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Corpus Christi


E' domenica, e la domenica, si sa, va santificata.Visto che la sorte ha voluto che questa domenica sia in un paese piuttosto lontano, vado a cercare una chiesa. Ma l’impresa si presenta piuttosto complicata dato che qui le chiese sono ovunque, spuntate come funghi in ogni posto. Ma non sono quelle giuste.Tutti i giorni percorro per recarmi in ufficio circa una ventina di miglia e sul percorso incontro circa una cinquantina di chiese, ma non tanto di edifici adibiti al culto, quanto di improbabili congregazioni e sette di ogni tipo. Ogni edificio, quindi, ha la sua congregazione: la Chiesa dei Metodisti Uniti, la Chiesa Agape di Dio in Cristo, la Chiesa della Speranza Luterana, la Chiesa di AME Zion, la Chiesa Anglicana, le Assemblee di Dio, la Chiesa del Cammino Luminoso, i Mormoni, la Chiesa dei Discepoli di Cristo, l’Alleanza Missionaria, la Chiesa della Scienza Cristiana, la Chiesa del Nostro Signore Gesù Cristo della Fede Apostolica, la Chiesa del Nazareno, la Chiesa Episcopale Riformata, la Chiesa Greco Ortodossa, la Chiesa Indipendente, la Chiesa Interdominazionale, la Chiesa Non-Interdominazionale, la Chiesa Indipendente Evangelica, i Testimoni di Geova, la Chiesa Luterana, la Chiesa della Scienza Metafisica, … mi fermo qui, anche se ce ne sarebbero tante altre. E molte delle chiese citate si dividono in ulteriori correnti e movimenti autonomi.Insomma, basta avere un prefabbricato, un microfono e indovinare un nome di successo, che chiunque può fondare la propria setta e mettere un bel cartello lungo la strada: “Chiesa della Luce Splendente verso Dio”. Un sermone la domenica, tiri su qualche spiccio per la birra, e poi torni a fare il tuo lavoro il resto della settimana.Sull’elenco del telefono ci sono 12 pagine alla voce “Church” (Chiesa, appunto).Mi è andata bene, a meno di 5 miglia da dove abito ho trovato una “Corpus Christi Catholic Church”.La situazione qui è ben diversa da quella che siamo abituati a trovare in Italia. Intanto i cattolici sono una minoranza, veramente piccolissima. E sono anche molto più organizzati e coesi di noi.La chiesa (l’edificio) ha un vestibolo, dove ci sono le bacheche, un’acquasantiera, i gabinetti (maschi e femmine), un paio di tavolini. C’è una tabella con la programmazione del mese di maggio. Celebrazione per celebrazione è indicato: chi celebra (il parroco, credo), il diacono, i chierichetti, i ministri straordinari, chi legge, chi canta, chi suona, chi cura i bambini, chi accoglie i fedeli all’ingresso. Sul vestibolo dà anche una stanza con alcuni giochi e materiale per disegnare. Un’ampia vetrata divide la noursery dalla chiesa.Trovo il bollettino parrocchiale, con l’ultima pagina zeppa di inserzioni pubblicitarie di parrocchiani, come per dire: “Aiutiamoci tra di noi”. Così scopro che sono parrocchiani: la Stuppiello Family che ha aperto la Antonina’s Pizza, Christopher DeSanty istruttore di golf, Alicia LeJeune immobiliarista, Chris & Ruth Chaoman gioiellieri, Joe Abballa carpentiere, Tom Gaebelein meccanico, Carl Sundius che noleggia barche, Edwin Gerace consulente finanziario, Lilliana Ristici parrucchiera, Paul Davis restauratore, … e tanti altri.Nel vestibolo ci sono due grandi bandiere: una a stelle e a strisce, l’altra è quella bianca e gialla con le chiavi incrociate del Vaticano. Le aste delle bandiere sono sormontate dall’aquila, simbolo dell’impero terreno, e dalla croce, simbolo dell’impero divino. Sul muro alcune foto: i parroci che si sono succeduti negli ultimi cinquanta anni, il vescovo di Charleston, il parroco insieme a Giovanni Paolo II. Su un banchetto ci sono indicazioni per un pic nic, chiamato “Parish Picnic and Pig Roast”, che si sta organizzando per la festa patronale del 18 giugno. Su alcuni fogli chi vuole può scrivere il proprio nome per offrirsi volontario nel Set-Up, nel Food Preparation and Runner, nel Games, nel Clean-Up o nel Photography.Una fila di porte a vetri permette di entrare nella chiesa vera e propria. Il tetto è spiovente, le travi a vista sono in legno. Sembra una delle tante chiese viste in trentino, se non fosse per una composizione sotto l’altare con tre ceri (uno rosso, uno bianco ed uno blu), un mazzo di gigli ed una bandiera americana ripiegata, che fa capire di essere altrove.