quotidiano banale e senza vie di fuga. Fumate in fretta (perché la nostra assenza avrebbe potuto preoccupare le madri) quelle sigarette facevano girar la testa. Era l’unica ebbrezza concessa a noi adolescenti degli anni ’80. Rientrati nel caos della cena “da vigilia”, i nostri occhi sempre attenti, da irrequiete quali eravamo, coglievano nel cielo blu senza stelle, al di là dei vetri, i primi candidi fiocchi che cominciavano a cadere, quasi fossero misteriosi doni da lassù a noi piccole giovani ragazze piene di sogni. Fiocchi grandi e soffici come ovatta. Spiavamo dietro i vetri il silenzioso andirivieni dei passanti. Gli ombrelli già bianchi di neve e la tacita meraviglia che cresceva nei nostri cuori. Un Natale da manuale. Allora era così. Sgombrati i tavoli dalle variopinte tovaglie si allestivano i tavoli da gioco. Il soggiorno olezzava del profumo dei mandarini, le cui scorze servivano da “segni” per la classica tombola. In un angolo invece, a un tavolo di quattro posti, gli uomini e il poker…Dita che pizzicavano carte…whiskij…vino e sigarette.” C’è qualcuno che ha ancora fame?” La nonna strillava il suo invito a consumare le leccornie della vigilia… Ancora. La candida scodella xxl, ricca di frittelle non più calde ma profumate, attendeva di soddisfare i palati dei giocatori. Tra le carte e il “piatto” ricco di 10.000 lire affioravano “scorpelle” smozzicate. Era confortante per noi spiare il coinvolgimento dei giocatori. Ci preparava e quasi ci invitava
ad una seconda puntata alla soffitta dei colombi
per le sigarette dell’addio. Il grido di qualche astante ci sottraeva alle nostre elucubrazioni: ”sette e mezzo…!”Il piatto veniva svuotato del suo prezioso tesoro. Nuova mano. Nonni e zie e mamme sollecitavano la nostra partecipazione ai giochi. Ahimè!..Non avevamo scuse.
Addio ultima sigaretta del Natale 1980…