crisse

US Journey - Outward 2


Temevo un po’ l’esame all’immigrazione. Sarò in grado di parlare col poliziotto? Capirò ciò che mi dirà? Consegno il passaporto, il modulo dell’immigrazione e quello della dogana compilati sull’aereo. L’agente pelato e con gli occhi di ghiaccio mi guarda, scrive qualcosa. Mi invita a farmi prendere le impronte digitali: “Left finger”,“Right finger”. Mi riprende con una telecamera e probabilmente mi fa una fotografia. Mi chiede qualcosa, ma non capisco. “Can you repeat, please?”. “Why are you here?”, “For business.”. “How long?”, “Two weeks.”. Lascia due timbri sul passaporto e con una mano mi invita ad andare oltre. Finito.L’aeroporto di Atlanta è una piccola cittadina. Il volo della sera partirà da un gate distante venti minuti percorsi di buon passo dall’arrivo dei voli internazionali. C’è un lungo corridoio sotterraneo che collega le sei aree d’imbarco. Parallelo corre un trenino. Ma preferisco andare a piedi: ho tempo e sono stato seduto per undici ore.Dovrò cenare in aeroporto per cui mi sono guardato attorno. Le possibilità sono:NocciolineInsalata di polloBurger KingNocciolinePizzaNocciolineNocciolineSembra che qui mangino solo noccioline. Si siedono in sala d’attesa e prendono vino e noccioline, birra e noccioline, coke e noccioline, whisky e noccioline,…Chissà perché i piloti ed i dipendenti delle compagnie aeree sono bianchi, chi siede con me nella business lounge è bianco, chi vende noccioline è nero. Ci sono intere famiglie: madre, padre e figli che hanno aperto locali anche di sessanta metri quadrati in cui si vendono noccioline. Sono belli questi neri, mi piacciono: lineamenti morbidi, occhi vivaci, sembra proprio che ci credano, che anche a loro sia data la possibilità di fare strada… vendendo noccioline. Mi piaceva la poliziotta nera all’immigrazione, che accompagnava i tardoni al banco. Secondo me i suoi bambini, se ne ha, sono fortunati. Deve essere bravissima a fare loro le coccole.