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Se potessi avere due milioni al mese…


C’è poco da dire: l’avvenimento dello scorso fine settimana è stata la manifestazione organizzata a Roma contro la legge finanziaria dall’opposizione di governo.Inevitabile la guerra sui numeri. Due milioni di partecipanti secondo gli organizzatori (due milioni e duecentomila per la precisione), 700 mila per la questura, 250 mila per Massimo d’Alema.C’ero anch’io quando, nell’estate del 2000, si svolsero a Roma le manifestazioni per il Giubileo, e la Giornata Mondiale della Gioventù fece contare proprio due milioni di partecipanti. Ebbene: la distesa di Tor Vergata era ricoperta da un manto di pellegrini che sembrava senza fine, stando all’interno non si vedevano che giovani in ogni direzione, fino all’orizzonte. Anche dall’elicottero era difficile trovare una soluzione alla continuità delle persone che erano lì accorse. Due milioni di persone sono più di 50 piazza San Pietro gremite di gente, significa riempire tutte le piazze di Roma, e avanzarne anche un po’ da riempire buona parte delle strade. E difficilmente vedo possibile che una qualsiasi manifestazione all’interno della città possa ospitare così tante gente.Ma era necessario vantare il record di presenze: un milione per la protesta contro il governo Berlusconi nel 1995, un milione e mezzo i girotondini sempre contro Berlusconi, più di due milioni oggi.Un altro ragionamento ci ho fatto, da prendere con le molle. Il quotidiano della mia città ieri titolava: “Mille i piacentini alla manifestazione di Roma”. Due su 60 milioni sono circa un italiano su 30, anziani e neonati compresi (tra parentesi: io non conosco nessuno che si sia recato a Roma per l’occasione…). Mille piacentini significa circa uno ogni 200, da una provincia che incarna perfettamente la spaccatura 50 a 50 tra centro-destra e centro-sinistra. Fatta la proporzione sull’intera popolazione italiana a Roma sarebbero dovuti esserci 300 mila persone. Aggiungi i romani che non fanno fatica a uscire di casa per partecipare, quelli che vicino a Roma ci vivono, nel Lazio o regione vicine, e così ad occhio e croce mi sembra che la valutazione della questura possa essere piuttosto attendibile.Ultime due osservazioni. Ricordo ancora quando, qualche anno fa, 5 milioni di persone scioperarono contro la finanziaria del governo Berlusconi e le modifiche allo statuto dei lavoratori unilateralmente decise dalla maggioranza (Ministro Maroni in testa). Allora il Presidente del Consiglio dei Ministri affermò che lui aveva avuto il mandato a governare da venti milioni di elettori, e che quindi di quei 5 milioni lui non sapeva che farsene.Quindi un buon commento che riporto direttamente dal quotidiano della mia città di ieri, a firma di Mino Fuccillo. Direi interessante.“Un ristorante grande quanto una nazione, una cena lunga decenni, chi più chi meno, chi poco chi tanto, tutti hanno mangiato. Arriva il conto e tutti se lo passano di mano in mano senza metter mano al portafoglio, anzi la mano sempre indica il vicino come chi deve cominciare a pagare. E il conto gira senza mai essere saldato. Era l’immagine usata per descrivere con efficace semplicità l’Italia degli anni ’90. Oggi l’immagine deve cambiare perché cambiato è il paese: la sola presentazione del conto è offesa che indigna i commensali. La richiesta dell’immensa e ineguale tavolata non è più che paghi qualcun altro, la domanda di massa è di farsi un altro giro, un’altra portata e che la cena continui.”“Lo si è visto e sentito da settimane nella generale protesta, di piazza e di lobby, di fronte alla sola idea di veder diminuita la quota di denaro pubblico destinata al proprio segmento di tovaglia. Comuni di ogni colore, sindacati confederali e cobas, associazioni di ogni mestiere, elettori di ogni partito. E quindi lo si è visto e sentito, in maniera assordante e in enorme quantità, nei due milioni contati ieri in piazza da Silvio Berlusconi. Non erano e non potevano essere più di due milioni, a Roma tanti non c’entrano. Ma è stata la più grande manifestazione mai organizzata dal centrodestra, la più riuscita, la più popolare, la più in sintonia con la maggioranza del paese, di cui il centrodestra è larga parte, che vuole appunto farsi un altro giro.”“Nei giorni scorsi aveva stupito Tremonti che celebrava il funerale del mercato, del PIL e del rientro del debito.”“Stupore ingiustificato perché il centrodestra al governo ha portato la spesa pubblica al 42% del PIL. Il centrosinistra al governo non ha intaccato quella percentuale, ad essa ha invece equiparato la percentuale della pressione fiscale. Permettendo, favorendo così il saldarsi e moltiplicarsi ai suoi danni dell’effetto-ripudio indotti dai due dogmi della voglia di farsi un altro giro. Primo: i soldi che il fisco vuole da me sono miei e consegnarli allo Stato è spreco e sopruso. E miei sono anche i soldi pubblici, riceverne in misura minore è rapina. Berlusconi e i suoi chiamano la voglia di farsi un altro giro libertà.”“Ma non per questo trucco verbale e culturale sono oggi minoranza nel paese, anzi il paese se lo stanno riprendendo almeno negli umori.”“Voglia di farsi un altro giro: dieci miliardi è il deficit della Regione Lazio nella Sanità. Miliardi diventati buoni affari per le aziende fornitrici e appaltatrici e posti letto inutili e anche posti di lavoro precari ma intoccabili per l’eternità. Dicono gli industriali che non sta a loro pagare con l’Irap, dicono Cigl, Cisl e Uil che non sta a gli occupati pagare, dice la sinistra tradizionale che non sta al cittadino pagare col ticket. Dicono dunque che un altro giro si deve anche se non si può. Su quest’onda Berlusconi fa un surf sontuoso, aggiunge che un altro giro si può. E l’enorme popolo di centro destra e non solo, i cortei insieme di plastica, carne ed ossa, il cuore e le viscere del paese si sentono dire ciò che volevano: un altro giro è nostro diritto e tradizione, l’ultimo giro, se mai verrà, toccherà a qualcun altro.”