< Ogni anno in Italia circa 300 mila pazienti affetti da tumore si sottopongono a trattamenti di chemioterapia. L'efficacia della gran parte dei farmaci chemioterapici è limitata dalla loro tossicità. In altre parole si tratta di farmaci che oltre a 'colpire' le cellule tumorali provocano effetti dannosi anche sulle cellule sane.Stando ad alcune evidenze sperimentali i cannabinoidi oltre ad essere dotati di attività antiproliferativa, di potere cioè inibire la crescita dei tumori, hanno anche dimostrato di avere una notevole selettività nei confronti delle cellule tumorali. Ciò fa di queste sostanze un promettente campo di applicazione per la ricerca di nuovi e meglio tollerati farmaci antitumorali. L'attività anti-neoplastica del THC e dei suoi analoghi fu osservata all'inizio degli anni '70 [1], epoca in cui non era ancora stata dimostrata l'esistenza del sistema dei cannabinoidi endogeni. Sorprendentemente, anche se queste osservazioni erano di interesse potenziale, nessuna ulteriore indagine fu realizzata a quell'epoca su questo soggetto. Successivamente recenti studi hanno evidenziato un blocco completo della proliferazione cellulare in colture cellulari di tumore della mammella e della prostata umana in seguito a somministrazione di concentrazioni submicromolari di endocannabinoidi. L'effetto antiproliferativo, mediato dal recettore CB1, fu attribuito all'inibizione dell'espressione dei recettori della prolattina e del “nerve growth factor”, ormoni dai quali dipende in parte la crescita di tali cellule tumorali [2-4].
Terapia antitumorale
< Ogni anno in Italia circa 300 mila pazienti affetti da tumore si sottopongono a trattamenti di chemioterapia. L'efficacia della gran parte dei farmaci chemioterapici è limitata dalla loro tossicità. In altre parole si tratta di farmaci che oltre a 'colpire' le cellule tumorali provocano effetti dannosi anche sulle cellule sane.Stando ad alcune evidenze sperimentali i cannabinoidi oltre ad essere dotati di attività antiproliferativa, di potere cioè inibire la crescita dei tumori, hanno anche dimostrato di avere una notevole selettività nei confronti delle cellule tumorali. Ciò fa di queste sostanze un promettente campo di applicazione per la ricerca di nuovi e meglio tollerati farmaci antitumorali. L'attività anti-neoplastica del THC e dei suoi analoghi fu osservata all'inizio degli anni '70 [1], epoca in cui non era ancora stata dimostrata l'esistenza del sistema dei cannabinoidi endogeni. Sorprendentemente, anche se queste osservazioni erano di interesse potenziale, nessuna ulteriore indagine fu realizzata a quell'epoca su questo soggetto. Successivamente recenti studi hanno evidenziato un blocco completo della proliferazione cellulare in colture cellulari di tumore della mammella e della prostata umana in seguito a somministrazione di concentrazioni submicromolari di endocannabinoidi. L'effetto antiproliferativo, mediato dal recettore CB1, fu attribuito all'inibizione dell'espressione dei recettori della prolattina e del “nerve growth factor”, ormoni dai quali dipende in parte la crescita di tali cellule tumorali [2-4].