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POST N.85

Post n°1 pubblicato il 12 Maggio 2010 da sguardo85dominante

 

Post n°85 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da sguardodominante



"Il dolore non è pericoloso” è una delle frasi chiave pronunciate da Lui in quello che qualcuno ha definito un "horror pornografico".



Se questo blog avesse velleità polemiche verrebbe la tentazione al blogger di etichettare il qualcuno come imbecille.

Meglio argomentare, come sempre.

Si parla di "Antichrist" l'ultimo film del regista danese Lars Von Trier.
Che si articola in un prologo e un epilogo, passando per capitoli dai titoli eloquenti : Dolore, Pena e Disperazione (i tre mendicanti, i tre animali mostruosi, il film è una foresta di simboli).






Dunque la trama: la coppia protagonista della pellicola (interpretata da Lui ,Willem Dafoe, e da Lei,Charlotte Gainsbourg) è impegnata in una  scena di sesso.  Sugli accordi di clavicembalo di un'aria del Rinaldo di  Händel, si consuma il dramma: all’apice dell’amplesso il bambino, lasciato solo, ha già raggiunto la finestra, e precipita  .
Il concepito,  cui non è stato fatto spazio, che non è stato accolto dalla coppia , cerca il proprio spazio lasciandosi cadere, chiedendo alla neve, al vuoto e alla morte di accoglierlo.



E' l'inizio del dramma: Lei va a pezzi e perde la testa, Lui, psicanalista razionale  sostiene che per aiutarla a superare il momento difficile non siano necessarie cure chimiche ma una terapia di coppia in mezzo alla natura.

Nella baita nel bosco di Eden (!), Lei prova a rielaborare con grande difficoltà il suo trauma, che inizia a caricarsi di archetipi e drammi storici, fino ad un’ossessione che la porta inconsciamente a scontare non solo la sua colpa ma anche quella ancestrale di tutte le donne del passato, specie quelle punite dalle grandi persecuzioni contro la stregoneria, che trovano ora per lei una giustificazione.

Lui e Lei sono Cultura e Natura, sovrastruttura intellettuale e radice profonda, Logica e Caos
Lui e Lei come simboli arcaici,e l’Eden come luogo in cui l’utilitarismo raziocinante di Adamo soccombe al desiderio insensato di Eva.



Il paradosso provocatorio, delicato e fraintendibile, riguarda il ginocidio: Lei ha studiato a lungo i processi della Chiesa contro le streghe e ha finito in qualche maniera, più o meno inconsciamente, per aderire a una tesi scandalosa per la mente illuministica di Lui: le donne-streghe meritavano il rogo.

E Lei stessa, nelle ricerche per la sua tesi, dichiara di aver scoperto “qualcosa”: il volto del male.

A ben vedere, in realtà, Lei  si limita a intuire l’intrinseca malvagità del proprio corpo e della natura in generale.

Le scene col figlio e le fotografie, poi, accentuano la negatività e la misteriosità della figura femminile suggerendo che la sua colpa non è stata una semplice disattenzione, al momento della morte del figlio, ma qualcosa di più profondo, radicato in lei come un retaggio ancestrale. I piedi del bambino, deformati a causa delle scarpe che (inconsciamente?) la madre gli aveva fatto indossare al contrario, rievocano il mito di Edipo (l’etimologia del  nome significa “dai piedi gonfi“)

Ma infine è Lui a pervertire questa constatazione (che non riesce ad accettare,che  gli suona come una superstizione d’altri tempi) in una dottrina oscurantista  che finisce per porre in pratica.



Nè lui, con la sua inutile e vuota conoscenza del dolore umano (diventa verde e ti passerà tutto…), nè lei con la feroce esaltazione del piacere e con l’ugualmente terrificante voglia di punizione (picchiami, picchiami ....), castrazione e automutilazione, conoscono più alcun sentiero per sfuggire alla sofferenza che li affligge.

Lei in particolare è tratteggiata, in quanto donna,  come un essere tremendo, tutt'altro che supino, puro e delicato come certo cristianesimo ha voluto presentarcelo. Anzi, del cristianesimo Lei recupera quella visione oscura e medievale , che probabilmente attingeva a un sapere misterioso e misterico del rapporto donna-natura, entità generatrice di vita e dispensatrice di morte allo stesso tempo e nel medesimo modo. Fino al punto da convincersi che  la Natura è espressione del Maligno di cui la donna, a causa della sua capacità riproduttiva, si fa inevitabile tramite.


 

Siamo al punto. Dice Von Trier : "Non ho fatto questo film, che amo molto, per un dato pubblico, ma per me stesso. Non devo giustificarmi, né scusarmi. Solo Dio detta le mie scelte" .

Il paradosso di Antichrist è uguale a quello della civiltà cristiana: il corpo femminile (il dolore del parto, la genesi , la tentazione, il piacere) è memoria vivente del peccato originale : Satana (Dioniso, Pan, l' Istinto...?) governa la Natura e il Mondo. La scienza maschile fallisce : la Carne è intrinsecamente e irrazionalmente maligna. La ragione che non voglia negare se stessa deve dunque sacrificare la donna-strega, rimuovere la prova vivente e parlante del Maligno.



La carne non può essere razionalizzata (Lui tenta  invano di governare l’istinto sessuale per ragioni terapeutiche; Lei gli svela la radicale soluzione: l’estirpazione fisica del piacere, la mutilazione e l’automutilazione sessuale).

Lui che  negava queste pulsioni in nome di una scienza arrogante e inutile, infine costringe all’annientamento  Lei che ne testimoniava la dolorosa verità.



L'Epilogo infine è sibillino.

Lui, la Natura e le Donne sacrificate per edificare l’equilibrio civile contro il Male s’incontrano.

Il cammino di ritorno di Lui  si interrompe dove, raggiunto da una folla di donne dal volto cancellato, è accerchiato . Ma  non è dato vedere. Verrà soppresso  o non ci sarà alcuna punizione,bensì un momento di incoffessabile complicità ?

L’ultima inquadratura è tutta per loro: figure femminili che, accorrendo a frotte da ogni lato, si inerpicano sulla collina senza alcun uomo a guidarle.

Antichrist non è un film misogino, è pura terapia vendicativa. Al di là del bene e del male.

 

Ma di certo è tragico, e anche Lars Von Trier (che ultimamente ha sofferto una depressione) sembra singhiozzare in pubblico:



Lascia ch'io pianga
mia cruda sorte,
E che sospiri la libertà
E che sospiri,
e che sospiri la libertà

Il cosmo, fuori i confini dell'Eden, è caos, e là dove abitano gli uomini convivono e si contaminano il piacere e il dolore.

Ma una volta, «tutto era insieme», diceva Anassagora.

 
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