Cucinamanumaxosa

Migliaccio napoletano


Migliaccio napoletano Portata: DolciOccasione: CarnevaleOrigine: CampaniaIngredienti per 4 persone:250 gr farina di granturco 50 gr di burro 100 gr di zucchero la scorza grattugiata di un limone 100 gr di zucchero100 gr di uva passa 50 gr. di pinoli 150 gr di frutta candita mista cannella un pizzico sale q.b100 gr di zucchero a velo1 bustine vanillina1/2 l lattePreparazione:Portate ad ebollizione in una pentola capiente il latte con il burro, lo zucchero, la cannella, il sale, la vanillina e la scorza grattugiata di un limone. Versateci a pioggia la farina di granoturco e, mescolando di tanto in tanto con un cucchiaio di legno, fate cuocere per circa un'ora fino a quando tutto il latte sarà stato assorbito e l'impasto è omogeneo. Aggiungete poi l'uva passa, i pinoli, i canditi a pezzetti, date una bella mescolata, e versate questo impasto in una teglia precedentemente imburrata. Infornate il migliaccio a 170° e fatelo cuocere fino a quando la sua superficie non risulterà bella dorata. Appena raffreddato, spolveratelo di zucchero a velo.Nota:Quando ero bambino frequentavo il coro del Tempio della Regina dei Gigli a San Giorgio a Cremano e ricordo che ogni anno il 2 febbraio, quando si festeggiava la Candelora o festa della luce, Suor Alfonsina preparava un piccolo buffet con tanti quadratini di un dolce che si chiamava "migliaccio". Di quel dolce mi è sempre rimasto vivo il ricordo del profumo inebriante di vaniglia che emanava. Crescendo, poi ho scoperto che il migliaccio era ed è per i napoletani un dolce tipico di Carnevale, per questo qualche anno fa è scattata la lecita curiosità di capire la legittima collocazione di questo dolce e così, armata di penna e agenda, mi sono recata al Tempio che ormai è un importante sito architettonico ecclesiale e cercando notizie di Suor Alfonsina, ormai 70enne, ho chiesto lumi sulla storia del migliaccio. Ebbene mi ha raccontato che il migliaccio è un dolce che risale addirittura al 1600, quando le suore di un monastero sulla costiera amalfitana ebbero l'idea di unire al semolino cotto nel latte, zucchero, della frutta secca e del liquore al limone. Prepararono così un tortino che, cotto nel forno del pane, formava una crosticina dorata sulla superficie, poichè questo avveniva nel giorno della Candelora, divenne tradizione prepararlo in quel giorno. Successivamente la ricetta è stata modificata unendo altri ingredienti come uova e ricotta, e nella tradizione popolare è divenuto il dolce tipico del periodo di Carnevale che si conclude con il martedì grasso. Naturalmente in quell'occasione mi è stato fatto dono della ricetta che da vent'anni preparo il giovedì grasso. Inoltre Suor Alfonsina mi aggiungeva che la ricetta, come concepita in origine, ha dato i natali alla famosa sfogliatella napoletana, ma questa è un'altra storia.