Di Giulia Carcasi "Cosa volevo fare da grande. Gli altri il pompiere. Sull'altalena chiedevano d'essere spinti ancora ancora, allentando la presa delle funi quanto basta per sfiorare col palmo la velocità del vuoto. Io alle funi dell'altalena m'aggrappavo: più ero spinto più forte più in alto più m'aggrappavo." Tutto torna è la storia di Diego, un uomo che nella vita si aggrappa: alle funi dell'altalena, al padre, al passato, alla madre, al presente, ad Antonia, al futuro ... non importa. Per mestiere inscatola le parole; e non è questo da considerarsi forse un mestiere astratto? No, inscatola le parole nel vocabolario, il suo mestiere è dare definizioni anche a ciò che, nella vita, è impossibile definire. La storia racconta la sua paura d'essere, la sua rinascita e la sua sconfitta; sullo sfondo un treno che sfreccia da Roma a Pisa e viceversa e un rapporto sempre troppo inesistente con un padre indifferente. "Hai visto?" gli chiede sempre il padre. E lui vorrebbe tanto vedere, come dice lui ... ma è condannato a guardare. "Cosa volevo fare da grande. Gli altri il soldato. Io avevo una costutizione occhialuta, il mio era nascondiglio non trincea, difesa che non è strategia." Diego si difende senza farlo, guarda ma non vede. Ama, forse nel modo più vicino e radicale possibile, ma soltanto inizialmente. Chiude le parole nei barattoli e ama. Ama tutto ciò a cui quotidianamente s'aggrappa. Tutto torna è la storia di Antonia che, un giorno, incontra Diego e le loro vite non hanno altra scelta se non quella di mescolarsi, influenzarsi e innamorarsi. Ma ancora una volta non parlo di una storia d'amore; ancora una volta si tratta di una storia rifiutata dai "più" che trova, nelle sue più profonde debolezze, la sua forza più grande. "Metti una bottiglia di vino rosso, togli il mio imbarazzo, metti quel neo piccolissimo che hai sul labbro, metti che ti bacio, togli la mia esitazione, metti quel cappello nero, da uomo, togli quando ho controllato la tua patente di guida. Tutto torna. Metti il gelato al pistacchio, togli le mie domande, soprattutto quelle a cui da solo do la risposta. Tutto torna. Metti la pioggia, metti un film e togli il sonoro, togliti i vestiti, togli questa quiete che non mi dà riposo. Tutto torna. E tu?" E, infine, Tutto torna è la storia dei calcoli: più meno meno più. E' la storia che giustifica che tutto, alla fine, torna. Oppure è proprio niente, alla fine, a tornare indietro, a tornare daccapo, a tornare inerme, intatto, pulito, non rotto. Ed è vero che tutto torna? No, la morte non torna indietro. |
Post n°2 pubblicato il 18 Luglio 2014 da Libra.Mente
Di Pino Roveredo “Dolce tesoro mio, come stai? Anche oggi ti ho cercata al telefono e tu non c’eri, ma lì, nella tua lontananza, ti trattano bene? Mi raccomando: se solo ti sfiorano un capello, tu mandami a dire.”, così Pino Roveredo entrò a far parte, se non ad interpretare il ruolo di protagonista, di una delle mie pigre giornate in cui scelsi la compagnia di un libro. Scavando nella misera, seppur a volte sorprendente libreria di casa, della quale mia madre mese dopo mese arricchiva di qualche nuova uscita, un pomeriggio presi la scaletta per salire su in cima a sbirciare quei libri impolverati e dimenticati da tutti. Scartandone vari, vidi un libro dalla copertina grigia e, girandolo, lessi questa frase. Senza pensarci più di tanto m’impossessai di esso e mi rintanai nella mia stanza per iniziarne la lettura. Anzitutto mi stupì rendermi conto ben presto che non si trattava di un vero e proprio romanzo, bensì di una serie di racconti brevi. Il secondo è quello che regala il titolo al libro e di cui una citazione è scritta sul suo retro. Credo sia stato un caso, un puro caso, iniziare a leggere Pino Roveredo. Credo che, sempre per puro caso, entrò ad occupare le mie giornate radicandosi sempre più nei miei sentimenti. Il modo che ha di raccontare le cose, tante volte le sue di cose, assomiglia a un qualcosa di triste e profondo che, tuttavia, è legato al lettore, a me, come poche altre cose lo sono state. Leggendo la citazione con cui inizio il post, è facile lasciarsi ingannare pensando, con l’aria di chi sta osservando le nuvole, ad un’intensa storia d’amore tra due persone. Si tratta invece di una storia d’amore, per certi versi, emarginata dal gruppo. Le storie d’amore, quelle dei film, quelle sdolcinate, romantiche, uguali, eterne … tutte quelle criticherebbero la follia di questa storia. E’ una storia nata in manicomio, quelli che oggi non esistono più, tra due persone sensibili alla vita. La profonda tenerezza che nasce immergendosi nei pensieri del protagonista, un pazzo (come oggi lo si chiamerebbe) è una sensazione che ti tiene fisso al libro fino alla sua fine. Il lettore si augura che il prossimo racconto sia all’altezza del precedente o, perché no, migliore. E Pino non tradisce. Ogni racconto è all’altezza di questo blog e di tutti i lettori che lo hanno letto e lo leggeranno. Dicevo, è una storia, quel racconto, che lascia il vuoto. Una di quelle storie che racconteremmo come delle barzellette, forse. La storia di una ricerca, di una lacrima, di un fiore bianco, di un sentimento folle nel cuore di un insano. E’ una lettera mai spedita, un pensiero non arrivato, un messaggio perso nel via vai della vita. “Ancora una cosa volevo chiederti: come mai le lettere che ti scrivo finiscono tutte per tornarmi indietro? Non sarà mica che hai cambiato casa o città? Se sì, mandami a dire, così non mi scrivo più da solo. E continuo a cercarti anche col telefono, però da anni non risponde nessuno, ma non mi arrendo, tu sai che ho la testa dura dell’amore, così da un mese ogni giorno faccio un numero diverso e, siccome la coincidenza esiste, prima o poi ti troverò.” Ho salito quella scaletta cercando la compagnia di un libro per lasciarmi trasportare da un romantico racconto. Quello che trovai fu Mandami a dire di Pino Roveredo, racconti per tutti divisi in tanti argomenti che noi, ognuno di noi, dovrebbe leggere almeno una volta. Come vedete, la mia è una recensione un po' personale, forse troppo. Comunque sia spero di aver incuriosito qualcuno. Baci, S. |
Post n°1 pubblicato il 15 Luglio 2014 da Libra.Mente
Ciao a tutti, mi presento! Sono Sonia e ho deciso di aprire questo blog per vari motivi: un po' per trasmettere a qualcuno la mia passione per la lettura, per il cinema e per l'arte in generale, e un po' anche per confrontare le mie opinioni in merito a qualsivoglia argomento. Mi sono sempre ritenuta una persona un po' chiusa e, allo stesso tempo, aperta allo "straniero", qualsiasi esso sia: forestiero, sconosciuto ... o blogger. E allora ho pensato: "Oggi apro il mio primo blog e vedo un po' come va!". L'idea era nata per recensire qualche libro che ho letto e di cui ammiro le trame, successivamente ho deciso di voler spaziare un po' di più, non restringendo il campo del blog alla sola lettura. Spero di creare un qualcosa di "aperto" a tutto e a tutti, un blog che accolga le molteplici opinioni di ogni lettore così da poter avere vari confronti su diversi argomenti, (anche se la mia passione rimane, ahimé, la letteratura). Così deciso, in attesa dell'ispirazione per il prossimo (e Primo) post, vi saluto. Baci, S. |
Inviato da: canescioltodgl10
il 29/08/2014 alle 11:44
Inviato da: woodenship
il 09/08/2014 alle 22:47
Inviato da: Sol0.Marc0
il 02/08/2014 alle 01:07
Inviato da: molinaro
il 31/07/2014 alle 07:52
Inviato da: canescioltodgl10
il 24/07/2014 alle 15:28