Roma, 2 lug. - (Adnkronos) - Ormai da mesi si parla di un possibile arrivo in prestito di Wallace alla Roma e nelle ultime ore si e' parlato di un possibile incontro tra Chelsea e giallorossi per definire il futuro dell'ex terzino del Fluminense. "Oggi partiro' alla volta di Londra insieme al ragazzo per raggiungere il raduno del Chelsea e, per quanto mi riguarda, non mi risulta ci siano in agenda incontri con la Roma -ha detto Frederico Moraes, agente del 19enne brasiliano a Calciomercato.it-. Non so se stiano parlando solo i due club, ma credo che ne sarei informato visti gli ottimi rapporti che ho con i giallorossi. Allo stato attuale delle cose, Wallace partira' insieme ai suoi compagni per la Malesia e svolgera' la preparazione con i 'Blues'. Bisogna anche aspettare di conoscere il pensiero di Mourinho sul giocatore, per questo viaggera' e si allenera' con la squadra".
CAIRO (Reuters) - Il presidente egiziano Mohamed Morsi vuole restare al suo posto a costo della vita mentre sta per scadere l'ultimatum di 48 ore lanciato dalle forze armate prima di quello che potrebbe essere un colpo di stato militare per defenestrarlo e mettere fine alle proteste che hanno invaso le piazze del Paese contro il governo islamista.
I capi delle forze armate, in un comunicato intitolato "le ore finali", si dicono pronti a dare battaglia e disposti a uno spargimento di sangue contro "terroristi e folli" dopo il rifiuto di Morsi di dimettersi.
Il presidente ha replicato: "Il prezzo che sono disposto a pagare per mantenere la legittimit [del mio ruolo] è la vita".
Fonti dell'esercito hanno riferito a Reuters che i militari hanno intenzione di estromettere Morsi e sospendere la costituzione subito dopo la scadenza dell'ultimatum, che scatter alle 17 (ora locale). L'intenzione è quella di mettere alla guida del Paese un consiglio che guidi ad interim il Paese fino a nuove elezioni.
Morsi, che si è rivolto al popolo egiziano parlando in tv quando a Cairo era mezzanotte, ha difeso la "legittimit " del suo ruolo.
I capi delle forze armate gli hanno replicato su Facebook dicendo che anche loro, come il presidente, sono disposti a sacrificare la vita per difendere il popolo egiziano "dai terroristi, radicali o folli".
Nella notte Morsi ha anche ricevuto una telefonata del presidente Usa, Barack Obama, secondo il quale è necessario il dialogo con gli oppositori.
Morsi per ora resiste alle pressioni e su Twitter dice che rifiuter qualunque diktat "sia interno che proveniente dall'estero".
Intanto proseguono gli scontri che, secondo la tv di Stato, hanno provocato nella notte la morte di 16 persone, circa 200 i feriti. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia
SIENA/MADRID (Reuters) - Antonino Nastasi, magistrato titolare dell'inchiesta sull'acquisizione nel 2007 dell'Antonveneta da parte di Mps dal Banco Santander, è partito oggi per Madrid e dovrebbe interrogare il presidente della banca spagnola Antonio Botin come persona informata dei fatti.
Lo hanno detto a Reuters fonti vicine all'inchiesta secondo le quali Botin dovrebbe essere sentito in rogatoria domani.
No comment dal Santander sulla vicenda.
Questo interrogatorio era stato preannunciato gi dallo scorso gennaio ma Botin, pur dando disponibilit ad essere sentito, aveva rinunciato a presentarsi a Siena chiedendo di rinviare l'interrogatorio.
I pm che indagano sul caso Mps-Antonveneta hanno avviato la rogatoria e, secondo le fonti, solo nei giorni scorsi è arrivata la disponibilit di Botin.
La rogatoria in Spagna era uno degli ultimi tasselli attesi dai magistrati senesi che - dicono le stesse fonti - sono intenzionati a chiudere il filone principale dell'inchiesta che riguarda l'acquisizione da oltre 10 miliardi di euro entro la prima met di questo mese.
L'ultimo atto prima della chiusura, spiegano le fonti, dovebbe essere l'esito di un'altra rogatoria gi chiesta in un Paese europeo dai magistrati di Siena.
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Il costo del lavoro è il costo di produzione che comprende il salario corrisposto ai lavoratori e le spese ad esso connesse quali i contributi sociali a carico dell’imprenditore, i ratei della tredicesima ed eventuali mensilit aggiuntive, le rate del Tfr, le ferie e i permessi (maturati ma non fruiti, dunque monetizzabili) e ogni altro importo attinente alla prestazione lavorativa (per esempio gli straordinari). Ciò che le varie categorie professionali e le associazioni di imprese chiedono ciclicamente al Governo è una politica di riduzione della differenza fra il costo azienda e il netto percepito dal lavoratore, quantificabile nel 50% dell’effettivo lordo.
È nei costi indiretti del lavoro che si gioca la partita del rilancio dell’economia, non su quelli salariali. Il netto percepito dai lavoratori non può più essere toccato. Un ulteriore ribasso degli stipendi – fermi, in taluni casi, a vent’anni fa – porterebbe il sistema al collasso. Se, dunque, sul netto percepito non si può più intervenire, la zona d’azione deve essere quella degli oneri, contributivi e fiscali.
Anche se il premier Enrico Letta afferma in conferenza stampa che il nuovo pacchetto lavoro priva le aziende di ogni “alibi”, è allo Stato che spetta la scommessa di una maggiore flessibilit contributiva e fiscale. O si abbassa il costo del lavoro, o l’economia si spegne: tertium non datur.
Quante start up, per esempio, sono costrette a chiudere i battenti perché strangolate dagli oneri contributivi obbligatori anche in assenza di ritorni economici?
La strada intrapresa dal Pacchetto Treu e proseguita con la Legge Biagi avrebbe dovuto migliorare la flessibilit rendendo più competitive le imprese. Non è stato così: la flessibilit è degenerata nelle dinamiche ricattatorie del precariato. Invece di fare tesoro di una maggiore libert d’azione, le imprese hanno utilizzato la possibilit di stipulare contratti a progetto e co.co.co. come un mezzo per fare cassa, per limare sulle spese fiscali e contributive.
L’eccezione è diventata regola, minando la continuit e la qualit delle risorse umane, i moventi di una pianificazione di medio-lungo termine.
La riforma Biagi è stata lo spartiacque di un mercato del lavoro completamente spaccato: da una parte i lavoratori iper-protetti dall’altra i precari. La trasformazione ha scontentato tutti: l’auspicata flessibilit è diventata precariet malpagata e non tutelata, mentre i lavoratori protetti hanno assistito impotenti all’erosione del potere d’acquisto, prima con il passaggio all’euro, poi con la crisi.
Nel 2012 la riforma Fornero è nata con la premessa di bilanciare gli squilibri fra il lavoro flessibile e il lavoro a tempo determinato, per disincentivare il primo e incentivare il secondo. Sono aumentati i costi di utilizzo del lavoro flessibile, sia in termini di contributi previdenziali che dal punto di vista della rigidit di utilizzo delle forme contrattuali. Qualcosa sembra si stia muovendo in direzione di un maggiore consolidamento dei rapporti di lavoro, ma le numerose novit introdotte dal pacchetto lavoro e i precedenti invitano a un ottimismo più che cauto.
Se è vero che la principale misura del Decreto lavoro di recente approvazione risulta essere la riduzione del costo del lavoro di 1/3 per 18 mesi per in neoassunti, significa che il Governo ha ben chiaro come sia il costo del lavoro il vero ostacolo che impedisce l’aumento dell’occupazione. È in quest’ambito che occorre lavorare, sugli aspetti fiscali e contributivi. E se lo Stato non è in grado di reggere una riduzione delle entrate fiscali e contributive c’è un’interessante proposta fatta dal sito : 1/3 del costo del lavoro per un anno e mezzo corrisponde al 5% per dieci anni. A chi è disoccupato si potrebbe chiedere di rinunciare a un ventesimo dello stipendio pur di non restare fuori dal mercato del lavoro. Nell’arena mediatica avrebbe meno impatto ma è comunque una soluzione equilibrata, una sorta di “ammortamento” soft in attesa di mettere la crisi alle spalle.
ROMA (Reuters) - Il surplus dei conti pubblici realizzato a giugno, tra i più alti del decennio, è uno dei segnali che fanno intravedere "un po' di luce", ha detto oggi il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni.
"Il surplus dei conti pubblici realizzato a giugno è tra i più alti del decennio", ha commentato Saccomanni intervenendo a un convegno di , a proposito dell'avanzo di 14,1 miliardi di euro che il saldo del settore statale ha fatto registrare il mese scorso, oltre 8 miliardi più del giugno 2012 quando ci fu un avanzo di 5,587 miliardi.
"Credo che una luce un po' più positiva per quanto riguarda la crisi la stiamo vedendo in questi giorni, a livello anche europeo", ha detto Saccomanni.
"Il secondo trimestre direi che è un trimestre di passaggio, di stabilizzazione, quindi da economista penso possa essere prodromico di un consolidamento della ripresa, anche alla luce delle misure prese nel frattempo", ha aggiunto il ministro.
L'affermazione ottimistica del ministro, però, non ha trovato d'accordo il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: "Io Saccomanni lo stimo moltissimo, ma in effetti la luce non la vedo ancora", ha detto Squinzi nel suo intervento.
"Maggio è meglio di aprile, giugno di maggio, ma la produzione industriale a giugno è in calo dell'1,7% su base annua. Ci stiamo stabilizzando sul fondo e verso fine anno credo che ricominceremo la risalita", ha detto Squinzi riferendosi ai dati sulla produzione resi noti sempre ieri da Confindustria con un giugno in lieve aumento (+0,1%) su maggio.
Tornando a Saccomanni, il ministro ha poi detto di essere "impegnato a portare la delega fiscale in Parlamento. Le commissioni parlamentari sono d'accordo di metterlo in calendario entro l'ultima settimana di luglio".
"Ci impegniamo ad agire il più in fretta possibile", ha proseguito il ministro a proposito della delega fiscale.
(Antonella Cinelli)
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Inviato da: alexpix1975
il 27/07/2014 alle 01:11