Creato da: cs206 il 31/01/2007
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Post n°15 pubblicato il 10 Febbraio 2007 da cs206
< Ogni anno in Italia circa 300 mila pazienti affetti da tumore si sottopongono a trattamenti di chemioterapia. L'efficacia della gran parte dei farmaci chemioterapici è limitata dalla loro tossicità. In altre parole si tratta di farmaci che oltre a 'colpire' le cellule tumorali provocano effetti dannosi anche sulle cellule sane. L'attività anti-neoplastica del THC e dei suoi analoghi fu osservata all'inizio degli anni '70 [1], epoca in cui non era ancora stata dimostrata l'esistenza del sistema dei cannabinoidi endogeni. Sorprendentemente, anche se queste osservazioni erano di interesse potenziale, nessuna ulteriore indagine fu realizzata a quell'epoca su questo soggetto. Successivamente recenti studi hanno evidenziato un blocco completo della proliferazione cellulare in colture cellulari di tumore della mammella e della prostata umana in seguito a somministrazione di concentrazioni submicromolari di endocannabinoidi. L'effetto antiproliferativo, mediato dal recettore CB1, fu attribuito all'inibizione dell'espressione dei recettori della prolattina e del “nerve growth factor”, ormoni dai quali dipende in parte la crescita di tali cellule tumorali [2-4]. Sostanze in grado di attivare i recettori per i cannabinoidi possono agire come farmaci antineoplastici anche in vivo. I dati finora ottenuti possono far prevedere lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche per la cura dei tumori sfruttando il potenziale terapeutico di nuove sostanze in grado di modulare l'attività del recettore CB1. I cannabinoidi, infatti, appaiono ben tollerati e non producono gli effetti tossici generalizzati che limitano l'efficacia dei farmaci comunemente impiegati nella chemioterapia [12]. L'attivazione dei recettori CB1, inoltre, allevierebbe anche due dei più comuni effetti collaterali presenti nei malati di cancro sottoposti a chemioterapia: l'inappetenza e la nausea [13] [ vedi scheda nausea e vomito in chemioterapia ], anche se, collateralmente potrebbe causare effetti immuno-soppressivi, dovuti ad un'eventuale interazione con il recettore CB2 [14]. In conclusione, ulteriori sforzi sono necessari per verificare se i cannabinoidi possono essere usati per ritardare la crescita tumorale, da soli o in associazione ad agenti chemioterapici convenzionali. > da ACT
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