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Granlessinia Epic 2015

Post n°20 pubblicato il 27 Giugno 2015 da mat143
 

Era qualche mese che preparavo fisico e mente per affrontare questa nuova avventura.
Prima di tutto andava scelto con cura il mezzo, poi l' abbigliamento ed infine l'equipaggiamento.
Incredibile a dirsi sarebbero state proprio queste scelte a condizionare l'esito dell'impresa.

Per sceglere il mezzo sono serviti i sopralluoghi effettuati nei giorni precedenti la gara in modo da poter stabilire quale tipo di terreno fosse predominante e se le salite fossero da considerare impegnative a discapito della comodità di poter effettuare discese seduti in sella di una bici più pesante ma più comoda.
Il quisito era infatti capire se era possibile affrontare i primi cinquanta kilometri di salita con una comoda biammortizzata da quattordici kili sfruttando la maggiore forza fisica a disposizione nelle prime ore di gara per poi avere a disposizione un mezzo con il quale gettarsi in discesa a velocità superiori in sicurezza e con la comodità di affrontare il percorso potendo riposarsi seduti in sella.
L'alternativa era invece sfruttare il vantaggio di una front da dieci kili in salita risparmiando energie per poi gestirla in discesa dove la freschezza e la lucudità sono essenziali.

Dopo vari test e non senza dubbi ho optato per la soluzione front '29 carbonio per il fatto che le lunghissime discese solo in brevi tratti diventavano tecniche oltre che per il fatto che i quattro kili che risparmiavo avrei potuto portarli nello zaino come equipaggiamento.

 

Altri elementi fondamentali per una gara di così alto kilometraggio ed effettuata in gran parte la notte era la scelta di una sella e di un impianto illuminazione all'altezza della situazione.
Nessun dubbio per la prima.
Sperimentata alla sedici ore di Santa Viola nel 2010 dove con Stefania Bignozzi conquistai il terzo posto sul podio la scelta va sulla SMP Glider, un capolavoro della tecnologia e della manifattura veneta.

Per l'illuminazione non avevo esperienza e perchè le endurance notturne che avevo fatto finora erano parzialmente illuminate.
Niente a che spartire con una situazione di estrema oscurità che avrei dovuto affrontare senza l'ausilio della presenza della luna che il 20 giugno si sarebbe presentata al primo quinto.

Qui ho dovuto fidarmi delle offerte sul mercato ma il risultato che la tecnologia ha raggiunto ai giorni d'oggi è incredibile.
Visto il numero di ore da affrontare al buio ho optato per luci alimentate da batterie alkaline e non ricaricabili per avere la certezza di una autonomia infinita e la scelta è stata centrata in pieno.
Il faretto da casco della Black Diamond da 130 lux leggerissimo commercializzato da Decathlon si è dimostrato fenomenale. 
Una potenza illuminante inaudita e una durata che non ha richiesto neppure il cambio pile nonostante sia rimasto acceso tutta notte.
Eccellente anche il fanale da manubrio della Trelock commercializzato da Bep's il quale ha un fascio bianchissimo ma un po' troppo concentrato. In aggiunta ho abbinato quindi una torcia Ultrafire a fascio allargabile ed il risultato è stato eccellente. 

Immancabile la mia action cam per documentare l'impresa.

LA GARA

 

Prima sorpresa della serata è stato il meteo che mezz'ora priama della partenza ha deciso di smettere con la pioggia ed aprirsi in un gesto di clemenza nei nostri confronti.
Seconda sorpresa il fatto che a partire eravamo solo in tre!
Tutti gli iscritti alla notturna avevano optato invece per la partenza del sabato mattina.

Niente di grave dal mio punto di vista dato che avevo sempre ragionato come ad una gara da affrontare in completa solitudine.
Ad arrichhire il gruppetto dei tre anche un ciclista abitante ad Ala di Trento che ne aprofittava per farsi accompagnare fino a Passo Fittanze e poi svoltare verso casa.

La prima cosa a darmi nell'occhio alla partenza sono stati gli scarsi equipaggiamenti degli altri partecipanti.
Mentre io partivo con un giubbino invernale addosso e portavo con me nello zaino tre maglie tecniche invernali, un kit completo antipioggia, pantaloni invernali e un giubbino da skipper, loro partivano in maniche corte e con uno zainetto dove vi era lo spolverino e i manicotti.

La verità è che il percorso decreterà poi che tutti e tre abbiamo sbagliato qualcosa.

 

Le lunghe salite dei primi trenta kilometri fanno si che partire col giubbino invernale non fosse l'idea migliore.

La notte nel frattempo si fa nerissima. Davanti a me solo i fanalini rossi dei miei compagni d'avventura.

 

Arrivati poco prima di Cerro Veronese ci aspetta una discesa piuttosto tecnica da affrontare in notturna e qualcosa va a colpire il deragliatore spostandolo in modo che la catena va a sfregare e metà cambi sono inutilizzabili.
Devo fermarmi e con il kit di riparazione allentare il deragliatore e cercare di riallinearlo, cosa non semplice di giorno in officina figuriamoci di notte per strada.
La sosta mi è fatale. Il giubbino invernale è bagnato fradicio il che mi insegna che ho sbagliato l'abbigliamento di partenza e avrei dovuto scegliere qualcosa di più leggero.
Con il freddo intenso tutto l'abbigliamento si trasforma in un blocco bagnato e gelido.
Sono costretto a togliere tutto ed a giocarmi il primo cambio abiti già adesso.
La cosa non era per nulla prevista e mi scuote profondamente. Molte delle mie sicurezze su come avevo organizzato tutto nei minimi particolari iniziano a vacillare nella mia mente. Se mi trovassi nella stessa situazione fra qualche ora quando sarò in alta quota ed il freddo sarà ancora più pungente non avrei più la possibilità di riscaldarmi con abiti caldi e asciutti.
Provo a ripartire direzione Bocca di Selva, Tracchi,  le campane rintoccano la mezzanotte.
Le gambe non girano, la tesa non mi aiuta, i pensieri sono tutti negativi. La solitudine fa il resto.

Insisto per qualche kilometro ma dentro sento già aria di sconfitta. Più mi alzo di quota e più il freddo si fa sentire e scatta la paura.

Venendo a mancare la condizione mentale il fisico cede.
E' l'una, ho davanti ancora molte ore. Tento una alternativa al ritiro. Mando un sms all' organizzazione per informarli che intendo fare una variazione sul percorso nel caso a qualcuno venisse in mente di cercarmi.
Imposto sul Garmin Passo Fittanze e mi fido di lui. 21 Km dice. In questo modo intendo tagliare le quote più alte della lessinia senza togliere troppi kilometri al percorso originale con l'intenzione di completarlo comunque.
Procedo con calma, ora l'importante è rimanere lucidi e non commettere errori perchè davvero sono solo e nessuno ha idea di dove sono.
Il navigatore mi fa perdere molta quota poi ad un tratto si ricomuncia a salire per molti kilometri.
Ogni tanto il sistema di navigazione si spegne ma la cosa è nota, lo ha sempre avuto il difetto. Il problema è semmai che mi fa perdere il filo dei miei calcoli sulla tabella di marcia, ma poco male. Ho anche l'Android a tampone, con mappe off line.

 

 

Finalmente Passo Fittanze. Il tornante, il monumento.
Ora si sale la sterrata della Lessinia Bike che conosco molto bene. E' ancora buio ma mi sento a casa ora. Quei sentieri li ho battuti decine di volte.
Fra non molto sarà l' alba e lo spettacolo sarà da togliere il fiato. Ci sono tre gradi.

 

I due ragazzi che mi precedevano non dovrebbero essere lontani dai miei calcoli. Cerco di scrutare la vallata per scorgere qualche luce in movimento ma niente.
Forse sono arrivato tardi.
Mi fiondo direzione Fosse e poi su a Breonio cercando di recuperare un eventuale ritardo ma dopo un po' rinuncio e ritorno ai miei ritmi.
La parte in cresta sopra Breonio è molto impegnativa e molto pericolosa.
La faccio gran parte a piedi. Una caduta potrebbe essere fatale.
Il precipizio nero non promette nulla di buono. Sono almeno settecento metri di salto nel vuoto.
Comincio a capire forse il come mai gli organizzatori avessero deciso all'ultimo di tagliare questo pezzo facendo una deviazione a Sant'Anna d'Alfaedo.
Purtroppo il file della deviazione non era stato pubblicato sul sito per questo ho deciso di seguire il percorso originale.
Da Paroletto a Monte, San Giorgio, Gargagnago si va giù a tutta. Ormai il cielo è chiaro. La stanchezza non si fa ancora sentire grazie alle tante ore di preparazione, ma le discese non sono per niente semplici e la schiena mi fa rimpiangere l'assenza di un ammortizzatore posteriore.

 

Una volta risalito a Marano di Valpolicella sembra fatta ma non è così.
Per andare a Torbe bisogna prima riscendere la vallata fino a Valgatara e risalire l'intera collina. Ormai è giorno.
Si passa Negrar lasciandolo sotto di noi e si punta Novare, Arbizzano, Parona.

All'arrivo molti ciclisti si preparano alla partenza dela gara della domenica mattina.
Mi guardano. Ho addosso il giubbino da vela, i pantaloni lunghi. Ho faretti appesi ovunque. Non c'è dubbio che torno dalla Epic Notturna.
Mi chedono com'è andata ma cerco di rimanere sul vago. dentro di me l'amarezza della sconfitta.

Di li a poco arrivano i due concorrenti di Lecco. Li avevo anticipati al passo forse di un quarto d'ora.
Gli racconto un po' della mia avventura e mi confidano che se avessero avuto un gps e non fossero stati costretti a navigare attraverso i cartelli avrebbero fatto la mia stessa scelta essendo partiti con equipaggiamento estivo e avendo patito un freddo infernale.
Poi mi raccontano di aver sbagliato un cartello ed aver fatto anche loro la parte alta di Breonio.
Un po' le loro parole mi consolano. Talmente infreddoliti e scioccati hanno saltato due timbri di controllo e si trovano ad avere gli stessi che ho io sul mio cartellino.
Al loro posto mi sarei sentito morire dopo un impresa simile.

Per quanto mi riguarda 142 km in 11 ore e 20 minuti.
Una notte che non dimenticherò.

Un grazie a tutta l'organizzazione per l'esperienza vissuta. Un numero immeritato di iscritti per un lavoro fatto in modo davvero certosino e appassionato con cartelli addirittura fluorescenti per il percorso notturno.

Un lavoro di "frecciatura" del percorso davvero impressionante che secondo me in manifestazioni di questo tipo andrebbe eliminato per togliere un impegno immane agli organizzatori. Il tutto dovrebbe essere gestito solo attraverso il gps che ormai tutti hanno o si trova comunque a prezzi abbordabili anche usato in rete.

Francesco.

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