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Un blog creato da mdmariagraziad390 il 31/07/2012

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« la coppiacontinua sulla solitudine »

solitudine

Post n°8 pubblicato il 02 Settembre 2012 da mdmariagraziad390

Far parte di coppie, club,cricche, congreghe, sette gruppi, tradizioni è sempre stata una forma  di identificazione del singolo e anche del senso dell'appartenenza del singolo. Anche la moda  ci dà il senso dell'appartenenza ma è così volubile che ci costringe continuamente a cambiare a diventare altro da noi stessi,  rimanendo comunque sempre appartenenti a sette, club, cricche...ecc.. Identificarci da soli è impossibile: nonostante il nostro pensare sempre al benessere e al divertimento, non riusciamo a sentirci importanti se non siamo appartenenti a quel che ho detto. Eppure l'autostima dovrebbe essere la prima armatura con la quale affrontiamo la guerra, perchè purtroppo la vita sociale è guerra, non in senso stretto ma in senso psicologico. L'armatura diventa il gruppo. Questo è un meccanismo che dovrebbe passare con l'adolescenza ed in vece no.!.. Non passa. Forse soffriamo da sempre di un'immaturità duraura. Infatti le dittature hanno sempre approfittato di tali processi per soggiogare e incantare le folle e per quelle la guerra non era  più  psicologica ma reale rivolta verso chi era fuori: l'"out", dicono "ancora" i ragazzi.  Non riusciamo a stare soli con noi stessi nè a dialogare con noi stessi. All'improvviso si apre una voragine attorno e ci sentiamo abbandonati come quando eravamo bambini perciò ci aggrappiamo a persone che magari non ci amano o approfittano solo di noi. Allora che soluzione proporre? Ebbene la soluzione  personalmente  l'ho trovata nella fede. So che migliaia condividono la mia opinione. Così come migliaia dicono che la paura della solitudine sia un retaggio di problemi infantili, che bisogna curarsi ed andare dallo psicologo o psichiatra e sviscerare il problema che ha innescato il tutto.  Eppure  poichè è  qualcosa di così generalizzato  mi chiedo se al fondo ci sia un'esigenza profonda che non si riesce a saziare o, se se si sazia in maniera scorretta, rischia di farci sbagliare. Se non ci sia in fondo l'esigenza di un amore incondizionato ( cioè senza niente in cambio), di una stima di ferro  che ci fortifichi davanti alle avversità, che ci faccia sentire belli, bravi, importanti come ci facevano sentire le mamme. Quando ho questi momenti allora mi rivolgo a Dio e mi sento amata, stimata, bella,brava, importante ,importante più di quando ero bambina, perchè anche l'amore materno può essere condizionato cioè può volere qualcosa in cambio. Invece il Suo no.  

MG

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