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Il professore si autocondanna ma contesta il caso mediatico


Pozzallo - «Sono un professore che insegna, non un picchiatore». Si difende dalle accuse, Innocenzo Barrera, il docente che, la scorsa settimana, si è ritrovato, suo malgrado, sulle pagine dei giornali per aver dato delle sberle a due suoi alunni. Si autocondanna, Barrera, ma giudica sproporzionata l'enfasi mediatica sull "prof manesco".È tranquillo, a bocce ferme, per aver agito secondo coscienza. «Non ho mai alzato le mani contro i miei studenti» è la frase che più spesso ripete.- Professore Barrera, che cosa è successo?«Premessa. Sono gli ultimi giorni di interrogazioni. Fra qualche giorno, si chiude il primo quadrimestre. Ero intenzionato ad interrogare, quando mi sono accorto che nessuno, fra gli studenti, era disponibile. Da lì, ho pensato che, non volendo perdere un'ora inutilmente, avrei proseguito col programma, pur restando dell'idea che quella mattina doveva essere deputata alle interrogazioni. Chiudo un occhio e vado avanti. Ad un tratto, mi accorgo che due studenti stanno ripassando ad alta voce la materia dell'ora successiva, forse perché dovevano essere interrogati. Nonostante le mie richieste di prendere i libri della mia materia, i due continuavano a chiacchierare ed a ripassare, a voce alta. Non potendo più tollerare tanta arroganza, ho chiesto ad uno dei due di uscire fuori, in modo tale che questo dialogo finisse. Dopo un primo rifiuto ad uscire, mi sono avvicinato al ragazzo e l'ho strattonato. Ho agito in questo modo perché con entrambi c'è anche una lontana parentela, per cui mi sono permesso di "mettere le mani addosso", se così si può dire, a questi due giovanotti senza pensare di poter fare loro del male. Lo comprova anche il fatto che questi due ragazzi sono alti, a differenza del sottoscritto. Non avrei potuto picchiarli, neanche se avessi voluto, proprio perché mi sovrastano».- E dopo?«Una volta uscito, l'altro ragazzo, rimasto in aula, ha cominciato a sbraitare, senza alcun motivo. La cosa mi ha parecchio innervosito, in quanto avevo già concesso molto, le urla successive proprio no! Ad un rifiuto ad uscire, da parte dell'altro alunno, non ci ho visto più. L'ho strattonato, colpendo inavvertitamente, col dorso della mano, l'asta degli occhiali del ragazzo. Da lì, ho ragionato di avergli fatto un danno. Ma non avevo alcuna intenzione di causare l'ematoma. In undici anni di professione, non mi sono mai permesso di alzare le mani contro qualcuno. Figuriamoci se lo avessi fatto contro qualcuno che ho pure come parente. Sono gesti che sfuggono, fanno male, indubbiamente. Ma nessuna acredine verso i ragazzi».- Ha visto i genitori del diciassettenne "colpito"?«No. Lei capirà che mi sono sentito parecchio imbarazzato della cosa. Farò passare ancora qualche altro giorno, ma ho in previsione di vederli e dove ho sbagliato, spero di chiarire».- I genitori non hanno sporto denuncia.«Hanno capito che non c'era cattiveria in quel gesto. Resto dell'idea che, se la notizia non fosse stata divulgata dai media, sarebbe stato un caso circoscritto alla scuola»- Cosa ha imparato, lei, docente, da questa storia?«Che Pozzallo mi vuole bene, pure se sono finito al telegiornale di Raidue, non per nobili motivi».- I due ragazzi "discoli" dovranno temere ripercussioni per il loro futuro scolastico?«Non serbo odio. Non l'ho mai serbato, anche quando sono successe situazioni più spiacevoli. Certo, se non studiano!».C. Castaldo Gzz Sud