Uniti in Cristo

Sono un gay cristiano diventato valdese perchè 'qui c'è accoglienza!'


Articolo di Antonio Giaimo tratto da La Stampa del 24 agosto 2010Non servirà attendere domani, quando nell’aula sinodale si parlerà delle benedizioni delle coppie gay, per capire il pensiero dei seguaci di Pietro Valdo su questo tema d’attualità. E se domenica scorsa i pastori valdesi avevano sfilato per le vie di Torre Pellice indossando sul petto un triangolo rosa, lo stesso colore che i nazisti usavano per identificare gli omosessuali, ancora prima la comunità (valdese) di Milano aveva già preso posizione: non solo aveva accolto fra i membri della sua chiesa un gay, ma l’aveva anche proposto al Nord Italia come membro del Sinodo.Francesco Boschi, 40 anni, biologo, dirigente di un’azienda farmaceutica, ora è uno dei 180, fra pastori e laici, che possono intervenire durante i lavori del Sinodo. Lui racconta così la decisione di aver aderito alla chiesa valdese: «Qui ho avuto la possibilità di fare un cammino comunitario. Lo scorso anno si è celebrato un culto dedicato all’omofobia con tutta la comunità».Continua: «Nella chiesa cattolica esiste invece un arroccamento che a volte viene disatteso. Non ero mai riuscito ad avere un incontro con un sacerdote, e senza incontro non ci sono né dialogo né comprensione». Ancora una volta l’accoglienza si è dimostrata la chiave che apre le porte della comprensione: «Se pensiamo che l’omosessualità sia una devianza, un vizio, oppure un comportamento da esorcizzare, allora significa che si è ancora lontani dal comprendere le nostre scelte - dice Boschi -. Della chiesa valdese mi piace l’apertura di pensiero, la sua caparbietà nel non scendere a compromessi con i poteri forti»Il primo passo verso questa integrazione è stato compiuto da Gianni Genre, ora pastore a Pinerolo, durante la sua permanenza a Milano: «Ho conosciuto Boschi nel momento in cui non ha trovato spazi nella chiesa cattolica. E non trovo nulla da eccepire al fatto che la nostra chiesa possa accogliere un omosessuale, come del resto non comprendo come possa destare stupore il concetto di benedire le coppie gay. Bisogna sottolineare che non è il pastore che impartisce la benedizione, ma è Dio che benedice queste unioni». Quindi aggiunge: «Del resto da anni sia la chiesa svizzera che quella scandinava ha sempre riconosciuto la benedizione delle coppie che si amano. Anzi in Svizzera si va oltre, esiste una benedizione anche per le coppie che dopo aver trascorso una vita insieme decidono di separarsi».E su questo tema ieri durante il suo intervento il vescovo di Pinerolo, monsignor Pier Giorgio Debernardi, non ha fatto un riferimento, piuttosto si è soffermato sulla necessità di continuare a lavorare con la chiesa valdese nella continua attività di sostegno delle famiglie in crisi. Quindi ha voluto ricordare che oggi serve una chiesa curva e penitente e ha detto: «Qui voglio fare un esplicito richiamo ai dolorosissimi fatti accaduti nella chiesa cattolica negli ultimi decenni, veri crimini perpetrati da presbiteri e religiosi nei confronti di bambini e ragazzi». Ricordando le parole del Papa ha aggiunto: «Benedetto XVI ha più volte ribadito che la chiesa cattolica ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità di giustizia».Monsignor Debernardi ha voluto poi ricordare il vescovo di Livorno, Alberto Ablondi, di cui ieri si sono celebrati i funerali e che fu presente al Sinodo nel 2000, quando venne siglato un documento comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni fra cattolici, valdesi e metodisti. Fra i temi più sentiti della giornata di ieri c’era anche quello dell’immigrazione e dell’accoglienza degli stranieri nelle comunità locali. «L’essere chiesa insieme è un modo efficace di vivere l’universalità della fede cristiana», ha detto il pastore Agbenoxevi Mawuli Awanyoh, moderatore della chiesa evangelica presbiteriana del Togo. Ha aggiunto Paolo Naso, politologo e coordinatore del progetto «Essere chiesa insieme»: «L’immigrazione ha portato in Italia 400.000 evangelici provenienti da Africa, Asia e Sud America. I due terzi delle chiese locali metodiste e valdesi registrano un’importante presenza di immigrati: dati significativi ma, nel nostro Paese, ampiamente ignorati».